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Alberto Francesco di Michele, medico e poeta: “La poesia? È parte del mio mondo”

Intervista all’autore di “Sonorità notturne”

In questi giorni è uscita la prima raccolta di poesie di Alberto Francesco di Michele, presentata al Museo di Storia Naturale lo scorso 21 dicembre, dal titolo “Sonorità notturne” (Aletti editore). In questa intervista, l’autore entra nel merito della sua opera.

L’INTERVISTA. Lei nella vita svolge un'attività, quella di medico, molto distante dalla poesia. Ci vuol dire qual è stato il percorso intellettuale che l'ha portata a comporre versi?
Forse tutto è da riportare agli anni della scuola, quando frequentavo il liceo scientifico. La professoressa di italiano e latino prendeva molto a cuore il suo lavoro tanto che, a volte, chiedeva in prestito le ore agli altri professori per poter completare le sue lezioni. Da allora ho incominciato ad interessarmi alla poesia e ad iniziare a comporre i primi versi scoprendo autori italiani come Quasimodo, Ungaretti, Montale e molti stranieri come Yeats, Elliot, Frost e Blake. La letteratura di fantascienza con Asimov, Philip K. Dick , Arthur C. Clarke, Douglas Adams e Ray Bradbury per citarne alcuni non è mai mancata nella mia collezione. Le loro opere sono diventate parte permeante del mio bagaglio culturale. E poi entra in gioco la “libridine”: da che ho memoria non posso entrare in libreria senza uscire con almeno un libro. Dalle sue poesie si percepisce una certa attenzione per ciò che la circonda.
  
Un paesaggio, il mare, un oggetto, una donna, pare che osservi il mondo con gli occhi di chi scopre per la prima volta qualcosa. Da parte del lettore è una percezione corretta?
Il mondo con i suoi chiaro-scuri è poesia e la poesia fa parte del mio mondo. Mi piace osservare le persone, un paesaggio, come se fossero la scena di un film e poi cristallizzare un singolo momento che sia comune o abbia in sé una intrinseca diversità rispetto al consueto e renderlo eterno su tutto il foglio scritto.
  
Impossibile non notare la bellezza della copertina del Suo libro. È "Heart", un'opera del grande artista foggiano, Antonio Natale. Come mai ha scelto proprio questa opera come copertina?
L’opera “Heart” che orna la copertina del libro rappresenta un cuore rosso circondato da blu ed è eseguito con delle pennellate che lo fanno apparire come se pulsasse. Trovo che essa esprima gran delicatezza e potenza nel contempo. Antonio Natale l’ha donata all’ADMO (Associazione Donatori Midollo Osseo) di Foggia ed io ho composto una poesia (inserita nella raccolta) su quest’opera che porta lo stesso titolo e che si ispira alla donazione di organi. Con Antonio poi si è creata una splendida amicizia che è sfociata nella composizione di alcune mie poesie ispirate alle sue incantevoli opere popolate da dame e capitani.
  
Durante la presentazione del libro, ha dichiarato che si sente particolarmente ispirato dagli autori giapponesi. Può spiegarci com'è nato l'amore per la poesia giapponese?
Prima di tutto ho sempre avuto una passione per l’oriente che è cominciata con i manga e gli anime giapponesi come Maison Ikkoku, Kimagure Orange Road , Lamù, Neon Genesis Evangelion. Questi trattano la vita e la quotidianità di ragazze e ragazze alle prese con i primi amori e le storie di per sé sono imbevute di una velata, agrodolce malinconia che concede una romantica, leggera tregua assicurando una fuga dalla quotidianità. Ho creato una sezione dedicata a questo filone. Qualche anno fa poi, durante un congresso a Roma, bazzicando in una libreria, in fondo ad uno scaffale impolverato mi capitò tra le mani un libriccino, una piccola raccolta di Haiku in rilegatura yotsume-toji che attirò la mia attenzione. Ne fui folgorato e da allora una parte delle mie composizioni occupa questo particolare, dolce e minimale stile di poesia. Inoltre a casa conservo con affetto una vecchia edizione del ‘56 delle “Poesie del fiume Wang” appartenuta a mia madre. Recentemente ho ampliato la mia biblioteca con l’opera competa di Haruki Murakami che trovo deliziosamente onirica.
  
Oltre alla poesia, ha una certa sensibilità per l'arte in generale e si dedica anche alla fotografia. Quanto è importante per l'arte e quanto l'aiuta nella composizione delle poesie?
Qualsiasi forma d’arte, dalla musica alla pittura, dalla scultura alla fotografia è fondamentale al fine di implementare il proprio motore culturale e farlo girare a pieno regime. A volte quando scatto una foto e la visiono successivamente, scorgo un particolare, magari in secondo piano, in un angolino nascosto che cattura la mia attenzione e mi fa riflettere. Quando osservo un’opera d’arte mi chiedo cosa nasconda dietro di sé, cosa avrà da raccontare e cosa avrà davvero voluto esprimere l’artista nella sua creazione. Quando ascolto musica immagino personaggi e storie che si intersecano tra loro e danzando mi parlano narrando le loro storie. Tutto questo contribuisce a far crescere la mia mitologia e quel che si sviluppa dopo è una naturale conseguenza.
  
Ha in progetto l'uscita di una nuova raccolta?
Trovo la scrittura estremamente catartica e la considero un rifugio, come un labirinto in cui perdersi e non sapere mai cosa ci sarà dietro l’angolo. Compatibilmente con l’attività lavorativa mi dedico costantemente alla scrittura avendo ormai raggiunto un numero considerevole di composizioni e qualche breve racconto. Ormai lo scrivere è diventato un rito quotidiano e devo confessare che ho in progetto più di una pubblicazione nell’immediato futuro.
  
A cura di Luciana Fredella

di Redazione 


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