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LA SENTENZA. Il manager è stato a capo della società in house dell'Asl di Foggia dal 2008 fino al 2017. Nei suoi confronti, i giudici contabili “ritengono sussistenti gli addebiti” contestatigli. Le indagini partirono in seguito a un esposto di Massimo Russo, l'attuale amministratore di Sanità Service subentrato a Di Biase nel 2017 e alle ispezioni fiscali della Guardia di Finanza condotte per gli anni dal 2011 al 2016.
LE INDAGINI. La Corte dei Conti conferma che Antonio Di Biase, in qualità di amministratore unico, si è autodeliberato la corresponsione di compensi non dovuti, tra parte fissa e variabile, per un importo di 160mila euro a cui vanno aggiunte somme maggiori di Tfr per oltre 70mila euro. Altri 112 mila euro si riferiscono a spese di rappresentanza per “pernottamenti in alberghi di lusso, ricevimenti per centinaia di persone, per pranzi, cene”. Altre spese che la procura contabile ha contestato si riferiscono a contributi alla squadra di calcio del Cerignola, catering di fornitura di dolce e salato, utilizzo indebito di schede telefoniche e auto. Nella documentazione che aveva portato al sequestro, operato dalla Guardia di Finanza circa un anno fa, erano spuntati anche servizi di investigazione privata, gioielli, acquisti di biancheria intima, costumi e borse da mare in un noto negozio sito nell'isola pedonale di Foggia.
LA CONDANNA. Tutte spese che, secondo la Corte dei Conti, “non appaiono riconducibili allo scopo sociale” e per le quali “risulta la mancanza di autorizzazione da parte del socio unico”. Per tale motivo, Di Biase dovrà ora restituire all'Asl di Foggia poco meno di mezzo milione di euro.
Banchetti e cene di Natale, compensi gonfiati e acquisti di lusso: Antonio Di Biase condannato dalla Corte dei Conti
L'ex amministratore unico di Sanità Service dovrà restituire 480mila euro
L'ex amministratore unico di Sanità Service, Antonio Di Biase, è stato condannato dalla Corte dei Conti “al pagamento in favore della Asl di Foggia della somma di euro € 480.628,31, oltre alla rivalutazione dalla data dell’indebita percezione delle somme e interessi”.
LA SENTENZA. Il manager è stato a capo della società in house dell'Asl di Foggia dal 2008 fino al 2017. Nei suoi confronti, i giudici contabili “ritengono sussistenti gli addebiti” contestatigli. Le indagini partirono in seguito a un esposto di Massimo Russo, l'attuale amministratore di Sanità Service subentrato a Di Biase nel 2017 e alle ispezioni fiscali della Guardia di Finanza condotte per gli anni dal 2011 al 2016.
LE INDAGINI. La Corte dei Conti conferma che Antonio Di Biase, in qualità di amministratore unico, si è autodeliberato la corresponsione di compensi non dovuti, tra parte fissa e variabile, per un importo di 160mila euro a cui vanno aggiunte somme maggiori di Tfr per oltre 70mila euro. Altri 112 mila euro si riferiscono a spese di rappresentanza per “pernottamenti in alberghi di lusso, ricevimenti per centinaia di persone, per pranzi, cene”. Altre spese che la procura contabile ha contestato si riferiscono a contributi alla squadra di calcio del Cerignola, catering di fornitura di dolce e salato, utilizzo indebito di schede telefoniche e auto. Nella documentazione che aveva portato al sequestro, operato dalla Guardia di Finanza circa un anno fa, erano spuntati anche servizi di investigazione privata, gioielli, acquisti di biancheria intima, costumi e borse da mare in un noto negozio sito nell'isola pedonale di Foggia.
LA CONDANNA. Tutte spese che, secondo la Corte dei Conti, “non appaiono riconducibili allo scopo sociale” e per le quali “risulta la mancanza di autorizzazione da parte del socio unico”. Per tale motivo, Di Biase dovrà ora restituire all'Asl di Foggia poco meno di mezzo milione di euro.
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di Redazione
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