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La "Terra Rossa" di Antonio Tedesco per (ri)scoprire la miniera di bauxite di San Giovanni Rotondo 

Il frutto di un’intensa ricerca archivistica che ha consentito all’autore di fare luce su uno dei più grandi siti minerari italiani. Un pezzo importante della storia economica e produttiva della Capitanata è protagonista di "Terra Rossa, la miniera Montecatini di San Giovanni Rotondo, dall’autarchia al sogno della grande impresa" (Arcadia Edizioni, prefazione di Daniele Stasi), il nuovo libro di Antonio Tedesco.

TRA RISCATTO E TRAGEDIE. Se da una parte ha cambiato il volto di un territorio segnato dalla cronica arretratezza e per decenni ha rappresentato una forma tangibile di riscatto economico e occupazionale per le popolazioni di diversi comuni (San Giovanni Rotondo e Manfredonia soprattutto), dall’altra la storia della miniera di bauxite è segnata da un numero considerevole di tragedie, infortuni e vittime a causa della pericolosità delle tecniche estrattive (si scavava nelle gallerie sottoterra) e dalla quasi assenza di misure di sicurezza: ben 27 furono i morti (3 nella tragica alluvione del 1951) e migliaia gli incidenti.

IL LAVORO. L’imponente attività estrattiva (il giacimento venne valutato inizialmente in 10 milioni di tonnellate), avviata dalla multinazionale Montecatini nel 1937 per rispondere alle direttive autarchiche del regime e per sostenere la produzione nazionale di alluminio e quindi le guerre di Mussolini, arrivò ad impiegare nell’immediato secondo dopoguerra, considerando anche i portuali, oltre 1.000 lavoratori che estraevano quel minerale rosso che da Manfredonia veniva trasportato via nave a Porto Marghera per essere lavorato negli impianti della Montecatini. Antonio Tedesco dedica ampio spazio alle speranze di un territorio che tentò di contrastare “il saccheggio delle materie prime” e sognava di diventare come un’area avanzata del nord Italia ma che si scontrò con l’antimeridionalismo di una certa classe dirigente politica ed imprenditoriale che si oppose allo sviluppo industriale del sito minerario.

LE LOTTE OPERAIE. La miniera fu anche epicentro delle lotte operaie e sindacali della Capitanata, per rivendicare migliori condizioni lavorative ed economiche e soprattutto per bloccare la lenta ma inesorabile riduzione del personale, fino alla disperata occupazione del 1973 quando 31 minatori per protesta rimasero per 10 giorni sottoterra, non riuscendo però ad impedire la chiusura del sito produttivo.

L'AUTORE. Originario di San Giovanni Rotondo, Antonio Tedesco è Direttore scientifico della Fondazione Pietro Nenni ed è autore di alcuni studi sulla storia della Capitanata, tra cui il libro Fermate i socialisti, il massacro del 14 ottobre 1920 a San Giovanni Rotondo, e di diversi saggi sul socialismo italiano.

di Redazione 


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