Stampa questa pagina

Arresti nella Capitaneria di Manfredonia: falsi controlli, ispezioni pilotate e bollini blu 'regalati' a natanti non in regola

Sono quattro le misure cautelari disposte dal gip della Procura di Foggia, Armando Dello Iacovo, nei confronti di altrettanti militari della Capitaneria di Porto nell'ambito dell'Operazione 'Nettuno'. Per due sottoufficiali in servizio a Manfredonia sono stati disposti gli arresti domiciliari mentre per un loro collega e un altro militare di stanza a Vieste è scattata l'interdizione per un anno.

LE INDAGINI. L'accusa nei loro confronti è di falso ideologico. Secondo il gip “si è assistito a un pervicace, costante, ripetuto e abile impiego delle energie per strumentalizzare la propria divisa a fini illeciti spalmati in tutta la nomenclatura delle violazioni alla fede pubblica”. In concreto i militari in 13 occasioni accertate hanno concesso il cosiddetto 'bollino blu', che attesta la regolarità della posizione dei natanti, a imbarcazioni invece prive di dotazioni di sicurezza, in alcuni casi senza assicurazione del motore e, ad ogni modo, senza procedere ai preventivi controlli. Mediante intercettazioni ambientali presso la sede della Capitaneria, si è potuto appurare che i verbali venivano costruiti ad arte presso gli uffici, in alcuni casi attestando falsamente di essersi recati presso gli ormeggi.

I FALSI BOLLINI BLU. Una “fabbrica dei bollini” scoperta a margine di un'altra indagine in corso presso la Capitaneria marittima di Bari. La procura ha condotto l'operazione in soli sei mesi, con l'ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti, pedinamenti e anche trojan. In tutto sono 23 gli indagati (14 militari e 9 civili), per 17 dei quali la procura ha richiesto l'applicazione di misure cautelari. Di diverso avviso il gip che, pur ritenendo sussistenti tutte le ipotesi di reato oggetto di contestazione e individuando gravi indizi di colpevolezza a carico di 15 persone, ha applicato le misure solo nei confronti di 4 soggetti. Su tale provvedimento il procuratore capo, Ludovico Vaccaro, ha annunciato ricorso al riesame: "A nostro parere c'è stata una sottovalutazione delle esigenze cautelari" ha dichiarato in conferenza stampa (video in basso).
Ludovico Vaccaro in disaccordo con il gip Armando Dello Iacovo

GLI ALTRI REATI. Oltre al falso ideologico in atto pubblico, per alcuni episodi sono state avanzate ipotesi di reato di abuso d'ufficio e violazione di segreto d'istruttoria e d'indagine. Nel primo caso un militare ordinò ai suoi sottoposti di spostare un gommone istituzionale dalla banchina di Vieste per consentire l'ormeggio comodo e gratuito a un amico che doveva recarsi nella cittadina garganica per cenare in un ristorante. In altri casi, in occasione di ispezioni da parte dell'Unione Europea, i militari si preoccupavano di sanare la situazione delle imprese prima dell'arrivo dei funzionari. “Avvisano prima noi.. bonifichiamo la situazione, vediamo se la situazione è tranquilla poi chiamiamo gli altri” (gli ispettori ndr)” si ascolta affermare un militare in alcune intercettazioni. Il procuratore Vaccaro ha voluto rimarcare il fatto che un grosso contributo alle indagini è venuto dalla stessa Capitaneria di Porto, in particolare con i militari del Nucleo Speciale d'Intervento, “a dimostrazione del fatto” ha poi precisato “che, nonostante possano esserci singoli esponenti dell'apparato Stato che commettano reati, vi sono internamente i giusti anticorpi per difendersi e ripristinare legalità e giustizia”.

di Michele Gramazio


ALTRE NOTIZIE

 COMMENTI
  •  reload