Bonghi finti al posto dei disperati in piazza con Soumahoro: lo sfottò di Salvini umilia anche i foggiani
Un montaggio fake che sa di beffa per questa terra
“Sen. Matteo Salvini, è sconcertante che un Senatore della Repubblica abbia silenziato, con dei bonghi, il grido di dolore degli invisibili della Whirlpool, dell’ex ILVA, dell’Alitalia, della musica, dello spettacolo, della scuola, riders, braccianti, senza casa, disabili, discriminati e tanti altri che si sono susseguiti sul palco degli #StatiPopolari, lo scorso 5 luglio a San Giovanni a Roma”.
SPUTARE IN FACCIA (ANCHE) AI FOGGIANI.Lo scrive oggi, lunedì 13 luglio, sulla propria pagina Facebook il sindacalista Aboubakar Soumahoro, ivoriano d’origine, italiano di fatto. “Una manipolazione ingannevole della realtà” aggiunge ancora, realizzata ad arte – una fake, insomma – e pubblicata sui profili social che fanno a capo al senatore della Lega Matteo Salvini . L’ennesimo atto di mala politica – politica? – che, a ben guardare, sputa in faccia anche a quei lavoratori pugliesi, foggiani, nonché stranieri sfruttati in Puglia e a Foggia, presenti alla manifestazione.
LA FACCIA NERA AL POSTO DI QUELLE BIANCHE. Silenziare le voci degli sfruttati inserendo al loro posto il suono dei bonghi di origine africana non solo “rende ulteriormente invisibili gli invisibili”, come elegantemente ha scritto Abou Soumahoro – annunciando anche di adire le vie legali per il rivoltante video tarocco. Ma umilia quei foggiani, pugliesi, africani ed esseri umani del resto d’Euorpa che ogni giorni rivivono l’incubo dello schiavismo più becero nelle campagne del Tacco d’Italia. Una condizione che Soumahoro conosce bene, poiché più volte ha incontrato la gente di Foggia e di Puglia (italiani e stranieri), più volte ha portato i diritti degli invisibili da quattro euro all’ora davanti alle istituzioni, proprio qui, a Foggia, o nelle sedi regionali opportune – solo qualche giorno fa a Bari, dal presidente Michele Emiliano. Più volte c’ha messo la faccia, nera, al posto di quelle dei politici, bianche e a Foggia quasi sempre col cappello teso per i voti – e i selfie.
TANTA IGNORANZA. Bonghi finti al posto di uomini, sfottò di presunta discendenza afro in sostituzione della disperazione della gente, finzione pura e ignobile a contraffare una realtà che ha bisogno di ascolto e intervento. E tanta, tanta, tanta ignoranza. Sì, poiché bisognerebbe spiegare agli spin doctor che prezzolano i like per Salvini e per altri vertici politici italiani che si divertono a umiliare chi è già umiliato dalla loro stessa incapacità politica – ribadiamo: foggiani e pugliesi anche – alcune cosucce nient’affatto marginali. Tipo che, al di là di quanto si creda in Padania – in una certa Padania, s’intende – strumenti percussivi come bonghi, concas e tamburi sono alla base dei generi musicali del Novecento, quelli più ascoltati proprio dai bianchi “puri” d’Occidente, vedi rock, jazz, pop e similari. È una roba da “bou” razzisti allo stadio, insomma. O da “colerosi napoletani”, magari cantandolo in un video.
ESISTE UNA DATA. Bisognerebbe poi ricordare sempre a questi “geni social” che il dottor Soumahoro, giunto in Italia all’età di 19 anni, parla diverse lingue ed è laureato alla Federico II di Napoli: voto 110/110 con una tesi su “Analisi sociale del mercato del lavoro”. Che inoltre, mentre difende gli ultimi al posto dei politici, ha avuto anche il tempo di scrivere un libro-manifesto per Feltrinelli, “L’umanità in rivolta”, continuando a risalire e scendere la Penisola in difesa dei lavoratori, non solo migranti ma anche italiani – foggiani, pugliesi: n’ vu scurdat’. E infine, ma non ultima per importanza, che esiste una data, il 1938, la quale ha affossato la nostra dignità di popolo italiano: una voragine di merda dalla quale, dopo quasi un secolo, non riusciamo ancora a uscire e a ripulirci. E ogni volta che mettiamo i bonghi sotto, al posto della disperazione della gente, è come se gli Dei ci rispedissero indietro, faccia a terra. Ma non è “l’hybris” il nostro peccato: piuttosto, un goffo razzismo da leoni da tastiera – la peggiore forma di disumanità di questi tempi.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.