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Foggia, le verità di Gallo: "Non sono scappato, non c'erano le condizioni per far meglio. Rischiavo l'esonero a ogni partita"

È scuro in volto Fabio Gallo in quella che con ogni probabilità è la sua ultima conferenza stampa a Foggia. Voleva e doveva dire la sua dopo la conferenza-fiume del presidente Canonico alla luce delle dimissioni arrivate ieri dell’ormai ex tecnico rossonero:  “La mia educazione non mi permette di offendere qualcuno quando non è presente - esordisce Gallo -. Non mi sono dimesso per il contratto, la famosa ‘carta privata’ con una proposta di circa 65mila euro in caso di raggiungimento di almeno il quinto posto esiste. Sono venuto a sapere prima della gara contro il Latina che non era stata depositata. Quando sono venuto a saperlo mi era stato chiesto di rinnovare il contratto lo stesso, io avevo risposto che ne avremmo parlato. Mi avevano parlato di problemi interni, lunedì mattina il mio agente ha scritto un messaggio a Canonico dove gli si dice che trascorsa la settimana ci saremmo seduti per parlare ma lui aveva risposto che ne avremmo parlato a fine stagione. Ho comunicato al mio staff la decisone e ho detto loro che avrebbero continuato a lavorare per il Foggia".

"NON SONO SCAPPATO". "Sono stato esonerato solo a Potenza, Fabio Gallo non è stato scelto da Canonico quindi non conosceva la mia storia. Sono andato ad allenare in Azerbaigian e ho messo i cinesoni con grande dignità perché sono stato scelto”. Poi la precisazione: “Ho avvisato Di Pasquale della mia decisione , stamattina sono andato negli spogliatoi e ho salutato la squadra. Non scappo via ma non ci sono i presupposti per fare bene - dice Gallo -. Questa squadra a detta di Canonico è molto forte e io condivido. L’allenatore ha quindi il diritto di fare le sue scelte, ma domenica pomeriggio Canonico mi diceva in un messaggio che dopo aver letto la formazione si augurava che non fosse come il primo tempo di Francavilla e gli ho risposto che avevo fiducia e che le responsabilità erano mie".

IL POETENZIALE ESONERO. Poi, ulteriori ricostruzioni: "Ero stato convocato per parlare con loro giovedì ed ero stato avvisato di una chiamata del presidente. Venerdì pomeriggio mi chiama il presidente, è stata una telefonata brusca all’inizio, poi ci siamo resi conto che dovevamo abbassare i toni. Il presidente ha tutte le facoltà di confrontarsi con me ma anche l’allenatore deve fare l’allenatore”. Poi continua: “Prima della gara contro il Pescara il mio dirigente mi informa che il Foggia aveva contattato un grosso allenatore del Nord e che sarei stato esonerato in caso di sconfitta. Sapio mi conferma che avevano contattato altri allenatori quindi da quella partita io avrei rischiato l’esonero ad ogni gara. Sono stato additato di essere presuntuoso: avevo un contratto ridicolo rispetto ai miei standard. Io ero carichissimo quando sono arrivato, la situazione era drammatica".

LA DIGNITA'. "La classifica di adesso parla chiaro, i punti sono li grazie alla squadra che ha lavorato assieme a me. Siamo riusciti a risollevare una situazione drammatica. Prima di Monopoli sono stato contattato dal figlio di Canonico che mi dice che sarebbe opportuno far giocare un portiere under per il minutaggio. Gli ho risposto che non era corretta come scelta. Sono nato dritto e morirò dritto. La società più volte ha ribadito che in caso di sconfitta sarei stato esonerato, compresa la prossima gara ad Andria. Nel momento in cui non c’è fiducia, prendo e tolgo il disturbo. Ho una dignità. Ho sempre comunicato la formazione al presidente e ogni volta si provava a raggiungere qualcosa. Mi è stato detto che in panchina c’erano 500mila euro ma la squadra non l’ho fatta io. Io la alleno. Non posso accettare che un allenatore possa sistematicamente essere messo in discussione ogni domenica. Quindi preferisco togliermi perché ho una dignità. Le parole vanno pesate, chi ci ha messo la faccia sempre sono stato”.

IL MERCATO. Infine sul mercato: “È passato che io fossi contro Vacca, io avevo solo il dubbio che non giocasse da un po’. Beretta è un ottimo giocatore, non era la mia prima scelta ma non posso giudicarlo. Kontek è un ottimo giocatore ma fa parte di una rosa, nel momento in cui mi rendo conto che non è meglio di altri, non gioca perché l’allenatore sono io. Vono (sorride, ndr) sarebbe venuto al minimo di contratto e sarebbe stato di proprietà del Foggia per sei mesi. Chiamare ‘pacco’ un giocatore che non conosci è grave”. E infine, una replica alle voci sull'accordo già raggiunto con un'altra squadra: "E' una cazzata". 
(Nicola Saracino)

di Redazione 


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