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Calcio Foggia, ecco la norma violata che ha causato la penalizzazione: la società si affida a Chiacchio per il ricorso

Non rispettati i termini di deposito della documentazione dopo la cessione Canonico-Pintus

Ci risiamo. Il Calcio Foggia, a distanza di qualche anno, subisce nuovamente punti di penalizzazione da parte del Tribunale Federale Nazionale. Sono addirittura quattro e, d'un colpo, fanno sprofondare i satanelli nella parte medio-bassa della classifica. La notizia è giunta inaspettata tra i tifosi, facendo rivivere incubi già provati in altre occasioni. Può essere, allora, utile provare a spiegare quanto meno i termini della questione, illustrando le motivazioni che hanno portato al provvedimento della giustizia sportiva. Tra gli effetti anche l'inibizione del presidente Nicola Canonico per sei mesi e di Maria Assunta Pintus per quattro mesi.

LA NORMA VIOLATA. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? Il riferimento al noto brano di Lucio Battisti, datato ormai 1976, è fin troppo scontato. Ma è difficile esimersi. Il ricordo dei sei punti di penalizzazione nella stagione 2017/18 che hanno causato la retrocessione del Foggia Calcio dalla serie B e il successivo fallimento è ancora fresco nella mente dei tifosi rossoneri. Cosa sta accadendo a distanza di così pochi anni? Proviamo a capirci qualcosa. Innanzitutto, la norma violata dalla società rossonera. Si tratta dell'art. 20bis Noif, le norme interne Figc. La disposizione è stata più volte modificata, da ultimo ad aprile 2021. Tra gli adempimenti, prevede che in caso di variazioni nella proprietà di società professionistiche, per percentuali superiori al 10%, occorre presentare alla Figc, entro 15 giorni, la documentazione attestante sia i requisiti di onorabilità che quelli di solidità finanziaria. Il Codice di giustizia sportiva prevede, poi, in caso di inosservanza del termine, due punti di penalizzazione per ciascun inadempimento: documentazione su onorabilità e documentazione finanziaria, costituita da fideiussione bancaria.

LA SITUAZIONE FOGGIA. E veniamo al caso Foggia. La società rossonera non ha presentato la documentazione prevista, a seguito della cessione quote, avvenuta tra la società C.N. Sport srl di Nicola Canonico e la Map Consulting srl di Maria Assunta Pintus lo scorso 22 giugno. In realtà la cessione ha riguardato il pacchetto di controllo al 51% della Corporate Investments Group, società a sua volta controllante del Calcio Foggia. Ed è stato questo aspetto che, probabilmente, ha causato un corto circuito nella società rossonera. Le norme Figc prevedono che la documentazione vada presentata anche “dai soggetti che subentrino nel controllo delle persone giuridiche (cioè società) che abbiano una partecipazione” in società di calcio. Una previsione dettata per evitare il fenomeno delle scatole cinesi. In teoria, dunque, è vero che la proprietà del Calcio Foggia è rimasta invariata. La società controllante è sempre la Corporate Investments Group. Ma la documentazione andava presentata anche da parte della neocostituita CN Sport srl, in quanto subentrante nel controllo di fatto della società rossonera. Sarà su questi aspetti strettamente giuridici che si baserà la strategia difensiva di Canonico e Pintus in un ricorso già preannunciato alla Corte Federale d'Appello. Il Calcio Foggia si è affidato nuovamente all'avvocato Edoardo Chiacchio per provare quanto meno a diminuire la sanzione.

IL PRECEDENTE. Il caso Pergolettese non fa dormire, tuttavia, sonni tranquilli. Anche la società lombarda è stata sanzionata con due punti di penalizzazione per la mancata comunicazione della cessione di quote tra eredi di Andrea Micheli, a seguito della sua morte per Covid. Il Tribunale federale anche in quel caso è stato inflessibile. Due punti di penalizzazione – recita in soldoni la sentenza - rappresentano la sanzione minima prevista dal codice di giustizia sportiva e non sono previste eccezioni. Toccherà ai legali rossoneri demolire questa convizione.

di Michele Gramazio


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