“La partita per la B non è chiusa”. Parola degli avvocati del Foggia che seguono il lungo ricorso del club contro l’ammissione del Lecco tra i cadetti, dopo la sentenza di rigetto del Consiglio di Stato che ha confermato la presenza dei lombardi in B.
LA DIFESA. L’impianto difensivista dei rossoneri, sebbene fortemente compromesso dall’ultima sentenza – che di fatto chiude i gradi di giudizio della giustizia amministrativa sul tema- si basa ancora una volta su quel ‘fattore di perentorietà’ che il Lecco non avrebbe rispettato avendo presentato domanda di iscrizione dopo la scadenza dei termini. “La sentenza che ci ha riguardato ha preso solo alcune parti di questa discussione ed è arrivata alla conclusione che siccome il Foggia non è sicuro di poter giocare la serie B, non ha la legittimazione a parlare – spiega l’avvocato barese Fabrizio Lofoco -.Questa posizione ci lascia perplessi perché noi siamo una squadra di calcio e abbiamo i titoli per prendere parte alla causa. Siamo noi a dover andare in B, questa sentenza dice il contrario. Va rispettata ma ora la studieremo per capire se esiste un margine di possibilità per dire ancora la nostra”.
QUESTIONE REGGINA. A complicare lo sforzo difensionale sono i tempi ma il Foggia non intende arrendersi. “Questa sentenza non è completa rispetto all’elenco di documenti e fatti che sono stati azionati - afferma l’avvocato Lofoco -. Capiremo cosa si potrà fare, il presidente ci onora della sua fiducia e non escludiamo che si possa ancora dire la nostra”. A far discutere è la perentorietà del Lecco che non è stata rispettata e che invece è stata fatta valere per la Reggina, esclusa dalla B e costretta a questo punto a ripartire dai Dilettanti. “Se avessimo fatto la domanda oltre i termini la colpa sarebbe stata la nostra e questo deve valere per tutti- dice Lo Foco - la perentorietà è un termine insuperabile ma secondo questa sentenza lo è”.
IL PRESENTE. Poi prende la parola il Presidente Canonico: “C’è una sentenza da rispettare. Pensiamo domenica ad affrontare il Taranto e a completare l’organigramma, se ci saranno strumenti per appelli straordinari non ci tireremo indietro. La partita non è definitivamente chiusa”. Il patron coglie l’occasione per fare chiarezza sul futuro dei rossoneri che oggi si chiama Serie C: “Non ho ricevuto nessun offerta, nel 1,5 milioni di euro offerto da Salandra c’era anche la debitoria. Ho sempre detto di non voler speculare ma io che debba dare soldi per andar via, è offensivo. Sto valutando se restare al timone del club o farmi da parte. Ho sentito parlare troppo in questo periodo, sfido qualsiasi soggetto al mio posto, in un clima di ricorsi, a muoversi sul mercato. La squadra ha bisogno di essere completata, poi sarà il campo a dirlo. Ci sono persone che raccontano stupidaggini come la lite tra Cudini e Belviso che non è mai esistita”.