Nel carcere di Foggia si muore in cella: record di suicidi nel 2022
La fotografia del dossier Antigone dopo le denunce dei sindacati
È allarme suicidi nelle carceri italiane nel 2022. E lo è ancor più per il carcere di Foggia. L’istituto penitenziario dauno è quello dove sono avvenuti più casi di suicidio dall’inizio dell’anno. La triste fotografia è contenuta nel dossier di Antigone, l’associazione “per i diritti e le garanzie nel sistema penale”, che lo ha redatto in via straordinaria considerati i numeri preoccupanti dell’anno in corso. Con 59 decessi per suicidio in carcere si è già superato il numero totale del 2021 (57).
I DATI. Il documento di Antigone pone la Casa Circondariale di Foggia in testa in questo triste primato dei suicidi in carcere, registrando quattro decessi, rispetto ai tre suicidi nelle Case Circondariali di Milano San Vittore, Monza e Roma Regina Coeli. Con due suicidi vi sono poi le Case Circondariali di Ascoli Piceno, Genova Marassi, Pavia, Piacenza, Terni, Torino e la Casa di Reclusione di Palermo Ucciardone. Ma la situazione è ancor più grave se si pensa che, a fine agosto, in via delle Casermette si è tolto la vita un giovane detenuto proprio nel giorno del suo compleanno, portando a cinque il numero delle morti in cella.
L’ANALISI SULLE CAUSE. Il fenomeno mostra segni di preoccupante accelerazione. Ad agosto si è registrata l’impressionante cifra di 15 suicidi, uno ogni due giorni e nel complesso, come detto, sono 59 le persone che si sono tolte la vita in carcere nel 2022, una ogni quattro giorni. Nella maggior parte dei casi si tratta di istituti di grandi dimensioni e, a esclusione di Palermo, di Case Circondariali. Quasi tutti soffrono da anni di una situazione cronica di sovraffollamento, che nel caso di Foggia, Regina Coeli e Monza si aggira addirittura intorno al 150% della loro capienza. A Foggia, inoltre vi è un educatore ogni 190 detenuti. In quasi tutti gli istituti vi è una carenza, più o meno elevata, di specialisti psichiatri e psicologi. Se la media nazionale, pur bassa, si attesta sia nel 2021 che nel 2022 intorno alle 10 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psichiatri e intorno alle 20 ore settimanali ogni 100 detenuti per gli psicologi, a Foggia (fanalino di coda) la presenza è di 3,4 ore per gli psichiatri e 10 per gli psicologi.
LE STORIE. Sono diverse le storie raccontate dal dossier “Suicidi. Persone, vite, storie. Non solo numeri”. Per quel che riguarda il capoluogo dauno viene raccontanto il caso di un uomo di 36 anni di origine lucana, pare affetto da problemi di natura psichiatrica. Era detenuto nel carcere di Foggia solo da pochi mesi e a giugno sarebbe dovuto uscire per fine pena. Il 23 aprile si è però tolto la vita all’interno della sua cella.
LE DENUNCE. Dopo l’ennesimo suicidio in carcere ad agosto scorso, il Sindacato di Polizia Penitenziaria aveva già lanciato l’allarme: “Una strage senza fine con dei responsabili ben individuati ossia i politici” aveva dichiarato il segretario Aldo Di Giacomo. “Troppo facile il classico ‘scarica barile’ delle responsabilità pur sapendo che né provveditori né direttori dispongono di risorse umane (psichiatri, psicologi) e finanziarie, strumenti e strutture per intervenire. È da tempo che abbiamo proposto l’istituzione di sportelli di sostegno psicologico, tanto più contando su almeno 3 mila laureati in psicologia che nel nostro Paese non lavorano con continuità. Questa strage silenziosa deve finire con misure e azioni concrete”. Al grido d’allarme del S.P.P. si era allineato il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro nel corso del suo intervento, lo scorso 25 agosto, al Campo Nazionale per giovani sulle tematiche di Giustizia, Pace e Integrità del Creato, organizzato dai Frati minori d’Italia. Parlando della cosiddetta ‘giustizia riparativa’ e del fine rieducativo della pena, Vaccaro ha affermato che “il carcere di Foggia è uno dei luoghi peggiori di non ascolto sia dei detenuti sia del personale che ci lavora e le recidive di reato sono oltre il 70% dei casi”.
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