Stampa questa pagina

Carlo Greppi racconta Lorenzo, il muratore “quasi analfabeta” che salvò la vita a Primo Levi

Presentazione del libro: Ubik e Notarangelo-Rosati

“Quando ha conosciuto il prigioniero 174 517, Lorenzo stava tirando su un muro con un altro tizio della sua ditta, anch’egli di lingua italiana”. Il prigioniero 174 517 – numero tatuato sul braccio – è il ventiquattrenne Primo Levi, “schiavo degli schiavi” nel lager di Auschwitz III-Monowitz. Lorenzo, invece, è il muratore burbero, quasi analfabeta e semi alcolizzato che lavorava appena fuori dal reticolato: un uomo povero che tutti i giorni, per sei mesi, portò a Levi una gavetta di zuppa che lo aiutò a compensare la malnutrizione del Lager. Gli salvò la vita e il grande scrittore torinese, autore del tragico capolavoro “Se questo è un uomo”, non lo dimenticò mai, chiamando i suoi figli Lisa Lorenza e Renzo, in onore del suo amico.

GLI APPUNTAMENTI. È solo l’antefatto di una grande storia, vera, verissima, che lo storico e scrittore Carlo Greppi racconta nel suo libro dal titolo “Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, che salvò Primo” (Laterza, 2023). Lunedì 15 gennaio, alle ore 18.30, negli spazi della libreria Ubik di Foggia, l’autore e intellettuale torinese presenta il suo lavoro editoriale, conversando con il docente Marco Barbieri. L’indomani, martedì 16 gennaio, Carlo Greppi incontrerà gli studenti dell’Istituto Superiore Notarangelo-Rosati, a completamento di un meraviglioso progetto lettura incentrato sulla Shoah. Un ospite di rilievo, intercettato dall’Università di Foggia per una serie di interventi accademici e condiviso con il pubblico della città, nel mese in cui si ricorda il genocidio degli ebrei. Intellettuale e strenuo antifascista, infatti, Carlo Greppi è inoltre curatore della collana di Laterza denominata “Fact Checking”, volta a “smascherare” luoghi comuni e falsi storici propri di certa storiografia.

A LORENZO DEBBO DI ESSERE VIVO OGGI. In “Se questo è un uomo” Primo Levi ha scritto: «credo che proprio a Lorenzo debbo di essere vivo oggi». Ma chi era Lorenzo? Lorenzo Perrone, questo il suo nome, era un muratore piemontese che viveva fuori dal reticolato di Auschwitz III-Monowitz. Un uomo povero, burrascoso e quasi analfabeta che tutti i giorni, per sei mesi, portò a Levi una gavetta di zuppa che lo aiutò a compensare la malnutrizione del Lager. E non si limitò ad assisterlo nei suoi bisogni più concreti: andò ben oltre, rischiando la vita anche per permettergli di comunicare con la famiglia. Si occupò del suo giovane amico come solo un padre avrebbe potuto fare.

AMICIZIA STRAORDINARIA. La loro fu un’amicizia straordinaria che, nata all’inferno, sopravvisse alla guerra e proseguì in Italia fino alla morte struggente di Lorenzo nel 1952, piegato dall’alcol e dalla tubercolosi. Primo non lo dimenticò mai: parlò spesso di lui e chiamò i suoi figli Lisa Lorenza e Renzo, in onore del suo amico. Questo libro è la biografia di una ‘pietra di scarto’ della storia, di una di quelle persone che vivono senza lasciare, apparentemente, traccia e ricordo di sé. Ma che, a ben guardare, sono la vera ‘testata d’angolo’ dell’umanità.

L’OSPITE. Carlo Greppi è storico, autore, ha pubblicato numerosi saggi sulla storia del Novecento. Per Laterza cura la serie “Fact Checking”, inaugurata dal suo L’antifascismo non serve più a niente (2020), ed è autore anche di 25 aprile 1945 (2018) e Un uomo di poche parole. Storia di Lorenzo, che salvò Primo (2023). Con il libro dal titolo Il buon tedesco ha vinto il Premio FiuggiStoria 2021 e il Premio Giacomo Matteotti 2022.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload