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"Il diritto di critica è protetto per risvegliare l'interesse pubblico alla conoscenza": articolo su New Coffee, il giudice archivia la denuncia di Carniola per diffamazione

Sicché è ancora possibile in questo Paese parlare e porsi domande su mafia e contorni. Con provvedimento depositato lo scorso 31 gennaio, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Foggia, Giuseppe Ronzino, ha ordinato l'archiviazione della denuncia-querela per diffamazione presentata da Alessandro Carniola nei confronti di chi scrive e del direttore responsabile di Foggia Città Aperta. Tutto ciò nonostante la pervicace opposizione di Carniola a una precedente richiesta di archiviazione presentata dallo stesso pubblico ministero. Una vicenda personale - una delle varie in questo mestiere – che però sembra utile rendere nota per alcuni elementi degni di elevarsi a rango di notizia.

IL DIRITTO DI CRITICA. Chissà se la spinta definitiva a scriverne sia venuta dall'esibizione di Roberto Benigni sul palco di Sanremo sul tema della Costituzione. Per carità, nessuna lesa maestà o paragone improponibile. Ci riferiamo soltanto alla citazione del suo articolo preferito. Si tratta dell'articolo 21 sulla libertà di stampa, la disposizione a cui il pubblico ministero ha fatto sin da subito riferimento nella sua richiesta di archiviazione sulla vicenda che ci ha riguardati. Nelle argomentazioni, la pm ha innanzitutto ritenuto esistere “un interesse generale all'informazione, alla circolazione delle notizie e delle idee” quali manifestazioni della democrazia. Ha poi aggiunto che nell'articolo vi è un “esercizio del diritto di critica” che “assume necessariamente connotazioni soggettive e opinabili, in particolare quando come nella specie, abbia per oggetto lo svolgimento di attività di cui si censurino le modalità di esercizio e le disfunzioni utilizzando un linguaggio volto a sollecitare l'interesse dell'opinione pubblica”, tenendo conto peraltro dell'avvenuto scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Foggia. Non è abitudine, come detto, per questa testata giornalistica, rendere pubbliche le proprie vicissitudini giudiziarie. Non è la prima volta in cui è stato necessario difendersi – capitò per esempio anche con l'ex presidente del Calcio Foggia Fedele Sannella – probabilmente non sarà neanche l'ultima. Ne siamo usciti sempre indenni, grazie anche al supporto legale, esperito con impegno e capacità di analisi, dagli avvocati Oreste di Giuseppe e Rossana Dori dello studio LCT. Questa volta tuttavia le parole del pubblico ministero inducono a fare un'eccezione. Perché, se vogliamo, la notizia è proprio in questo: il diritto di critica è ancor più protetto laddove si vogliano censurare modalità di esercizio e disfunzioni per risvegliare l'interesse pubblico alla conoscenza.

L'ARTICOLO. E, dunque, tornando ai fatti, la vicenda riguarda l'articolo pubblicato nel gennaio 2022 all'indomani dell'incendio di uno dei furgoni della New Coffee. Il camioncino fu dato alle fiamme all'interno del cortile dell'azienda formalmente intestata a un'impresa individuale. Il titolare è Valerio Vangi, le cui fortune imprenditoriali sono state improvvise dopo la sua esperienza di dipendente della moglie di Alessandro Carniola in una sala scommesse. Il marchio di cialde di caffè, in poco tempo diffusosi in numerosi bar e locali di Foggia e provincia, in realtà fu fondato proprio da Carniola. La prima impresa a gestirlo fu la Pepe Games sottoposta a interdittiva antimafia.Poi giunsero i guai giudiziari dello stesso Carniola a seguito delle inchieste Baccus e Caronte, in cui erano coinvolti esponenti di spicco di batterie mafiose foggiane, in particolare Emiliano Francavilla e Fabio Trisciuoglio. Nel 2018 compare l'impresa di Vangi ma non vi è traccia, tuttavia, di alcun passaggio di proprietà. Lecito dunque chiedere (nuovamente) cosa è avvenuto. Quando e perché questo passaggio di consegne? A che prezzo? Domande attuali poiché ritroviamo il nome di Carniola sia nell'ordinanza Decima Bis sia nella relazione di scioglimento per mafia del Comune di Foggia come imprenditore omertoso che “alimenta le casse della società foggiana”. Nessun voler “insinuare un coinvolgimento in attività 'poco chiare'” di Carniola, così come riportato nella denuncia-querela, semplicemente come invece sentenzia il giudice “dati fattuali” che – continuiamo ad avere la presunzione – possano contribuire, come pure sottolineato dagli avvocati che ci hanno assistito, “alla formazione della pubblica opinione, di guisa che ognuno possa liberamente orientarsi”. In fin dei conti, il ruolo del giornalismo è tutto qui.

di Michele Gramazio


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