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Dalle scommesse agli strani affari, cosa c'è dietro l'incendio al furgone della New Coffee?

Il noto marchio fondato dal pregiudicato Alessandro Carniola

Cosa cova sotto la cenere dell’incendio che ha distrutto il furgoncino della ditta distributrice di caffè e cialde “New Coffee 0861”? Il piazzale dell’azienda, lì dove il mezzo era parcheggiato, è rimasto avvolto nel nero. Toccherà agli inquirenti diradarlo per cercare di far luce sulle cause dell’episodio. Ma, intanto, le fiamme che hanno illuminato la notte tra il 6 e il 7 gennaio alla periferia della città in viale Virgilio offrono un ulteriore elemento di indagini nei confronti di un marchio su cui le forze dell’ordine hanno già puntato più di un faro.

IL TITOLARE. In città le insegne della ‘New coffee 0861’ all’esterno dei bar spuntano come funghi. Ufficialmente quello che ormai sembra un piccolo ‘impero’ che ha sbaragliato la concorrenza, facendo piazza pulita di marchi molto più rinomati, appartiene a un’impresa individuale. L’unico titolare dal 2018 è il 34enne Valerio Vangi, un passato nel mondo delle scommesse, poi misteriosamente la conversione al mondo del caffè. È lui ad aver ereditato di fatto il marchio dal pregiudicato Alessandro Carniola dopo che la società di quest’ultimo e di sua moglie, la Pepe Games snc, è stata colpita da interdittiva antimafia nel 2017. Il riferimento ai ‘games’ (giochi) nella denominazione della società non deve fuorviare e, anzi, probabilmente rappresenta una chiave di lettura.

ALESSANDRO CARNIOLA. Il nome del marchio racchiude in sé i due interessi di Alessandro Carniola: il mondo delle scommesse e quello della distribuzione di cialde. Carniola è promoter dell’agenzia di scommesse “New Bet 0861”. È bastato inserire il riferimento al caffè al posto di quello delle scommesse per adottare la nuova denominazione di un’attività iniziata nel 2016 e dal successo immediato. Il curriculum penale di Carniola, tuttavia, è inquietante. La definizione non è nostra ma del prefetto Esposito nella sua relazione di scioglimento per mafia del Comune di Foggia. Nel giugno 2012 Carniola è stato arrestato, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito dell’operazione Baccus che ha coinvolto 24 persone, accusate di associazione a delinquere finalizzata all’estorsione, usura, truffa con l’aggravante mafiosa. Con lui c’erano Emiliano Francavilla, elemento apicale dell’omonima batteria e Fabio Trisciuoglio, figlio di Federico, capostipite di un’altra delle batterie della società foggiana. Per tali fatti, Carniola ha subito una condanna in primo grado nel 2015 a quattro anni di reclusione, attualmente non definitiva in quanto pendente in Appello dopo il rinvio in Cassazione. Nel novembre 2012 è stato arrestato anche nell’ambito dell’operazione Caronte in quanto responsabile del reato di usura, aggravata dalla metodologia mafiosa, anche in questo caso con l’appoggio di Emiliano Francavilla. Per tale reato ha ricevuto condanna definitiva nel 2018 a due anni e otto mesi di reclusione

GLI AFFARI. Ma è l’operazione Decima Bis del 2020 a offrire uno spaccato ulteriore di Alessandro Carniola, quello di uomo d’affari. Da un lato usuraio, dall’altro imprenditore che, tuttavia, secondo il prefetto “è inserito nel circuito che alimenta le casse della società foggiana”. Il suo nome figura nella cosiddetta lista delle estorsioni detenuta dalla ‘Società foggiana’. Si tratta di un foglio che riporta l’elenco degli imprenditori taglieggiati; viene sequestrata a Rocco Moretti e a pagina 2 riporta il nome di Carniola con l’importo versato: 1500 euro mensili. Le intercettazioni registrano il dialogo tra Alessandro Aprile e Francesco Tizzano, elementi apicali nell’organizzazione della mafia foggiana: “Ti sei andato a prendere i 200 euro in più da Carniola? Da 1500 a 1700 là… i 200 euro che ti dovevi ficcare tu in tasca?” dice Aprile a Tizzano. Del suo assoggettamento alla mafia ne è prova, secondo gli inquirenti, anche il comportamento tenuto in occasione dell’attentato al Poseidon: nel novembre 2019 un ordigno causa ingenti danni al ristorante di vico Ciancarella. Alessandro Carniola è titolare del ristorante insieme a Stefania Ricci, peraltro socia di maggioranza dell’impresa Goss che gestiva la manutenzione degli impianti di videosorveglianza a Foggia. Carniola, annota il prefetto nella relazione, in questa circostanza non contribuisce alle indagini e mostra un atteggiamento omertoso.

STRANI INCROCI. Imprese, società, giri di soldi. Il giorno dopo il danneggiamento del furgone aziendale della “New Coffee 0861”, il titolare ufficiale Valerio Vangi non ha voluto rilasciare dichiarazioni, neanche sulle sue relazioni d’affari ‘pericolose’ con Alessandro Carniola. Eppure avrebbe molto da spiegare. Quanto meno una serie di strani incroci. In passato era un semplice dipendente dell’agenzia di scommesse della moglie di Carniola. Dopo il sequestro dell’azienda di quest’ultima, nel 2013 subentra come titolare del locale in viale Pinto 16. Nel frattempo fonda la Newman srl, con sale giochi tra Foggia e il Molise nella quale figura tra i soci proprio Alessandro Carniola. Con quest’ultimo è legato da una ‘coincidenza esplosiva’. Nel marzo 2018, a pochi giorni dalla manifestazione nazionale di Libera organizzata a Foggia, esplodono a pochi minuti di distanza due ordigni: uno danneggia l’agenzia di Vangi, un altro il bar Lume di piazza Cavour che si rifornisce proprio dalla New Coffee. Questo nome balza agli ‘onori’ della cronaca per la prima volta. È il marchio nato nel 2016 da un’idea di Carniola come lui stesso rivendica sul sito aziendale. Tuttavia, al tempo delle bombe, dopo l’interdittiva alla Pepe Games, la fornitura di cialde e caffè è nelle mani temporaneamente della Newman. Un paio di mesi dopo, la Pepe Games perde i ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato per la sospensiva dell’interdittiva antimafia e, a questo punto, sembra più opportuno pensare a una nuova impresa.

LA NUOVA IMPRESA. Detto, fatto. A giugno 2018 Valerio Vangi costituisce una nuova impresa individuale che svolge – guarda caso – l’attività di commercio all’ingrosso di caffè e cialde. Ed è a questo punto che la trama della vicenda si fa intrecciata. Perché ufficialmente della cessione di azienda tra Vangi e Carniola non vi è traccia. Eppure le norme stabiliscono chiaramente che i trasferimenti di azienda debbano essere autenticati da notaio e resi pubblici. Si tratta di una norma introdotta nel 1993 a fini antiriciclaggio e recentemente difesa dal procuratore nazionale antimafia Cafiero de Raho. Un emendamento legislativo in Parlamento proponeva di affidare anche ad avvocati e commercialisti la possibilità di redigere tali contratti. Il procuratore si pronunciò negativamente. Il fine è chiaro: affidare al controllo dei notai il giro di soldi che affluiscono nell’economia pulita. Il fatto, dunque, che non ci sia traccia del passaggio di mano tra Carniola e Vangi autorizza a porre domande a quest’ultimo. Anche perché sembra difficilmente probabile, se non impossibile, che Carniola abbia voluto cedergli a zero un marchio così redditizio come quello della “New Coffee 0861”. Resta poi un altro indizio della figura centrale che Carniola continua a rivestire nell’azienda. Sul sito istituzionale è stato eliminato il riferimento al nome del fondatore ma nelle grafiche promozionali campeggia ancora, ben evidenziata, la sua firma. Se, come dicono gli inquirenti, anche la mafia foggiana sta trasformandosi in mafia degli affari, sembra arrivato il momento di “seguire l’odore dei soldi”.

di Michele Gramazio


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