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Chioschi abusivi, De Pellegrino pressa: “Serve indagine interna ”. Landella si smarca: “Rimosso il dirigente”


Dopo un imbarazzante silenzio durato più di 24 ore a Palazzo di città, la sollecitazione del consigliere comunale, Alfonso De Pellegrino, che aveva accusato sindaco, giunta e maggioranza di “tacere di fronte all’esplosione giudiziaria del bubbone dell’abusivismo commerciale” ottiene il suo effetto e Landella interviene sul caso dei sequestri dei chioschi in legno a causa di autorizzazioni rilasciate agli ambulanti di frutta e verdura giudicate illegittime, rivelando di aver spostato ad altro incarico il dirigente responsabile, Antonio Stanchi.

IL SILENZIO AL COMUNE. Nella mattinata di ieri, De Pellegrino – capogruppo del partito democratico - aveva chiesto a sindaco, assessore al ramo e segretario generale del Comune “di promuovere un'indagine amministrativa interna per individuare i profili di responsabilità individuale, anche per scongiurare che sia macchiata la reputazione professionale di quanti operano con scrupolo ed efficienza al servizio della comunità”.

L’INTERVENTO DI LANDELLA. La replica del primo cittadino è arrivata a tardo pomeriggio: “Non c’è stato nessun silenzio dell’Amministrazione comunale intorno all’operazione della Procura della Repubblica di Foggia contro il fenomeno dell’abusivismo commerciale – la sua dichiarazione. Solo un grande rispetto per il lavoro della magistratura e delle Forze dell’Ordine, che approfitto per ringraziare per l’intervento compiuto”. Landella rivela poi di aver “provveduto a spostare ad altro incarico il dirigente del Servizio Attività Economiche, (Antonio Stanchi ndr) proprio in ragione della delicatezza dei profili sollevati dai magistrati”.

I TEMPI “MORTI” DELLA GIUNTA. Colpa solo di Stanchi? Il sequestro delle edicole in legno, i cui titolari – ha scoperto la Procura - erano in gran parte privi dei requisiti morali perché pregiudicati e non in possesso di certificati antimafia, certamente mette in discussione la gestione della cosa pubblica da parte della tecnostruttura, ma non esime da responsabilità l'amministrazione giunta Landella, colpevolmente inerte per mesi dinanzi allo stravolgimento dell’atto di indirizzo approvato ad aprile 2015.

RICHIESTE A PARTIRE DA AGOSTO. Ci è voluto, del resto, il fermo intervento della Prefettura nell’ottobre scorso per evitare il rinnovo delle autorizzazioni temporanee ai titolari non aventi diritto e, come scrive lo stesso Landella, solo “a partire dall’agosto dello scorso anno – e cioè oltre 3 mesi dopo l’installazione dei chioschi – è stato sollecitato il dirigente del Servizio Attività Economiche ed il Segretario Generale a verificare la coerenza delle autorizzazioni rilasciate con le prescrizioni contenute nell’atto di indirizzo licenziato dall’esecutivo comunale. Un’attività – secondo il primo cittadino – tanto complessa da comportare mesi di verifica. Eppure la questione, almeno su un punto, era molto semplice. Per poter essere titolari di autorizzazioni commerciali occorre non aver commesso una serie di reati fissati dalla legge; appurarlo comporta una semplice richiesta di certificato penale. Una procedura obbligatoria in occasione di bandi e presentazioni di istanze.

LE REGIONALI DI MEZZO. Cosa è accaduto allora? Ad aprile – in piena campagna elettorale per le regionali - Landella non dà ascolto alle proteste del consigliere di Fratelli d’Italia, Giuseppe Mainiero che lo mette in guardia sulla mancata emanazione del bando per l’assegnazione dei chioschi e scarica l’assessore Jenny Moffa, proprio colei che aveva proposto l’atto di indirizzo in Giunta, anch’ella critica con ciò che stava accadendo. Nel frattempo la bagarre delle regionali scompagina l’esecutivo e cambia la maggioranza per due volte tra giugno e luglio. Solo ad agosto a frittata – ed elezioni - fatte si cerca di correre ai ripari. La questione è ormai fuori controllo perchè nel frattempo c'è chi ha speso migliaia di euro per la costruzione delle edicole (ma non ha i soldi per pagare l'occupazione suolo pubblico). Chi glielo dice che occorre "sbaraccare"? La Prefettura allora insiste, il resto è storia di perquisizioni e sequestri di qualche giorno fa.

di Michele Gramazio


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