Commissari a Foggia, il gioco del silenzio e l'Alto impatto delle parole
La commissione straordinaria e il mancato dialogo con la città di Foggia
Ormai è un ritornello: "Parliamo solo attraverso gli atti amministrativi". Giusto, giustissimo. Marilisa Magno ha ragione: i commissari straordinari parlano così. E meno male, verrebbe da pensare. Perchè questi mesi senza consiglieri comunali, assessori e politicanti ci hanno risparmiato parole vuote, promesse da campagna elettorale, discussioni da bar e mani sul volto per coprire la vergogna di ciò che stavamo vedendo o ascoltando.
I CITTADINI. Giusto così, fino a un certo punto, però.
Perché, se è vero che la legge e il decreto di nomina concedano alla commissione ampi poteri, finanche quelli di sindaco, giunta e consiglieri comunali, da più parti è stato ribadito che, non dovendo rispondere agli elettori, è opportuno che non assumano decisioni di portata strategica. E non sembra il caso di Foggia. Un esempio su tutti: la soppressione, dopo qualche mese dall'insediamento, di tutte le scuole comunali dell'infanzia.
A fare i populisti, sarebbe facile rimarcare che il provvedimento porta la firma di una dirigente già arruolata nella precedente Amministrazione, quella "sciolta per infiltrazioni mafiose". Ma è proprio questo il rischio da evitare: 'straparlare' e rimpiangere il (recente) passato.
IL CONFRONTO. La soluzione, però, non è il gioco del silenzio a cui la commissione straordinaria sembra particolarmente affezionata. Perchè i commissari non rispondono agli elettori, ma ai cittadini sì. E per rispondere bisogna parlare. Non solo sull'albo pretorio che, non ce ne voglia il commissario, non tutti sono abituati a consultare. Certo, la legge non ammette ignoranza ma impone chiarezza. E allora perchè non concedersi uno spazio di confronto e incontro, perché aver consolidato un modus operandi che prevede la convocazione di sindacati, associazioni e movimenti solo per informare sui provvedimenti adottati e non per consultarli (vedi scuole dell'infanzia e aumenti sosta auto, solo per fare due esempi). E soprattutto, perchè non motivare i provvedimenti ai cittadini, costretti a passare dal politichese al burocratese senza capirci tanto né prima né dopo.
LA MASCHERINA. Anche il Dialogo con gli studenti all'Università si è trasformato in un boomerang per il commissario (GUARDA LE DICHIARAZIONI). Avrebbe dovuto chiedere agli organizzatori di evitare telecamere e microfoni se aveva intenzione di non rispondere, perchè dalle sue brevi parole è emerso quello che finora era stato solo sottinteso: i commissari sono blindati nel Palazzo di Città, in quarantena dal dialogo con i cittadini. Probabilmente la gran parte dei foggiani non conosce neanche il viso del "facente funzioni sindaco": coperto dalla mascherina nelle poche uscite pubbliche, resta una misteriosa presenza in corso Garibaldi.
IL MINISTRO. E allora se il commissario Magno non intende capirlo (o ha le mani legate per farlo), dovrebbe essere il ministro Lamorgese ad "autorizzare" un dialogo più fitto. Perchè l'Alto Impatto non si ottiene o si misura solo con i rumori degli elicotteri, i controlli e gli arresti. Il senso di appartenenza di una comunità orfana si conquista anche (e soprattutto) con la partecipazione e il coinvolgimento. La Squadra Stato non può lasciare in panchina i cittadini se intende vincere davvero.
E Foggia non può rialzarsi solo consultando l'albo pretorio...
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