Stampa questa pagina

Criminalità, il portavoce sindacale della Polizia Penitenziaria: “Non basta DIA, il problema è in carcere”

Intervenuto a Foggia, Aldo Di Giacomo

“Chi potrebbe escludere che gli ordini per gli uomini della criminalità organizzata a Foggia partano dal carcere?”. Da questa domanda prende le mosse l'iniziativa del segretario generale del Sindacato di Polizia Penitenziaria (S.PP.) Aldo Di Giacomo che, nell'ambito del tour tra le carceri italiane, oggi ha fatto tappa a Foggia, dove ha tenuto una conferenza stampa.

MINI-CELLULARI CON CUI I BOSS COMANANO DAL CARCERE. Di Giacomo ha spiegato che “l'allarme parte dalla Dda: i cosiddetti mini-cellulari, come conferma il ritrovamento continuo nelle celle di numerosissimi istituti del Paese, tra cui quello di Foggia, sono dappertutto. Questo significa che gli ordini possono essere inviati con un semplice sms.... Per stroncare la criminalità foggiana definita “spietata” – si legge ancora nella nota inviata – e persino peggiore di camorra e 'ndrangheta non bastano un contingente straordinario di forze di polizia e una nuova sede della Dia a Foggia, se poi non si attenziona la situazione del carcere che nel corso del 2019 ha fatto registrare non poche emergenze con il personale penitenziario lasciato solo a fronteggiarle”.

FOGGIA, SITUAZIONE ALLARMANTE. Le situazioni di Foggia (seconda città del tour di incontri dopo Napoli) e del resto della Puglia, per Di Giacomo, sono quelle più allarmanti in Italia, con ripercussioni dirette sui fatti di criminalità che si registrano nelle città. Di Giacomo – che dopo il pacco bomba fatto recapitare nella sua abitazione, lettere e mail dai toni chiaramente di intimidazione ed altro, ha ricevuto sempre a casa sua una lettera contenente due proiettili di arma da fuoco e un messaggio di minacce dirette a lui e alla sua famiglia – ha sottolineato che non si lascerà intimorire. Il segretario del S.PP., dopo aver ringraziato per il sostegno ricevuto, ha voluto ringraziare le oltre 5000, ha informato in merito alle proprie condizioni di salute dovute allo sciopero della fame che “proseguirà – come ha detto – fino a quando non ci saranno risposte e atti concreti della politica alle numerose richieste che abbiamo fatto per la tutela del personale penitenziario e dei cittadini”.

“LA POLITICA VUOLE ISOLARMI”. “L'assenza della politica – ha aggiunto il segretario – non mi sorprende perché la politica sta dando il peggio di sé con i giochetti sulla prescrizione. E, come se non bastasse, i politici stanno dando ulteriore prova di confusione: il Consiglio dei Ministri ha deciso di estendere l’uso della pistola ad impulsi elettrici per polizia, carabinieri e guardia di finanza, ma non per la polizia penitenziaria nonostante i casi, purtroppo quotidiani, di aggressione. Il tentativo della politica di isolarmi, di isolare una voce che racconta quotidianamente la verità su quanto accade a Poggioreale come in tutte le carceri italiane – dice Di Giacomo – non può raggiungere alcun risultato perché ho sentito in queste ore la solidarietà e l'incoraggiamento del personale penitenziario, degli appartenenti a tutte le forze dell'ordine e dei cittadini. Se lo Stato ha ammainato bandiera bianca e delegato il controllo degli istituti penitenziari ai capi clan – conclude Di Giacomo – noi non ci rassegniamo affatto, siamo e saremo a tutela della legalità, dell'autentica giustizia, della sicurezza dei cittadini”.

di Redazione 


 COMMENTI
  •  reload