Dalla violenza paterna a una nuova vita: la rinascita di S. passa per l’Alloggio Sociale di Foggia
Una realtà della Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus
“Veniamo contattati dal Centro Anti Violenza, ci chiedono ospitalità per una diciannovenne, rumena. Aveva denunciato il padre per maltrattamenti fisici e psicologici. Andiamo a prenderla e troviamo S., una ragazza molto bella con lunghi capelli e carnagione chiara”.
REPERIBILI 24 ORE SU 24. È Claudia Cammeo che racconta, psicologa e operatrice storica per la Fondazione Siniscalco Ceci-Emmaus che, tra le tante attività, ha anche quella dell’Alloggio Sociale. «Dobbiamo essere reperibile 24 ore su 24 – spiega – e ogni ingresso avviene in sinergia con tutte le realtà istituzionali interessate, dai servizi sociali ai centri anti violenza passando per le forze dell’ordine: facciamo da interfaccia emergenziale con il territorio. Nell’Alloggio accogliamo donne vittime di violenza ma anche nuclei monoparentali, genitori con bambini in attesa di provvedimenti del tribunale, persone di qualsiasi tipo, italiane e straniere, che si trovino in difficoltà. Dovremmo occuparci soprattutto dell’alloggio, ma facciamo di tutto: dall’accoglienza all’accompagnamento fino al supporto psicologico”.
IL PADRE VIOLENTO. S. ha beneficiato del lavoro di Claudia e delle altre professionalità coinvolte: quando arriva, nel 2019, suo padre l’ha minacciata con il collo di una bottiglia di vetro, in preda all’ira alimentata dall’alcol. Sua madre l’ha abbandonata quando aveva due anni, ha vissuto sempre con i nonni, in Romania, fino a quando non sono morti. In quel momento, ha scoperto che la persona che faceva la spola tra l’Italia e il suo Paese, non è lo zio che diceva di essere, ma suo padre. Quest’ultimo le impone di trasferirsi, lasciando affetti, amicizie e quant’altro. Allo shock poi, si aggiungerà la violenza. Fino alla denuncia.
L’INSERIMENTO. “Non le aveva permesso di continuare la scuola – racconta ancora Claudia Cammeo – né di uscire con i ragazzi della sua età. Era geloso, la chiudeva in casa, tornava spesso ubriaco, la minacciava con un coltello. Quando è arrivata al nostro Alloggio Sociale, S. ha avuto problemi di inserimento, passava il suo tempo a scrivere su un diario, ad ascoltare musica, in solitudine. Dopo alcune settimane poi si è fidata, ha iniziato a raccontarci la sua storia, stringendo rapporti con altre persone accolte. Ad agosto ha festeggiato il suo compleanno: la prima vera festa di compleanno della sua vita”.
LA DELUSIONE PER LA MADRE. Passano più dei sei mesi previsti istituzionalmente, S. si integra e dopo qualche anno rintraccia persino sua madre. Dall’Italia, grazie al contributo del Centro Anti Violenza, organizzano il ricongiungimento, qui, a Foggia. Ma quando S. va in stazione, dall’autobus non scende nessuno e, ancora una volta, sua madre sparisce nel nulla. “È stato un duro colpo per lei – racconta la psicologa della Fondazione – ma non si è abbattuta: dopo alcuni mesi riesce a contattare una cugina in Romania che la stava cercando da tempo e ritrova la speranza e, soprattutto, un nuovo progetto di vita”.
IL PRESENTE. È storia recente, poi, il suo rientro in Romania, dopo due giorni di viaggio in pullman – “l’abbiamo accompagnata in stazione, l’abbiamo monitorata durante la traversata, fino al suo arrivo”. Oggi S. lavora, ha preso la patente, ha delle nuove amicizie e, fa sapere alle operatrici e agli operatori che si sono occupati di lei all’Alloggio Sociale, svolge una vita serena.
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