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Dall’aperitivo letterario a Borgo Turrito, François Morlupi:  “Racconto persone ordinarie in situazioni straordinarie”

Intervista allo scrittore “noir”

In una splendida cornice come quella di Borgo Turrito, a qualche chilometro da Foggia, venerdì 23 giugno François Morlupi ha presentato il suo “Formule mortali. La prima indagine dei Cinque di Monteverde” pubblicato per la prima volta nel 2018, ma ritornato in una nuova edizione. Con la sua innata simpatia ci presenta i cinque personaggi della squadra investigativa della polizia con a capo il commissario Ansaldi. Approfondiamo, in seguito alla sua presentazione, la conoscenza con l’autore e il lavoro dietro l’opera.

L'INTERVISTA. Dietro il tuo romanzo c'è una descrizione precisa da cui si evince un lavoro di indagine e scientifico, come fai a non farti travolgere dalle cose cruenti che leggi quando ti sporgi nell’abisso?
Per quanto riguarda le descrizioni scientifiche, appartengono alla mia cultura di base e ai miei studi, quindi alla mia formazione, per quanto riguarda l’aspetto procedurale mi avvalgo di pazienti consulenti. Poi c’è l’aspetto descrittivo dei reati, per me è uno sforzo perché provo ribrezzo, non indugio mai sui dettagli. Non c’è rischio che mi inabissi in questo profondo buco nero. Io lascio sempre intendere al lettore che qualcosa di terribile è accaduto.
  
Ogni personaggio partorisce una storia a sé. Tanti racconti che sono rami dello stesso albero narrativo, come nascono i cinque di Monteverde che non sono assolutamente eroi ma sono capaci di atti eroici?
Sono persone normali, ordinarie in situazioni straordinarie. C’è questa volontà di raccontare veramente degli esseri umani con le loro fragilità. Cinque perché penso che sia un buon numero per poter descrivere e dare un affresco non dell’umanità a 360° ma una buona parte di umanità con caratteristiche e sentimenti quali l’amicizia, la gelosia. Tanti sentimenti contrastanti che a volte sono negativi e altre positivi, con la volontà che il noir non sia soltanto un’indagine ma anche romanzo sociale.
  
Ti sei soffermato soprattutto sulla fragilità di ognuno di loro, fragilità combattuta o nascosta?
Siamo tutti esseri fragili. Apparire per quello che non siamo non porta a nulla, accettare le proprie fragilità e il conviverci ci può senz’altro migliorare.
  
La realtà supera a volte la fantasia, come si evince dai fatti di cronaca e soprattutto nel mondo dei social, del web e del dark web. Questo romanzo ha tratto ispirazione da lì?
Assolutamente sì. In questo caso mi sono ispirato a un fatto di cronaca nera apparso in Francia che mi aveva molto colpito. Ci ho tessuto la trama adattandola chiaramente ai protagonisti principali e secondari. L’idea di base c’è sempre ed è effettivamente un caso cruento, non si inventa nulla. La realtà spesso è molto più potente della nostra fervida immaginazione.
  
Conosciamo la tua passione per il genere poliziesco, tra questi il nordico Wallander, giallo diventato serie TV, a quando una serie su Ansaldi e la sua squadra?
Spero presto. Non sono dinamiche che dipendono da me. Qui entrano in gioco editore, case cinematografiche o televisive. Vediamo. Io sono fiducioso.
  
Intervista a cura di Cinzia Rizzetti.

di Redazione 


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