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Decimabis e "mafia sui funerali", prosciolto il dipendente comunale: "Sconfessato l’infondato teorema accusatorio contro De Stefano"

Era accusato di aver favorito le batterie mafiose foggiane «grazie al suo ruolo “strategico” all’interno del Comune di Foggia, rivelando sistematicamente agli esponenti del sodalizio mafioso informazioni precise e dettagliate su tutti gli incarichi funerari ricevuti a Foggia dalla singola impresa operante nel predetto settore, consentendo al sodalizio mafioso di poter esercitare in maniera sistematica il controllo estorsivo sulle onoranze funebri e di poter optare, da ultimo, per una modalità di calcolo della tangente periodica che ciascuna impresa avrebbe dovuto corrispondere, basato sul parametro di euro 50,00 per ogni incarico funerario». E invece, a distanza di un anno, Il GUP presso il Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, ha prosciolto dalle accuse Giuseppe De Stefano perchè "il fatto non costituisce reato". Il dipendente era accusato di concorso esterno nell'associazione mafiosa "Società Foggiana".

NESSUN SISTEMA. "È stato sconfessato l’infondato teorema accusatorio che ha ingiustamente esposto alla gogna mediatica un innocente e onesto cittadino. Il Giudice dell’Udienza Preliminare - spiega l'avvocato Ettore Censano, difensore di fiducia di De Stefano - ha infatti dato atto dell’insussistenza del suddetto sistema estorsivo, fondato su un tangente di 50 euro per ogni funerale che gli esponenti della mafia foggiana avrebbero preteso, stando a quanto erroneamente ipotizzato dall’Accusa, dalle imprese di onoranze funebri, riconoscendo l’estraneità del De Stefano a qualsivoglia contesto mafioso". (Leggi anche: Decimabis, “mafia sui funerali”: dipendente scarcerato e reintegrato al Comune)

LA RELAZIONE. Il legale sottolinea poi "la diffamazione sistematica ai danni del De Stefano, continuata incessantemente anche dopo le pronunce a lui favorevoli del Tribunale della Libertà di Bari e della Cassazione. Nonostante il Tribunale della Libertà di Bari avesse, in accoglimento del riesame difensivo, annullato l’ordinanza coercitiva del GIP, disponendo la liberazione del De Stefano e nonostante la Cassazione avesse, poi, rigettato il ricorso avanzato dal PM, confermando l’infondatezza della tesi accusatoria - ribadisce l'avvocato -, la valanga di fango che ha investito il De Stefano non si è affatto arrestata, anzi è stata ulteriormente alimentata, tant’è che il De Stefano Giuseppe è stato addirittura menzionato nella relazione prefettizia inviata al Ministero dell’Interno per lo scioglimento del Comune di Foggia per infiltrazioni mafiose. In detta relazione, infatti, veniva segnalato, tra gli altri, anche il De Stefano, quale dipendente comunale dell'Ufficio Anagrafe che avrebbe informato la “Società Foggiana” sui decessi, così come supposto nell'inchiesta “Decima Bis”, evidenziandosi che il De Stefano "unitamente ai massimi esponenti di una delle cosche mafiose dominanti, è stato interessato da una ordinanza cautelare emessa dal gip del tribunale di Bari per aver fornito gli appartenenti alla predetta organizzazione mafiosa informazioni utili per le attività estorsive nel settore dei servizi funebri". L'ordinanza cautelare del GIP, però, era stata annullata già dal Tribunale della Libertà di Bari (annullamento confermato da una sentenza della Suprema Corte di Cassazione).

di Redazione 


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