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Dipendenti al Comune, dalla Di Donna che “distribuiva i beni” alla fidanzata del boss: 114 “pregiudizi di polizia”

Altri particolari inquietanti dalla relazione della Commissione

“Pregiudizi di polizia”: è l’espressione tecnica utilizzata nell’ormai famosa relazione firmata dalla Commissione d’indagine ministeriale, quella che ha stoppato per infiltrazioni mafiose l’uscente amministrazione a delinquere. Riguarda ben “114 posizioni soggettive dei dipendenti comunali”: un numero che, purtroppo per la città, sa tanto di triste record nazionale.

LA MACCHINA COMUNALE. Così come per i consiglieri comunali, scannerizzati uno per uno a seconda dei loro illeciti e dei loro legami con la mala locale, nella relazione si passano al setaccio anche alcuni dipendenti della macchina burocratica-amministrativa del Comune di Foggia. Quelli che, per intenderci, non vanno a casa al termine delle legislature ma anzi, permangono nei gangli del potere cittadino, alcuni di essi, com’è evidente da arresti e deferimenti, infestandone fatalmente gli ingranaggi. Tra questi, carte alla mano, spicca il nome di Daniela Di Donna, la moglie dell’ex sindaco Franco Landella, definita da questi come la sua “più stretta collaboratrice”.

SPARTIVA E DISTRIBUIVA. Interdetta dai pubblici uffici, indagata anch’ella nell’affare di tangenti che ha travolto il marito, in cui decisiva sarebbe stata la mazzetta pagata dall’imprenditore Paolo Tonti, negli incartamenti recapitati al Ministero la Di Donna figura come colei che “ha fatto la distribuzione dei beni”. È il Gip, nell’ordinanza che la riguarda, a inserire stralci di intercettazioni che inchioderebbero lei, il marito e il resto della cricca, colpevoli di aver ricevuto “la somma di quattromila euro pro capite frutto della tangente versata dall’imprenditore Tonti per il voto favorevole alla proposta di delibera”. Insomma, a spartire e distribuire, sarebbe stata proprio Daniela Di Donna, ripagando “i consiglieri amici – come si legge nella relazione – che avevano assicurato il voto favorevole sulla questione”.

COMPAGNO DELLA DIPENDENTE COMUNALE. Tra le carte, inoltre, particolare rilievo viene dato a un’altra dipendente comunale, per il fatto di essere (o essere stata) la compagna di un noto esponente mafioso imparentato con “elementi apicali della batteria“ di un altrettanto nota famiglia criminale foggiana. Il fidanzato della dipendente comunale è coinvolto in alcune delle più importanti operazioni di polizia del territorio, quanto meno degli ultimi anni, con capi d’accusa generali che vanno dall’associazione mafiosa all’omicidio, passando per estorsioni, rapina, armi e droga.

AFFILIATO, GESTIVA LA CASSA. Si tratta degli arresti delle note operazioni denominate “Araba Fenice” e “Decima Azione” dove l’uomo “è staro riconosciuto affiliato alla Società Foggiana con il ruolo di organizzatore e con il compito di coordinare le attività delittuose del sodalizio”. Condannato in primo grado a sedici anni di carcere, il compagno della dipendente comunale viene definito come colui che “gestiva la cassa del sodalizio e fissava i criteri di ripartizione dei proventi illeciti all’interno delle singole batterie e in relazione ai singoli associati”. Insomma, era la persona che spartiva i soldi, non uno qualunque.

I TRE DIPENDENTI “FAMOSI”. Infine, la relazione non può sorvolare su quelli che sono i dipendenti finiti nei guai nei mesi scorsi e dei quali si è abbondantemente parlato. C’è Antonio Parente, l’addetto informatico del Comune coinvolto nell’inchiesta “Nuvola d’oro” insieme con l’ex consigliere Bruno Longo, reo confesso del reato di corruzione e scarcerato lo scorso marzo. C’è Giuseppe Melfi, indagato nell’inchiesta per corruzione che ha coinvolto l’ex Presidente del Consiglio Comunale, Leonardo Iaccarino. E c’è Giuseppe De Stefano, coinvolto nell’operazione di polizia “Decima Bis”: era colui che dava le soffiate sui deceduti ai criminali, favorendo “attività estorsive nel settore dei funerali”. Quello che viene fuori anche dagli anfratti più nascosti di Palazzo di Città è un quadro inquietante, tale da confermare la presenza della criminalità a ogni livello della macchina amministrativa e di cui, con ogni probabilità, si dirà ancora nei prossimi giorni.

di Alessandro Galano


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