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'Parentele scomode', lettera aperta di Di Mauro: "Piega falsa e grottesca, doveroso querelare chi infanga il mio nome" 

Una lettera aperta per replicare, come ha già fatto anche l'altro protagonista della vicenda Giuseppe Mainiero, alle polemiche sulle "parentele scomode". Il candidato sindaco della coalizione di centrodestra, Raffaele Di Mauro, interviene sulla vicenda che sta animando la campagna elettorale in queste ore. L'avvocato foggiano rimanda al mittente qualsiasi accusa e annuncia querele. Ecco, di sguito, il testo della nota di Di Mauro.

LA LETTERA. Era ampiamente previsto che, dopo due anni di commissariamento del Comune, la campagna elettorale assumesse toni molto accesi fin dalle prime battute. Quello che non era prevedibile, né auspicabile, era la piega falsa e grottesca che avrebbero preso le osservazioni mosse ad alcuni dei candidati - guarda caso, solo ad alcuni - che stanno presentando alla comunità proposte per la crescita di Foggia e per svincolare la città dall’assedio che la malavita e anche la criminalità comune stanno mettendo in atto da troppo tempo. Avrei voluto parlare fin dal primo momento di punti critici e di soluzioni, di idee innovative per la crescita sociale ed economica della Città, della visione strategica che deve indirizzare le politiche amministrative che dovranno essere adottate oggi per costruire la Foggia del futuro; quella Foggia che deve accogliere con dignità e opportunità di lavoro, offerte culturali e sostegni pubblici alle componenti fondamentali della società civile. Mi trovo, purtroppo, mio malgrado, a contrastare subdole quanto vigliacche insinuazioni, che toccano la sfera personale, la quale dovrebbe essere tenuta lontana dalla politica, e trasmodano in attacchi al solo fine di demonizzare l’avversario, prendendo tutte le sembianze di una condotta a carattere estorsivo, che punta solo a tentare di far abdicare l’avversario. Ci tengo a precisare che le notizie che sono state diffuse sono prive di fondamento e chi le ha pubblicate senza il doveroso riscontro non ha la cognizione nemmeno civilistica dei rapporti che esistono tra parentela ed affinità. Non farò nomi per il semplice motivo che, per quanto io rivesta da anni un ruolo pubblico, preferisco sempre salvaguardare la mia famiglia da clamori mediatici non ricercati né graditi. Non esiste parentela, né affinità tra me e il defunto Franco Spiritoso, che aveva sposato la zia di mia moglie e che io non ho mai conosciuto, visto che è scomparso nel 2007, quando neppure ero fidanzato con la mia attuale consorte, che ho poi sposato nel 2015. L’untore di manzoniana memoria, probabilmente, ha dimenticato – o ha voluto dimenticare – che nei miei lunghi anni di militanza politica ho cercato sempre di raccontare la storia del mio impegno sociale, le mie idee, i miei progetti; che ho studiato e lavorato per crescere e dimostrare il mio valore, a prescindere dai miei famigliari e dai loro impegni. L’untore, che come tutti gli ignavi, non ha il coraggio di rivelarsi, ha anche volontariamente dimenticato che sono state più le volte che gli altri mi hanno ricordato di essere figlio di un Segretario Generale di Camera di Commercio, o di avere in famiglia rinomati oncologi, artigiani, professori, ristoratori, bancari, avvocati o magistrati. Io non l’ho fatto perché non ho mai vissuto né come un vanto né come un imbarazzo la vita altrui: per mia natura cerco di occuparmi del mio sentiero affinché sia fruttuoso, incrociando quello degli altri. Mi preme ancora evidenziare che il mio nome non è mai apparso in alcun atto, ufficiale e non ufficiale, della relazione, redatta dal Prefetto di Foggia e mutuata nei suoi effetti dal Ministero degli Interni, per lo scioglimento del Comune capoluogo per infiltrazioni mafiose, se non in uno stralcio nel quale si analizzava la posizione di un altro consigliere comunale presente e non appartenente tra l'altro al partito di Forza Italia. A differenza di altri, io mi presento per quello che sono e per me parlano la mia coerenza e la mia specchiata e illibata condotta, sia in campo professionale che in quello politico. D’altronde, non comprendo perché queste perplessità sulla mia persona emergano solo ora e non siano emerse in passato, quando il partito mi ha onorato della candidatura alla Camera dei Deputati e anche nelle scorse Amministrative per il rinnovo del Consiglio Comunale di Foggia. Demonizzare oggi la mia persona è sintomo di estrema paura da parte di chi si pone come alternativa alla mia candidatura: sia da parte dei “fantasmi” apparsi ultimamente nell’agone politico, sia da parte di coloro che soltanto oggi sono riusciti a fare sintesi - non senza “spargimenti di sangue” - su un “usato sicuro” che sconta, però, l’inefficienza amministrativa della compagine politica di cui ha fatto parte e della quale ricordiamo il dissesto finanziario mascherato col Decreto Salvaenti, il fallimento di “Amica s.p.a.” e di “Foggia Servizi”, con ricadute sociali di cui ancora oggi paghiamo lo scotto in termini di perdita di posti di lavoro. La divulgazione di queste notizie e il loro contenuto diffamatorio non vanno riportate nell’alveo dell’esercizio del fondamentale diritto sancito dall’art. 21 della nostra Carta Costituzionale -la libera manifestazione del pensiero- e non beneficiano nemmeno della scriminante del diritto di cronaca politica né di quello di critica. Pertanto, è doveroso, da parte mia, querelare coloro che hanno contribuito a qualsiasi titolo ad infangare il mio nome. Di tanto sarà interessata la locale Procura della Repubblica, affinchè venga fatta Giustizia nelle sedi competenti. Questo comunicato stampa sarà il primo e l’ultimo relativo ad aspetti avulsi dalla politica del domani, perché i concittadini devono essere informati su quello che voglio fare per la crescita di Foggia. Non cadrò nella trappola di chi utilizza la macchina del fango per demonizzare l’avversario, impegnandomi, invece a pubblicare il nostro programma elettorale che è già in procinto di essere presentato attraverso le manifestazioni che seguiranno nei giorni a venire.

di Redazione 


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