Ex Distretto Militare, uno sgombero a orologeria: notifiche (anche) a 3 pregiudicati
Con ordinanza n. 11 del 19 marzo scorso, il sindaco di Foggia, Franco Landella, ha disposto l’immediato sgombero e il divieto di utilizzo degli immobili, a 15 occupanti dello stabile dell’ex Distretto Militare. Il provvedimento improvviso, dopo quattro anni di silenzio sulla vicenda, è giustificato dal primo cittadino per motivi di sicurezza dovuti alla presenza di locali pericolanti; nulla dice, viceversa, sugli aspetti di abusivismo e illegalità della vicenda.
IL PROVVEDIMENTO. L’ordine di sgombero – riporta il documento - deriva da un sopralluogo del 16 marzo, effettuato dal tecnico comunale del servizio lavori pubblici Massimo Pietradura. La relazione finale redatta del geometra “inibisce l’uso di sette locali dell’immobile, ubicati al primo piano”. Tre giorni dopo sul luogo si sono recati i vigili del fuoco. La relazione del Comando provinciale richiede lo sgombero dell’intero stabile poiché non sussistono le condizioni di sicurezza per gli occupanti in quanto “è stato constatato uno stato di generale degrado della struttura con evidenti ammaloramenti degli intonaci esterni, infiltrazioni di acqua all’interno di alcuni alloggi ed il cedimento della copertura in legno in due punti estremi del corridoio del primo piano già interdetti all’accesso degli inquilini dello stabile, inoltre le condizioni igienico sanitarie risultano precarie e l’impianto elettrico non idoneamente protetto”.
L’ordinanza emessa da Landella ha, alla fine, interessato 15 occupanti di tre dei locali del distretto.
I PREGIUDICATI. I destinatari dell’ordinanza, dopo anni di relativa tranquillità, non se l’aspettavano in piena pandemia. Nel novembre del 2016, gli occupanti dovettero abbandonare i locali dell’ex Caserma Cesare Oddone, a seguito dell’Operazione Riconquista che aveva portato a sette arresti e fatto emergere, all’interno del distretto, un giro di spaccio e la presenza di armi. Doveva essere un repulisti ma in tanti, a inizio 2017, vi rientrarono abusivamente, dopo il dissequestro disposto dal Tar per ragioni di emergenza abitativa. Lo fecero coloro che avevano scelto il Distretto Militare come sede per esercitare i propri affari illegali ma anche famiglie effettivamente bisognose e senza altre soluzioni abitative. Queste ultime, però, non ci stanno dopo aver ricevuto promesse su promesse. C’è chi lega questo fulmineo interesse del sindaco Landella all’insediamento a Palazzo di città della commissione d’accesso che indaga su possibili infiltrazioni mafiose. Il provvedimento, in effetti, è stato notificato, tra gli altri, a tre degli arrestati proprio con l’Operazione Riconquista. Fanno parte dei 15 destinatari, innanzitutto, il 56enne Torquato Ariostini, condannato in via definitiva nel 2009 a 4 anni e 6 mesi per traffico di sostanze stupefacenti nell’operazione Poseidon in cui era coinvolto anche il noto boss di mafia Federico Trisciuoglio. Ma l’ordinanza ha raggiunto anche Nicola Vinnolo, 31anni e Domenico Marino, classe ’73, entrambi con precedenti per droga. Nessuno sino al 19 marzo scorso si è preoccupato di sgomberarli.
LA SENTENZA IGNORATA. Eppure, una sentenza del Tar, pubblicata nel novembre 2018, aveva ordinato al Comune di Foggia di porre rimedio “all’abusiva detenzione dell’immobile”, in considerazione “delle immanenti caratteristiche immateriali di particolare pregio storico-religioso-artistico-architettonico”. Il dispositivo escludeva qualsiasi necessità di natura emergenziale tale da giustificare la presenza di nuclei familiari nel Distretto “considerato il notevole tempo di occupazione dell’immobile”. I giudici amministrativi diedero al Comune 90 giorni per l’applicazione della sentenza. Il tempo sarebbe dovuto servire “per consentire l’eventuale esodo volontario degli occupanti” o, in alternativa, procedere allo sgombero. Il termine scadeva a febbraio 2019. Nessuno, tuttavia, a conti fatti, mise in atto un’operazione impopolare vista la campagna elettorale alle porte, che avrebbe poi portato, a maggio, alla riconferma il sindaco Landella.
RINASCITA LONTANA. Da allora sono passati altri due anni. Al danno si è aggiunta la beffa. Il prestigioso immobile, prima Convento di San Francesco e poi fortificato nei primi anni dell’Ottocento diventando demanio militare, cade ormai a pezzi. E la rabbia aumenta se si pensa che, con una determina di dicembre 2018, su espressa disposizione del sindaco, un importo di 39.500 euro, di poco inferiore ai 40mila, tetto massimo per l’affidamento diretto, fu impiegato per incaricare due tecnici di predisporre uno studio di fattibilità tecnico-amministrativa tendente al recupero dell’ex Distretto Militare. Scopo dichiarato quello di poter partecipare al bando Por Puglia Azione 6.7 “Interventi per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale”. Nessuno evidentemente aveva avvisato Landella che quel bando finanziava progetti per un massimo di 30mila euro: con quella somma non ci ripari neanche il cancello d’ingresso.
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