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Sono stato licenziato per ritorsione, posso essere reintegrato? AIGA RISPONDE

Nuovo appuntamento con ‘Aiga risponde’, la rubrica a cura di AIGA Sezione di Foggia (associazione italiana giovani avvocati), che risponde ai quesiti legali dei lettori di Foggia Città Aperta. Periodicamente, gli avvocati analizzano casi concreti che coinvolgono i cittadini, offrendo un contributo importante per dirimere le questioni (QUI L'ARCHIVIO DELLA RUBRICA). Chiunque voglia porre un quesito può inviare una mail a redazione@foggiacittaaperta.it e visitare la pagina Facebook dell’Aiga sezione Foggia. A presiedere l’associazione è l’avvocato Valerio A. Vinelli, la rubrica è coordinata dall'avv. Fabrizia Gaia Postiglione.

IL CASO.  Sono stato licenziato per ritorsione, posso essere reintegrato? 

LA RISPOSTA. (A cura della dott.ssa Silvia Di Mola)


Caro lettore,

sono molto dispiaciuta di venire a conoscenza di questa ingiusta vicenda, tuttavia se le cose stanno effettivamente come dici non tutto è perduto!


La legge, infatti, tutela chi come te si trova in una posizione di svantaggio all’interno del rapporto contrattuale lavorativo, ove si contrappongono il ruolo preminente del datore di lavoro, con quello subalterno del lavoratore, prevedendo che quando un dipendente si trovi a subire un provvedimento di espulsione fondato unicamente su motivi ritorsivi, e non supportato, dunque, da giusta causa o giustificato motivo, questi possa agire per la reintegrazione nel vecchio posto di lavoro, dal momento che il motivo di licenziamento qui in questione è illecito, e pertanto, nullo (art 1324-1325 c.c.).


Per essere più chiara, in modo che tu possa essere certo di poter agire nei confronti del tuo ex datore di lavoro, procedo a spiegarti cosa si intende tecnicamente con il termine “Licenziamento Ritorsivo”; questo, infatti, è tale quando il provvedimento espulsivo sia stato determinato esclusivamente dal motivo illecito (sebbene questo non venga per ovvi motivi espresso esplicitamente), vale a dire quello che non costituisce né la fattispecie di giusta causa, e né tanto meno, quella del giustificato motivo.


A supporto di tale lettura, la Suprema Corte si esprimeva già nel 1999 con la pronuncia n.4543, chiarendo che se vi dovesse essere un motivo ulteriore e lecito riconducibile al licenziamento, questo non sarebbe più illegittimo e di conseguenza, non lo sarebbe nemmeno il provvedimento di espulsione.


Dopo questo necessario preambolo procedo invece a spiegarti come è meglio procedere in sede legale; l’onere di provare l’esistenza della circostanza che ti darebbe diritto alla reintegrazione, infatti, spetta a te, lavoratore, e questa prova potrà essere condotta in causa non solo tramite una prova vera e propria, ma anche con una più semplice presunzione, a patto che questa sia grave, precisa e concordante.


Se posso darti un consiglio ancora, il più importante; sappi che la prova più concreta che puoi dare per fondare il convincimento del giudice nel senso di ritenere configurata l’ipotesi di licenziamento ritorsivo, sarà la dimostrazione dell’inesistenza del diverso motivo addotto dal datore di lavoro come ragione del licenziamento, dal momento che, ovviamente, il datore di lavoro non potrà mai aver configurato una tale ipotesi di licenziamento conclamando motivazioni personali.


Spero di esserti stata utile e che tu possa ottenere il tuo meritato provvedimento di reintegrazione.

di Redazione 


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