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Sfratti al Salice, gli "abusivi" davanti al Comune: "Abbiamo pagato per una vita, ora non ci danno neanche coperte e brande"


“Ci hanno lasciati in mezzo a una strada e anche la protezione civile si rifiuta di aiutarci. Abbiamo chiamato la sede provinciale e l'unica risposta che abbiamo ricevuto è che dobbiamo dimenticarci il loro numero”.

LE FAMIGLIE “ABUSIVE”. L'emergenza abitativa, scoppiata a seguito degli sfratti eseguiti al Salice nuovo, non riguarda solo le 15 famiglie aventi diritto ad una casa popolare, per le quali in queste frenetiche ore il Comune di Foggia sta cercando una nuova soluzione abitativa dopo che le sistemazioni nella scuole Altamura e San Filippo Neri hanno provocato le proteste veementi dei genitori degli alunni. La “bomba sociale” - così come l'ha definita lo stesso sindaco Landella - ha colpito anche una ventina di famiglie che dallo scorso 18 novembre – data dello sfratto – vivono accampate davanti a Palazzo di Città.

LE TESTIMONIANZE. Secondo le “carte” si tratta di nuclei familiari “occupanti abusivi” e per questo motivo non sono stati presi in considerazione nella ricerca di una nuova sistemazione. Ma loro non ci stanno a passare per “abusivi”. Rivendicano “il diritto di avere una casa” e chiedono al Comune di Foggia di poter trovare una soluzione alla loro posizione. “Ho pagato per una vita – si indigna una signora. Ero in quella casa da 23 anni. Inizialmente pagai 5 milioni delle vecchie lire al proprietario, non so poi quali siano stati gli accordi con il Comune ma non possiamo essere noi a pagare”. “In questi anni” - aggiunge un altra donna – abbiamo vissuto in case fatiscenti con fogne maleodoranti e con la pioggia che entrava in casa. Questa situazione prima andava bene a tutti? Ora cosa è successo? Siamo disposti a pagare il giusto e regolarizzare la nostra posizione”.

L'ACCUSA ALLA PROTEZIONE CIVILE. Alla rabbia per la perdita della casa si aggiunge quella che, a loro dire, è una totale indifferenza delle istituzioni. “Persino la protezione civile si è rifiutata di darci una mano. Abbiamo chiesto coperte e brande perchè la notte ormai fa freddo. Ci sono bambini, donne incinta e malati disabili. Eppure al telefono la sede provinciale se ne è praticamente lavata le mani. “Dimenticate il nostro numero”: questo è quello che si sono limitati a dire”.

di Michele Gramazio


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