Per quanti non hanno avuto la possibilità, il piacere e la gioia di partecipare a questo magnifico evento che per ii giovani studenti introduceva le festività natalizie e scolastiche, ho pensato di scrivere queste pagine, sempre impresse nella mia memoria e in quella dei tanti che ci videro, artefici e partecipi di quello straordinario (e non è un esagerazione) evento.
Buona lettura e, per i miei coetanei, buoni ricordi da Salvatore Aiezza.
LA FESTA DELLA MATRICOLA. E’ vero. Anche oggi si celebra la festa della matricola, ma in modo del tutto diversa, rispetto al passato. Ridotta a un “serata in discoteca” e un po’ di baldoria in uno dei grandi locali che oggi ci sono in città. Per questo è opportuno fare qualche passo indietro e cercare di capire, anche storicamente, che cosa è stata la festa della matricola per gli studenti universitari della nostra generazione; non una semplice “festa di piazza” di pochi studenti con la voglia di scherzare, ma qualcosa di più.
La festa della matricola nasce, storicamente, nelle città universitarie dove spontaneamente si diede vita ai c.d. “Ordini Goliardici". Alla base della festa della matricola c’e’ quindi la c.d. “Goliardia”: termine che indica il tradizionale spirito che anima le comunità studentesche universitarie, in cui alla necessità dello studio si accompagnano il gusto della trasgressione, la ricerca dell'ironia, il piacere della compagnia e dell'avventura. La festa della matricola coinvolgeva tutto il mondo studentesco universitario, pur essendo il suo scopo quello di processare le matricole del primo anno, verso cui erano quindi dirette tutte le “iniziative”, in realtà vi prendevano parte tutti gli studenti e le scuole di ogni ordine e grado della nostra città a partire dalle scuole medie. L’organizzazione era affidata agli studenti universitari, nostri concittadini, fuori sede, più anziani negli studi (alcuni esageratamente anziani…!) e con maggior spirito goliardico, importantissimo per la buona riuscita della festa.
I preparativi iniziavano qualche tempo prima della giornata stabilita: si tenevano riunioni, si nominava quindi “Il Priore“ (Prior Magnus) che avrebbe avuto l’onore e l’onere di nominare i componenti del Senatus, scelti, come detto, tra i più anziani di studi e si formare così il “temuto” (dalle matricole),”rispettato”, “Prestigiosissimo: ”S.P.Q.F” e cioè Il “Senatus Populus Que Foggianorum” che aveva compiti di vita e di tutto sulle povere matricole…!
Siccome eravamo tutti studenti sparsi per le varie facoltà italiane, quelli che facevano i pendolari e restavano quindi a Foggia, avevano il compito, nelle serate “fredde” trascorse ai giardinetti, di decidere il da farsi.
Durante i “lavori preparatori” della festa, venivano coinvolte anche le Amministrazioni locali (Comune, Provincia) che all’epoca, non mancavano di concedere il loro appoggio (anche economico); soprattutto il Comune dove, nello spazio antistante il suo ingresso, si celebrava il famoso e temutissimo “Processo Alla Matricola” e la consegna delle chiavi della citta.
Normalmente all'interno degli Ordini goliardici vi e’ una precisa gerarchia, che di solito i singoli membri percorrono, anche discendendo dai gradini più alti a quelli più bassi, in caso di demeriti. La successione tra Capi-Ordine può avvenire in vari modi, anche con il c.d. ammutinamento.
La tradizione goliardica vuole che l'anzianità di un goliarda sia misurata in base all'anzianità universitaria, che si misura in "bolli". La tradizione nasce dall'usanza, in vigore presso le università italiane, di apporre un timbro (bollo) per ogni anno di frequenza di uno studente presso l'ateneo. I "bolli" sono anche di frequente utilizzati per determinare, in una disputa dialettica che finisce in parità o in determinate situazioni formali, chi deve offrire da bere. Da qui il motto "pagat semper minus bolli". Alle maggiori cariche goliardiche è commisurato un numero simbolico di bolli. I goliardi sono pertanto così chiamati in base al loro numero di "bolli" effettivi: vale a dire dagli anni di iscrizione all’universita’.
Ogni anno “bollo” dava diritto ad apporre ciondoli e pendenti vari,secondo la “tassativa” regola seguente:
Per tradizione gli ammennicoli dovrebbero essere sempre donati, così come la feluca, o comunque dovrebbero rappresentare un evento, preferibilmente goliardico o connesso alla goliardia.
Nella nostra città i particolari cappelli dalla classica forma allungata, detti appunto feluca, che si indossano in questa occasione, erano venduti nel prestigioso negozio di “Veccia”, al corso Vittorio Emanuele di fronte all’ex Standa. Di colore diverso per ogni facoltà, erano il “capo” indispensabile ed obbligatorio per prendere parte alla festa. I “cappelli” venivano “addobbati” nei modi più diversi ma tutti, come detto, rigorosamente rispettosi delle “Leggi” vigenti”. La cosa che non doveva però mancare mai era il “fischietto” d’ordinanza.
Ogni facoltà ha ancora oggi, il suo colore. La cosa che non doveva mancare mai era il “fischietto” d’ordinanza. Tutti i “goliardi” erano poi avvolti in ampi e lunghi mantelli, anche questi colorati secondo precise regole.
IL GIORNO DELLA FESTA.
Opportunamente anticipata da festosi e goliardici cartelli che rivestivano i muri della nostra città, in particolare nei pressi delle scuole superiori, scritti nel linguaggio e con la dialettica tipica: il “latino maccheronico”, dai “ Rispettabili” Senatori del tempo e firmati dal Magnificus et Grandissimus Priore “annunciava” la festa per il giorno stabilito.
La mattina della festa naturalmente non si entrava a scuola, con il beneplacito e, a volte, la compiaciuta complicità dei presidi e professori. Tutti ci radunavamo davanti agli ingressi degli Istituti scolastici in attesa dell’arrivo degli “universitari”. Davanti ai giardinetti, sulle scale del Liceo classico e lungo Via Volta, la strada dove erano concentrate le scuole foggiane; era una bolgia di studenti in trepidante attesa degli universitari. Secondo la tradizione questo andare per le scuole era detto “Liberatio Scholarhum” perche’ appunto venivano liberati gli studenti delle scuole per farli partecipare alla festa.
L’arrivo del corteo della matricola era annunciato dal suono festoso di clacson di auto e fischietti. Gli universitari, divisi in gruppi e avvolti in mantelli scintillanti di colori e nastri dorati, con le loro Feluche multi decorate, si portavano innanzi alle scuole e “occupandole” simbolicamente, impedivano l’ingresso dei ragazzi mentre tutto intorno era uno “scappa scappa” delle matricole che, ovviamente, non volevano fare la parte della “pietanza!”
Inutile dire poi che vi era grande accoglienza e manifestazioni di affetto per tutti. Gli Universitari, divisi in gruppi, all’interno dei quali vi era sempre uno più anziano negli studi, dopo aver “manifestato” davanti alle scuole, si dirigevano verso il centro città per la c.d. “questua” cioè il “giro” per i negozi alla ricerca di “oboli”, non necessariamente monetari.
Altri gruppi, sempre per lo stesso motivo, si dirigevano invece verso gli “incroci” più importanti della città e sulla circonvallazione. Mi piace ricordare come l’accoglienza dei nostri concittadini in questa circostanza fosse altrettanto festosa e difficilmente si trovava qualche personaggio scontroso che rifiutasse di “collaborare” e partecipare simbolicamente alla raccolta dei “fondi”.
Tornando in città, dopo la “caccia” alla matricola che, con la sua Feluca vergine era facilmente riconoscibile, si erano intanto formati i cortei festosi e rumoreggianti che si sarebbero poi incontrati davanti al comune dove aveva inizio il momento “clou” della festa: quello del “processo alla matricola”
Unico modo per salvarsi, dalla “caccia”, da parte delle matricole era quella di mettersi sotto la “protezione” di un goliarda piu’ “anziano” e con più “bolli”, che avesse qualche influenza, o appartenesse al “senatus”
Il processo era condotto dal Prior Magnum e dal Senatus e,dopo la formulazione dei capi di accusa e l’interrogatorio della “matricola” si concludeva con un “Editto” verso cui naturalmente la “povera” matricola non aveva possibilità di appello.
Seguiva quindi il pagamento della “pena” da parte del “condannato”. La consegna delle chiavi della città da parte del sindaco e poi di nuovo il gran carosello di auto e persone verso i giardinetti e piazza Cavour dove ,intorno alla gloriosa fontana era uno sventolio meraviglioso di Feluche e mantelli colorati.
I gruppi di universitari, ai quali si aggiungevano naturalmente gli altri amici, si davano poi appuntamento nei vari locali della città per consumare “lauti” pranzi pagati anche grazie agli oboli conquistati in mattinata. La sera ci si vedeva tutti in discoteca oppure si andava a mangiare nei ristoranti o pizzerie e sino a tarda notte si cercava ancora qualche “spaurita” matricola da sottoporre alle “dovute “vessazioni…!!”
Grazie agli “studenti” iscritti all’Universita’ del Crocese dove, mi onoro di avere avuto un insegnamento, sono riuscito a venire in possesso di una vera “rarità”. Si tratta di una copia del famosissimo, giornalino che usciva, negli anni 60, in occasione della festa della matricola ed edito dal “comitato”, dal titolo “La Nocchia”. Quello, di cui riporto qualche pagina e che potrete leggere alla fine del capitolo, è relativo alla festa della matricola che si celebrò a Foggia il 27 e 28 dicembre 1961.
Sfogliando le pagine del giornalino si possono leggere “pezzi” e articoletti, tutti in rigoroso stile goliardico che portano la firma stimatissimi professionisti e tra i quali si citano: Lino Marchesiello, Enzo Cipriani, Marcello de Vivo, Savino Melillo, Gianfranco Natola, Paolo Pepe jr. Gianfranco Sannoner, Michele Abbatescianni, Franco Infantini e tanti altri, che, all’epoca avevano in mano “l’ordine goliardico foggiano.
…Questa, cari amici, era la “nostra” festa della matricola. Una festa che coinvolgeva, come ho più volte precisato, tutta la comunità e rappresentava un momento di coesione tra quanti già avevano intrapreso gli studi universitari e quanti stavano per intraprenderli. Sul finire degli anni ottanta e la metà degli anni 90, purtroppo la “Festa della Matricola” è andata in progressivo declino sino a scomparire quasi del tutto. E’ un peccato; proprio oggi che anche Foggia ha la sua Università non si riesce più ad organizzare una “bella” e “decente” festa della matricola che faccia rinascere antichi sentimenti, rivivere sane tradizioni e coinvolgere tutta la città. Eppure basterebbe poco, un po’ di giovani di buona volontà, tra i tanti che animano le nostre facoltà, e quel “pizzico “ di ritrovata goliardia per ridare vita e vigore a questa che era la festa di tutti gli studenti…Forza ragazzi: Svegliamoci… dal ”sonno!”