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La direttrice Gianna Fratta 'bacchetta' la collega Beatrice Venezi: “A Sanremo ci ha fatto tornare indietro di 50 anni”

Si fa chiamare al maschile sul palco dell'Ariston: “Ignorato un percorso di decenni”


“Ieri sera a Sanremo c'è stato un salto indietro di 50 anni per tutte le donne e gli uomini di questo paese e uno schiaffo in faccia alle tante che si sono battute e ancora si battono per la parità. Il cambiamento parte da noi: dalle direttrici e maestre d'orchestra che sanno di esserlo!”.

SUL PALCO. L'illustre direttrice d'orchestra foggiana, Gianna Fratta, anziché su un palco, questa volta sente di dover usare la sua bacchetta per redarguire la collega Beatrice Venezi che, sul palco dell'Ariston, ha dato il la – per restare in argomento musicale – al sottile maschilismo legato al linguaggio. Ma che cosa è successo? La giovane direttrice d'orchestra Beatrice Venezi, sul palco dell'Ariston, ospite a Sanremo al fianco di Amadeus, ha pensato bene di sdoganare un concetto tanto caro a chi parla di parità femminile ma non ancora coglie cosa significhi in realtà: “Per me quello che conta è il talento e la preparazione con cui si svolge un determinato lavoro” ha dichiarato Venezi. “Le professioni hanno un nome preciso e nel mio caso è 'direttore d'orchestra'” – ha poi aggiunto chiedendo ad Amadeus di chiamarla con il sostantivo maschile.

IL MESSAGGIO SBAGLIATO. Ma Gianna Fratta non ci sta: “Ecco come distruggere in un secondo, davanti a milioni di italiani, il cammino lungo e spesso tortuoso di migliaia di donne. Ecco come inanellare in una sola frase parole, perchè di concetti non mi pare opportuno parlare, in grado di ignorare contemporaneamente grammatica, lingua, processi, percorsi di decenni. Su Rai Uno – ammonisce - si veicola, in diretta, in prima serata, un messaggio pericoloso e diseducativo nella forma e nei contenuti, davanti a milioni di giovani”.

LA BATTAGLIA. La direttrice foggiana anticipa anche eventuali reazioni, dimostrando di conoscere bene il fenomeno. “Già li sento i vari "i problemi sono ben altri", "pensate ai contenuti", "le lotte non sono queste", "ministra è cacofonico", "il ruolo non ha sesso". Ci combatto da una vita – rivela - e grazie alle mie lotte di direttrice d'orchestra e alle lotte di tutte quelle prima di me, la signora di ieri può stare su un podio; cosa impensabile fino a qualche decennio fa”.

LA LINGUA. Gianna Fratta si sofferma anche sul linguaggio e su come possa diventare “strumento di emancipazione, di cambiamento, di parità”. “Riflettevo – prosegue - sul fatto che nessuna sarta si sognerebbe di dire 'Scusi, mi chiami SARTO, lo preferisco', mentre ancora esistono avvocate, direttrici d’orchestra, ministre che rivendicano il cosiddetto “maschile professionale”, retaggio di una sottocultura che degrada il femminile”. E qui giunge il suo messaggio principale: “Non è che siamo più autorevoli, credibili, competenti se ci facciamo chiamare col maschile, siamo solo meno consapevoli, dunque più insicure. Strano, poi, che più il lavoro è figo, altolocato, più numerose sono le donne dei no, scusi, preferisco ministro, prego mi chiami ingegnere, per cortesia, direttore, per carità, avvocato. Non è una rivendicazione femminista la mia – tiene a precisare - forse è una questione di politica di genere, ma soprattutto è una questione di consapevolezza. Non è una polemica o una battaglia sessista, tanto meno una recriminazione, è l'italiano, è la nostra lingua e come va usata. Il femminile di direttore c’è e può e deve usarsi.

LA STOCCATA AD AMADEUS. La direttrice d'orchestra foggiana chiama in causa anche Amadeus: “Che avrebbe potuto fare Amadeus? Se una ti chiede di chiamarla direttore devi chiamarla direttore potrebbe pensarsi!”. Ma lei va più a fondo: “Eh, no, non è che se ti chiedo di chiamare l'orchestra televisione la chiami così! Mi sarei aspettata da Amadeus un bel: 'Guardi, io la chiamo per come devo, per come si deve, per come la nostra lingua richiede, per come è corretto per lei e per tutte le donne'. Almeno lui poteva. Da lei, invece, evidentemente non ci si poteva aspettare di più”.

IL CAMBIAMENTO. In un crescendo rossiniano, Gianna Fratta non si ferma e lancia la stoccata finale: “I tempi sono maturi, anzi marci! Non sentiamoci più fighe a farci chiamare avvocato o direttore, che rischiamo solo di passare per persone che hanno bisogno di sentirsi “maschi” per essere considerate brave, nel migliore dei casi, per ignoranti, nel peggiore. E con noi chi ci asseconda. Il cambiamento parte da noi! Dalle donne e dagli uomini capaci di cambiare il mondo. Dalle direttrici e maestre d’orchestra che sanno di esserlo! Da chi non vuole lasciare il pianeta che ha trovato, ma cambiarlo in un mondo migliore e più giusto per tutti. Un mondo in cui la parità viene anelata ad ogni livello, in ogni modo, con ogni mezzo e il combattimento alle disuguaglianze, intolleranze, discriminazioni altrettanto”.

di Michele Gramazio


 COMMENTI
  • Lux

    07/03/2021 ore 00:18:24

    Giustissimo il discorso, che condivido. Peccato per l'incoerenza dell'autrice, che sulla nel suo sito si presenta come "direttore" http://www.giannafratta.com/biografia.asp
  • Giulius

    07/03/2021 ore 12:23:15

    Articolo assolutamente stucchevole e fuori contesto. Ricordo ai benpensanti che la lingua italiana non usa il genere per certi ruoli, che possono essere (anzi devono) essere ricoperti sia da uomini che da donne. Il direttore di un ufficio pubblico (così c’è scritto sulla porta) è un uomo o una donna. Il Sindaco (come testualmente recita la legge), l’Assessore, il Ministro, l’Avvocato si chiamano così e basta. Certe licenze linguistiche fanno ridere (l’Assessora) e non rendono giustizia alle donne. La Signora Fratta si concentri sul fatto che le donne in Italia sono minoranza nel mondo del lavoro, purtroppo. Certi ruoli sono esercitati prevalentemente da uomini, purtroppo. Si lavori su questo, non sul nome...questo è il classico femminismo sessantottino da salotto e senza sostanza. A proposito, la celebre “direttrice” Gianna Fratta dove ha mai diretto in maniera stabile? Quale grande orchestra??? Non mi sovviene nulla!
  • Giulius

    07/03/2021 ore 12:38:05

    Con la scusa che verificate il contenuto dei commenti, non pubblicate mai quelli non allineati. Siccome il mio precedente non è offensivo, ma semplicemente esprime un punto di vista differente, vorrei che lo pubblicaste. Altrimenti si passa alla censura, da una testata come la vostra non me lo aspetto. Cordialità
  • Adriana Di rocco

    07/03/2021 ore 14:57:09

    Non penso che cambiare la lingua italiana ci possa aiutare e non mi sembra che chiamarla direttore svilisca la sua femminilità..le battaglie sono altre e smettiamola di andare le une contro le altre con queste prese di posizioni andiamo sicuramente a favore dei maschi che sanno fare gruppo più di noi. Dal momento che non tutti i mestieri si possono declinare al femminile concentriamoci su altre cose a mio parere più importanti ad esempio la professionalità, la credibilità ecc. e non ci potranno più screditare.
  • Cinzio Gilioli

    07/03/2021 ore 15:18:59

    Paradossalmente questo lungo discorso è retrogrado nonostante le buone intenzioni. "Direttore d'orchestra" può essere considerato "unità linguistica" ? Sì. Una persona può esprimersi su come vorrebbe essere chiamata data la parità delle due espressioni? Sì. Una persona più che autorevole (Direttore dell'Accademia della Crusca) si è espressa sulla legittimità di poter utilizzare quell'espressione anche riferita ad una donna? Sì. Serve altro? No.
  • Simone

    07/03/2021 ore 19:52:22

    Credo sia esattamente l'opposto: l'appellativo maestro o avvocato ecc sono sostantivi in sé neutri perché indicano la professione, la qualità professionale che prescinde dal sesso maschile o femminile (frofessione è un sostantivo femminile tra l'altro), è come usare il termine uomo per indicare la specie umana, è neutro non c'entra nulla col sesso. Le competenze professionali sono neutre e trascendono il sesso maschile o femminile, invece indicare maestra o avvocatessa ecc significa mettere subito l'accento sul sesso di chi esercita la professione piuttosto che mettere l'accento solo sulle competenze professionali che prescindono dal sesso. Quindi se leggo avvocato penso alla competenza legale, se leggo avvocatessa penso che è donna prima ancora di pensare alle sue competenze e ripeto che le competenze in sé non hanno nulla a che vedere col sesso. Quindi indicare il sesso maetrta avvocatessa ecc è secondo me, proprio il retaggio sessista che ingenuamente si crede di levare quando invece lo si sta sottolineando. È la realtà del maschilismo che ancora è attivo che cerca di ammorbidirsi rinnegandosi proprio in questi meccanismi qua
  • Daniela

    09/03/2021 ore 01:13:03

    In questi giorni ho assistito a scontri generazionali più che alla solidarietà di persone che dovrebbero prodigarsi insieme per vivere in un mondo migliore. Giulius cosa ha di tanto criticabile il femminismo sessantottino? Ci sono state battaglie epocali in quel periodo e conquiste che hanno cambiato la vita sociale di questo Paese, di cui beneficiamo ancora oggi. Io credo che la sostanza sia il primo obiettivo per cui lavorare duro, ma la forma la aiuterebbe moltissimo nell'educare ed abituare a considerare normale "maestro e maestra" alla stessa stregua di "ingegnere ed ingegnera". Le parole al femminile per mestieri prevalentemente maschili e quelle maschili per mestieri prevalentemente femminili esistono nel vocabolario della lingua italiana, perchè non usarle? Maestro, maestra, balia, balio, ostetrico ed ostetrica...perchè non usare semplicemente direttrice, avvocatessa, medica? Non è una discriminazione sessista usare parole diverse per evidenziare il genere della persona a cui è riferita, ma il modo per non discriminare nessuno e riconoscere formalmente a tutti di svolgere qualsiasi mestiere si voglia, per certificare così la garanzia di questa possibilità. Pensiamo anche a chi un genere non ce l'ha, a chi è femmina nel corpo di un uomo e viceversa, diamo a loro la possibilità di scegliere come esprimersi e non ingabbiarsi in una classificazione forzata. Però una preghiera non pensiamo all'IO ma crediamo nel NOI, e non dimentichiamoci che la nostra esperienza è marginale, che esistono invece tante altre storie di discriminazione di genere, che spesso si risolvono in episodi di dolore da parte delle vittime.Qualsiasi aiuto per raggiungere l'obiettivo dovrebbere essere ben accetto.
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