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Il “dopo di noi” dei genitori di figli autistici in un romanzo privo di “falsa pietà”

La recensione a “Fame d’Aria” di Daniele Mencarelli

Il tour pugliese al seguito dei Presidi del Libro di Daniele Mencarelli, scrittore e poeta, parte in Capitanata nei giorni 23 e 24 maggio, rispettivamente alle ore 18 in Biblioteca di Foggia e, alle ore 11 del giorno dopo, presso l’Istituto P. Giannone di San Marco in Lamis. L’autore di “Tutto chiede salvezza” (prima libro apprezzatissimo edito da Mondadori, poi fiction Netflix di grande successo), è in giro con il suo nuovo romanzo dal titolo “Fame d’Aria” (Mondadori, 2023): una storia struggente che indaga il rapporto padre-figlio in seno all’autismo. Di seguito, la recensione a firma Cinzia Rizzetti.

SENZA FALSA PIETA’. “Fame d’aria” di Daniele Mencarelli non è un libro semplice… Anzi. Duro, senza falsa pietà, non fa sconti a nessuno. Non li fa alla vita ingenerosa, a Dio, alla società e soprattutto non fa sconti a Pietro, il protagonista, padre di Jacopo “neonato diciottenne” con una forma di autismo grave. Un orologio con le lancette che segnano sempre la stessa ora anche se si ode il suo ticchettio. Una sorta di meccanismo inceppato. Insopportabile la sua incomunicabilità, la staticità di un metallo freddo, che si mostra vivo solo perché invecchia.

AMORE NELL’ABISSO. Si avrebbe voglia di abbracciarlo Pietro, se solo te lo permettesse facendoti entrare nelle pieghe del suo dolore, incomprensibile a chiunque quel dolore non lo attraversa. Si vive tutta la sua disperazione e la rabbia nata dalla consapevolezza che quel figlio non era, e non lo sarebbe stato mai, un figlio sano. Crollano tutti i progetti fatti su quel bambino non ancora nato ma immaginato, così come ogni aspettativa. Ha smesso di amarlo, o così crede, proprio perché tradito in quelle aspettative di un'esistenza “normale”, fosse anche banale. Quell’amore scivolato nell’abisso che ha trascinato con sé la figura del padre eroe e sempre generosamente disponibile.

JACOPO NON FA NULLA. Con fare distaccato Pietro si sottrae a tutte le reazioni di ipocrita pietà, agli sguardi di compassione: «Jacopo non fa nulla, non parla, si piscia e si caca addosso» dice a chi osa domandare. Nulla cambia giorno dopo giorno, solo la rabbia che spesso diventa ira devastante, quella rivolta a quel Dio a lungo cercato, pregato, implorato che rimane muto e immoto. Un uomo senza più la fede ma soprattutto senza più speranza. Il personaggio così reale e non patinato, viene passato ai raggi X, operazione che riesce bene a Daniele Mencarelli che conosce la scrittura e ha dato prova del suo innato talento.

IL DOPO DI NOI. Un libro che si legge in apnea fino alla fine, e che con coraggio affronta un argomento spinoso come quello delle famiglie lasciate sole ad affrontare le disabilità gravi dei propri figli. Il “dopo di noi” a cui tutti i genitori pensano in quelle situazioni. Anche a questo libro è affidata la poesia dell’autore che appoggia con delicatezza tra una pagina e l’altra: amara, tenera, riservata.

AMORE POSSIBILE. Mencarelli riesce comunque a trasmettere la bellezza che si intravede anche attraversando l’Averno. Lo fa con i personaggi che Pietro incontra sul suo cammino che gli ricordano che è possibile provare ancora amore, che il suo cuore non è diventato un arido deserto e che forse la misericordia di Dio investe la sua vita in modo diverso con una nuova luce e una nuova forza. La risposta nelle mani tese alle sue tacite richieste d’aiuto. Una narrazione diversa dai precedenti “La casa degli sguardi” “Sempre tornare” e “Tutto chiede salvezza”, una storia d’amore tra padre e figlio che non sanno come esprimersi. Toccante, fa vibrare quei nervi scoperti lesionati dal destino e dalla vita. “Fame d’aria” di Daniele Mencarelli è una conferma del suo talento e della sua bravura.
  
Cinzia Rizzetti

di Redazione 


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