C’è una città di sopra e una città di sotto. Uomini e donne che si cercano e non si trovano, al di sopra. Uomini e donne che non si sono mai cercati ma che alla fine finiscono insieme, al di sotto. Strade, lassù. Prigioni, quaggiù. E poi ci sono le storie che mettono in comune queste due realtà, risalgono i sotterranei sino a trovare un varco di luce, unendo due mondi. Due città. Istanbul e Istanbul. Burhan Sönmez lo sa, l’ha scritto perché l’ha vissuto e domani sera, venerdì 9 giugno, alle ore 19, lo racconterà anche ai lettori e al pubblico di Foggia, in Piazza Giordano, all’aperto, ospite di rilievo internazionale della rassegna Libri & Dialoghi.
IL DECAMERONE DEI DISSIDENTI TURCHI. “Gli scrittori credono nell’osservazione e nella contemplazione, mentre i governi confidano nella sorveglianza. E noi, scrittori, osserviamo tutto, inclusi i governanti quando sono impegnati a mantenerci sotto sorveglianza”. Sono le parole del protagonista di questa “puntata” speciale di Questioni Meridionali, come sempre a cura del gruppo di lavoro di Spazio Baol insieme con lo staff della libreria Ubik: esprimono il taglio di un’opera e, soprattutto, di uno scrittore e intellettuale che ha vissuto sulla propria pelle la durezza delle forze di sicurezza turche. Esiliato dalla Turchia, suo paese, torturato, in pericolo di vita, Burhan Sönmez è stato curato in Inghilterra con il sostegno della fondazione Freedom From Torture, dove ha trovato lo slancio giusto per intraprendere la sua carriera di scrittore impegnato. “Confinato a letto per molti mesi – ha raccontato più volte – ho realizzato che avrei dovuto scrivere, e ho iniziato a credere alle cose belle che possono scaturire da un brutto incidente”. “Istanbul, Istanbul”, pubblicato da Nottetempo e tradotto in oltre venti lingue, raccoglie l’eco delle sue esperienze di vita ma anche la forza immaginativa della sua straripante scrittura, tanto da essere definito “Il Decamerone (sottoterra) dei dissidenti turchi”. A conversare con lo scrittore – che si avvarrà della traduzione del docente di lingua inglese Michele Russo – ci saranno Salvatore D’Alessio e Sergio Colavita, rispettivamente Ubik e Spazio Baol. Inoltre, nel pomeriggio di venerdì 9 giugno, l’autore incontrerà i detenuti della Casa Circondariale di Foggia, ospite del ciclo Lib(e)ri dentro a cura del Centro Studi Diomede e del CSV Foggia.
LA TRAMA DEL LIBRO. “In realtà è una storia lunga, ma sarò breve. Non si era mai vista una nevicata cosí a Istanbul. Quando, nel cuore della notte, due suore lasciarono l’Ospedale Saint George di Karaköy, sotto le grondaie era pieno di uccelli morti. Nel mese di aprile, il gelo aveva flagellato i fiori dell’albero di Giuda e il vento, tagliente come una lama, sferzava i cani randagi. Dottore, tu hai mai visto la neve ad aprile? In realtà è una storia lunga, ma sarò breve”. Una cella, quattro uomini, dieci giorni, una moltitudine di storie: un dottore, un barbiere, uno studente e un vecchio rivoluzionario sono incarcerati in una stanza angusta e gelata nei sotterranei di Istanbul. Fra gli interrogatori, le torture, il tempo sospeso e l’immobilità forzata cui sono inchiodati, scoprono l’incanto e il potere della parola come unica via di fuga possibile. I protagonisti di questo libro, come nel Decamerone, trascorrono il tempo della loro segregazione raccontandosi storie ed è così che, in una narrazione corale, svelano il filo che li lega e il motivo per cui si trovano imprigionati: nella Istanbul sopra la cella, quella che vive e brulica tra bellezza e orrore, qualcosa sta per accadere, un cambiamento, una rivoluzione… Ed è la città, con tutti i suoi contrasti, le sue contraddizioni e le infinite realtà che la compongono, la vera protagonista del libro: la Istanbul “di sopra” insieme alla Istanbul sotterranea, quella della speranza e della luce mescolata – fin dal titolo – alla sua gemella, quella dell’ombra, dell’arroganza degli uomini, della brutalità del potere.
L’AUTORE. Burhan Sönmez è nato ad Ankara nel 1965, dov’è cresciuto parlando turco e curdo. Avvocato specializzato in diritti umani, vive tra Cambridge e Istanbul e insegna Letteratura all’Università ODTU di Ankara. Ferito durante uno scontro con la polizia turca nel 1996, è stato curato in Gran Bretagna col sostegno della Fondazione “Freedom for Torture”. Ha cominciato a scrivere nei lunghi mesi di riabilitazione e oggi i suoi romanzi sono tradotti in più di venti paesi. In Italia è uscito nel 2014 Gli innocenti, per il quale ha ricevuto il Premio Sedat Simavi.
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