Il tour delle “Otto montagne” di Paolo Cognetti fa tappa in Capitanata: tutta la qualità di uno scrittore
Stasera, alla Ubik di Foggia. Lunedì alla Kublai di Lucera
Il famoso critico e intellettuale americano James Wood diceva che la letteratura è la cosa più vicina alla vita. Un assunto semplice ma profondo: quanto basta per definire l’ultimo romanzo dello scrittore non ancora quarantenne Paolo Cognetti, milanese di nascita, “montanaro” per vocazione, giunto finalmente alla sua piena consacrazione letteraria. Stasera, ore 19, nello spazio live della libreria Ubik – che lo invitò tre anni fa insieme con la Piccola Compagnia Impertinente a presentare il suo precedente lavoro, “Sofia si veste sempre di nero” (minimum fax) – lo scrittore presenta il suo libro, “Le otto montagne” (Einaudi, 2016), già caso letterario prima di “uscire” in Italia, tradotto in circa trenta paesi. Lunedì 13 febbraio poi, dopo un passaggio a Locorotondo, l’autore chiude il suo breve tour pugliese con la presentazione lucerina alla libreria Kublai, alle ore 20.
L’AMICIZIA, IL RAPPORTO CON IL PADRE, LA FATALITA’: I GRANDI TEMI. “Si può dire che abbia cominciato a scrivere questa storia quand'ero bambino, perché è una storia che mi appartiene quanto mi appartengono i miei stessi ricordi. In questi anni, quando mi chiedevano di cosa parla, rispondevo sempre: di due amici e una montagna. Sì, parla proprio di questo”. Nelle parole di Paolo Cognetti, tutta la semplicità e la forza di una storia che si rifà ai grandi temi universali: l’amicizia, innanzitutto, ma anche il rapporto padre-figlio, la formazione e la crescita di un ragazzo che diventa – e se ne accorge – uomo. E la fatalità, anche, senza anticipare nulla della vicenda narrata: incalzante, essenziale, pulita. “Le otto montagne nasce col respiro lungo di un classico” ha detto Maurizio Crosetti su la Repubblica: “un meteorite di altri tempi dentro un universo a volte in fuga dai grandi temi”. Definizione perfetta che rende giustizia al talento dello scrittore milanese, con ogni probabilità giunto alla piena consacrazione della sua carriera letteraria.
LA TRAMA DEL LIBRO. Pietro è un ragazzino di città, solitario e un po' scontroso. La madre lavora in un consultorio di periferia, e farsi carico degli altri è il suo talento. Il padre è un chimico, un uomo ombroso e affascinante, che torna a casa ogni sera dal lavoro carico di rabbia. I genitori di Pietro sono uniti da una passione comune, fondativa: in montagna si sono conosciuti, innamorati, si sono addirittura sposati ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo. La montagna li ha uniti da sempre, anche nella tragedia, e l'orizzonte lineare di Milano li riempie ora di rimpianto e nostalgia. Quando scoprono il paesino di Grana, ai piedi del Monte Rosa, sentono di aver trovato il posto giusto: Pietro trascorrerà tutte le estati in quel luogo «chiuso a monte da creste grigio ferro e a valle da una rupe che ne ostacola l'accesso» ma attraversato da un torrente che lo incanta dal primo momento. E lì, ad aspettarlo, c'è Bruno, capelli biondo canapa e collo bruciato dal sole: ha la sua stessa età ma invece di essere in vacanza si occupa del pascolo delle vacche. Iniziano così estati di esplorazioni e scoperte, tra le case abbandonate, il mulino e i sentieri più aspri. Sono anche gli anni in cui Pietro inizia a camminare con suo padre, «la cosa più simile a un'educazione che abbia ricevuto da lui». Perché la montagna è un sapere, un vero e proprio modo di respirare, e sarà il suo lascito più vero: «Eccola lì, la mia eredità: una parete di roccia, neve, un mucchio di sassi squadrati, un pino». Un'eredità che dopo tanti anni lo riavvicinerà a Bruno. Paolo Cognetti, uno degli scrittori più apprezzati dalla critica e amati dai lettori, entra nel catalogo Einaudi con un libro magnetico e adulto, che esplora i rapporti accidentati ma granitici, la possibilità di imparare e la ricerca del nostro posto nel mondo.
L’AUTORE. Paolo Cognetti nasce a Milano nel 1978. Ha realizzato per minimum fax la serie Scrivere / New York, nove puntate su altrettanti scrittori newyorkesi, da cui è tratto il documentario Il lato sbagliato del ponte, viaggio tra gli scrittori di Brooklyn. La sua passione per New York si è concretizzata in due guide: New York è una finestra senza tende (Laterza 2010) e Tutte le mie preghiere guardano verso ovest (edt 2014). Per Einaudi ha curato l'antologia New York Stories (2015) e ha pubblicato il romanzo Le otto montagne (2016). Con minimum fax, in precedenza, ha pubblicato Manuale per ragazze di successo (2004), Una cosa piccola che sta per esplodere (2007), vincitore, tra gli altri, del Premio Fucini, del Premio Settembrini e finalista al Premio Chiara, Sofia si veste sempre di nero, selezionato al Premio Strega 2013 e A pesca nelle pozze più profonde. Meditazioni sull'arte di scrivere racconti. Il suo blog, molto seguito, è paolocognetti.blogspot.it.
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