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MACCHEMUSICA/ Gadjos: lo spirito zingaro dei rocker

La rubrica curata da Simona Auciello e Alessandro Cavotta

Per la rubrica di Foggia Città Aperta, ‘MACCHEMUSICA’, a cura di Simona Auciello e Alessandro Cavotta. Per scoprire giovani talenti e conoscere artisti.

I GADJOS. Sono un quartetto pop-rock italiano di Barletta, nati da un’idea di Luca Raguseo nel 2007 e consolidatesi nel tempo dopo vari cambi di formazione. Il significato del nome Gadjos: “stranieri” è del tutto personale, vago e aperto a molte interpretazioni, ma l’animo che emerge da questa live band è proprio quella del viaggiatore e il suo eterno bisogno di andare oltre, sperimentare e affrontare nuove soluzioni musicali che rispecchino, nella fusione di testi in italiano ed emozioni in musica, tutte le esperienze vissute in persona da condividere con il pubblico. La formazione attuale si compone di Luca Raguseo (voce), Claudio “Renton” Doronzo (basso), Raffaele Riefoli (chitarra), Nicola Lacerenza (batteria). 
Dalla vostra biografia vi definite una band pop-rock italiana. Come possono convivere questi due generi musicali in un’unica band?
Sembra che il pop e il rock siano cose distinte e separate, ma noi riteniamo che ci sia una cattiva educazione sui generi musicali, perché alla fine il pop riguarda tutti i generi. Ci hanno dato l’abitudine di scindere le cose, ma la parola pop in fondo sta per popolo, e la scommessa è quella di far piacere nuovamente un genere che già dal 2006, momento in cui abbiamo cominciato a suonare, si dava per morto. La situazione è addirittura peggiorata negli anni. Anzi, direi che il rock più che morto oggi si è decomposto.
Quanto influisce l’influenza litfibiana nei vostri pezzi, e come è stato aprire uno dei live di Pelù a Firenze.
Abbiamo partecipato ad un contest indetto da Virgin Radio gareggiando più di 700 band. Solo 5 avrebbero avuto la possibilità di esibirsi davanti a Ghigo e Piero Pelù, e noi abbiamo avuto la fortuna di essere tra quelli.Siamo piaciuti così tanto che siamo stati chiamati nel 2012 ad aprire il live dei Litfiba al loro raduno del fanclub al ViperTheatre di Firenze. Per quanto riguarda l’influenza, si certo ovvio che c’è, io (dice Luca) sono nato con i Litfiba fin da quando ero piccolo, però poi una volta intrapreso il lavoro da musicista, la mia conoscenza musicale ha dovuto per forza espandersi. Mi sento molto più legato all’hard rock americano, sono un fissato dello street rock, ad esempio per citarne alcuni Guns N’ Roses, Metallica, SkidRow. La mia caratura musicale è molto più americana, la nostra musica ha una matrice hard rock ma spazia tra differenti generi. Non riusciamo a dare davvero una definizione precisa del nostro genere, perché ci abbiamo messo la lirica, l’etnia, l’opera, l’elettronica amiamo sperimentare, ogni brano è diverso dall’altro.
Generazione è uno dei brani che a distanza di anni risulta ancora molto attuale, raccontateci un po’ la storia che c’è dietro questo brano.
Generazione l’ho scritto nel primo periodo talent, parliamo addirittura del Grande Fratello. Il fatto che a decidere le sorti delle persone, chiamiamoli attori o persone comuni, sia un televoto, sembra proprio una metafora che ha fatto scattare un sistema di lobotomizzazione della libertà. Di libero, di vero, di istintivo di reale da reality non c’è più niente. La tematica che ci sta più a cuore è proprio la sorte delle generazioni future, e noi abbiamo scritto quella canzone proprio perché siamo stati testimoni della fine di un’epoca e dell’inizio di un’altra peggiore di quanto ci aspettassimo. E la canzone Generazione a distanza di anni, la suoniamo in altri arrangiamenti, maci sta molto a cuore, e la cosa che alla gente arriva il nostro messaggio e la gente ci riempie di complimenti durante i live.
Parliamo delle copertine dei due album. A cosa vi siete ispirati per la creazione degli stessi.
L’artwork di Bordellandia è la continua del primo artwork del disco Il Viaggio, dov’è raffigurata una bellissima donna molto glam con i tratti da gitana. L’immagine è stata scelta per collocare la nostra di immagine. Unificare un’icona glamrock, con lo spirito zingaro che ci contraddistingue. Nel primo disco la donna camminava sulla strada e ai lati c’erano delle sagome di umani tutti perfettamente in fila nella stessa posizione con la testa a forma di schermo televisivo rivolta verso la donna che si avvia senza una meta. E’ una metafora per descriverecome ci sentiamo noi nella contemporaneità, tra gli omologati e quello che non provano le nostre stesse emozioni, passioni, che non condividono gli stessi atteggiamenti e stili di vita. Invece nel secondo album, Bordellandia, la copertina rappresenta la stessa donna con la sacca da viaggio legata ad un bastone, rispecchia lo stereotipo della vita di tutti i giorni, quindi come in un teatro sono raffigurati i tronisti, i giudici che condannano i criminali come in una sorta di spettacolo.
State lavorando ad un nuovo album. C’è qualche notizia che potete anticiparci?
Siamo ritornati a lavorare nella concezione di basso, batteria e chitarra. Vogliamo restituire alla chitarra un ruolo di prima donna perché nei precedenti lavori c'è stato un utilizzo massiccio delle tastiere. Invece abbiamo voluto lavorare per sottrazione a questo giro, abbiamo recuperato l'amore per i silenzi nella musica, gli spazi, che sono fondamentali. Ho già scritto tanti brani, stiamo attualmente lavorando sugli arrangiamenti. La tematica è un omaggio a noi musicisti deiGadjos, perché nel primo disco abbiamo parlato del nostro viaggio musicale e le paure di affrontare questo primo step, il confronto con il pubblico, il confronto con le prime critiche, le paure le ambizioni, l'adrenalina, tutto ciò che comporta le bellissime emozioni che provano le band emergenti che compongono musica. Il secondo disco Bordellandia è stato un viaggio nell’introspezione, nella parte più oscura della società, con l'occhio rivolto alle nuove generazioni, ai ragazzi che fanno una gran fatica a trovare una propria dimensione bombardati così come sono dai social.E invece quest’ultimo lavoro sarà un album rock e avrà della grande ironia Sarà divertente e sarà più che altro basico. Lavoreremo su brani della durata di circa tre minuti,quindi sulla forma molto veloce ma efficace e siamo molto fiduciosi che verrà fuori un gran lavoro che vedrà la luce alla fine dell’anno.


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di Redazione 


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