"Mala movida", il Comune commenta l'ordinanza: "Nessun intento punitivo ma la socialità deve rispettare le regole"
“Non c’è alcun intento punitivo o vessatorio nei confronti di chicchessia, ma la socialità non può prescindere dal rispetto per le regole e per le persone, e dalle doverose e necessarie garanzie di sicurezza”. E' questo il commento della sindaca Maria Aida Episcopo all'ordinanza contro la "Mala movida", emanata oggi e pronta a entrare in vigore venerdì 14 marzo per tre mesi (LEGGI: "Mala movida", ordinanza della sindaca: divieti e limitazioni su musica e alcol)
GLI ASSEMBRAMENTI. “La situazione - ribadisce l'assessora alla Polizia Locale, Daniela Patano - non era più sostenibile in particolare in aree fortemente interessate dagli assembramenti, e abbiamo adottato per un periodo sperimentale di tre mesi misure equilibrate che contemperano opposte esigenze, cercando di non penalizzare le attività commerciali intervenendo però per tutelare la sicurezza e la salute delle persone, in particolare dei più giovani se non addirittura minorenni, e il decoro urbano”.
L'INDOTTO. “La ‘movida’ - evidenzia l’assessore alle Attività produttive Lorenzo Frattarolo - genera un significativo indotto economico ed è indice di vitalità, necessita di azioni ed interventi per evitare derive spiacevoli, soprattutto per riguardo di chi opera nel commercio in conformità con le regole vigenti ed è penalizzato da chi agisce invece in maniera spregiudicata”.
I CONTROLLI. “Il personale della Polizia Locale - conclude il comandante Vincenzo Manzo - continuerà ad essere presente e vigile nel centro cittadino e nel centro storico in particolare, auspicando in comportamenti corretti e rispettosi da parte degli operatori e dei cittadini”.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.