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Pedinamenti elettronici e conoscenza del territorio: così è stato arrestato il presunto assassino di Franca Marasco

Conoscenza del territorio, ascolto delle fonti, intercettazioni e attenzione ai minimi dettagli. E’ così che è stato arrestato il 43enne Moslli Redouane, gravemente indiziato dell’omicidio di Franca Marasco, la tabaccaia di Foggia uccisa nella sua attività lo scorso 28 agosto (Leggi anche: Ha confessato l’omicida di Franca Marasco, assassinata per 75 euro: “Chiedo scusa alla famiglia e a tutti: non volevo ucciderla”). 

LE INDAGINI. Un’operazione complicata, come spiegato durante la conferenza stampa al comando provinciale dei Carabinieri di stamane, data dalla scarsa visibilità del soggetto che al momento della rapina indossava una mascherina e si è successivamente cambiato d’abito per poi fuggire a Napoli. “Siamo arrivati a questo arresto dopo aver raccolto una quantità davvero elevata di telecamere che ci ha consentito di ricostruire il percorso del presunto autore di questo omicidio sia in avvicinamento che in allontanamento rispetto all’obiettivo – spiega Michele Miulli, Comandante provinciale dei Carabinieri di Foggia -. E’ stata una attività difficile e complessa perché non avevamo alcun punto di partenza né indicazioni sulle caratteristiche della persona che avesse compiuto questo efferato delitto. Abbiamo visionato diverse ore anche di filmati anche inutili ma che non potevamo sottovalutare, e in questo modo abbiamo individuato il punto in cui il soggetto si è disfatto degli abiti della rapina che poi è sfociata in omicidio, e successivamente siamo riusciti a dare un nome al soggetto, accertando che era qui da un mesetto”. Battuti tutti i luoghi frequentati dai senza fissa dimora che hanno portato al dormitorio in cui si era poggiato il marocchino. A dare una mano alle indagini anche l’individuazione dell’acquirente di uno dei due cellulari sottratti nella tabaccheria e le intercettazioni telefoniche. 

LE TELECAMERE. Oltre 25 le telecamere visionate dagli inquirenti per un totale di oltre 50 ore di registrazione. E proprio sul punto della videosorveglianza si concentra il Procuratore Capo della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro: “La collaborazione dei cittadini è fondamentale, in questo caso però non c’era alcun testimone in riferimento all’episodio. Diventano fondamentali le videoriprese ma anche in questo caso è stato complicato perché non c’erano telecamere né nell’esercizio commerciale né nelle vicinanze, e questo ha comportato un aggravio di lavoro non indifferente. Se una città non è sufficientemente illuminata e non è munita di videoriprese non solo è oggettivamente meno sicura ma ha un riflesso soggettivo: se io non mi sento sicuro non sono propenso a collaborare e denunciare”. Un caso che ha fortemente coinvolto la città che ha apprezzato il lavoro svolto dall’Arma come ha sottolineato la telefonata del piccolo Giovanni, un bimbo di 7 anni di Foggia che ha chiamato il Comando provinciale per fare i complimenti ai carabinieri. “E’ stato bello perché esprime un sentimento diffuso che si è percepito nella città sull’apprezzamento dell’attività svolta dall’Arma”, spiega Vaccaro. E chissà che Giovanni domani non diventi un Carabiniere al servizio della città.

di Saracino Nicola


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