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Tra Pantere Nere, Clash e wrestler psichedelici, la galleria di Benvenuto è un avamposto metropolitano

La mostra del famosissimo street artist, Obey

“Against the tide”: controcorrente. È il titolo scelto personalmente da Giuseppe Benvenuto per la mostra di Shepard Fairey, meglio noto come Obey, street artist di fama internazionale di cui è possibile ammirare diciotto opere nella Contemporanea Galleria d’Arte di Foggia, in Viale Michelangelo 65 (10-13; 16-20, festivi inclusi).

YES, WE CAN. Inaugurata lo scorso 14 ottobre davanti a un buon numero di appassionati, la mostra racconta lo stile di un artista impegnato, in grado di trasformare i suoi manifesti in qualcosa di unico, dall’afflato fortemente impattante. A lui si deve, tra le altre, la celeberrima icona di Barack Obama realizzata durante la campagna elettorale del 2008, quella dell’altrettanto famoso “yes, we can” in grado di rappresentare, mediante il ritratto del futuro presidente, tutta la carica rivoluzionaria di un messaggio politico.

DA BANKSY A OBEY. “L’intento è quello di continuare sulla scia di Banksy – dichiara Benvenuto, che ha curato la mostra viestana appena terminata dedicata all’artista più famoso del mondo – inserendo anche questo territorio nei circuiti internazionali. La street art ti permette di farlo, ti apre al resto del pianeta: Obey è come Banksy e i pezzi selezionati in questa mostra fanno tutti parte di serie limitatissime, lavori unici che è possibile ritrovare in pianta stabile in città come Roma o Mosca, nei musei nazionali”.

LA PANTERA NERA. È il caso della serie “Giant Nubian”, in cui spicca “Angela Nubian”, ritratto su manifesto (nono di diciannove pezzi numerati) che evoca la Pantera Nera Angela Davis, simbolo della lotta antirazzista degli afroamericani durante gli anni ’60 e ’70. L’opera è tra le diciotto selezionate nell’esposizione di Viale Michelangelo e rappresenta una delle principali direttive dell’arte di Obey: la denuncia delle discriminazioni razziali – non è un caso che l’artista destini parte del ricavato di questa serie di opere al movimento “Black Lives Matter”.

IL WRESTLER PSICHEDELICO. Sulla medesima parete fa da contraltare all’impegnatissimo pezzo “nubiano” un giocoso e dissacrante “classico” di Shepard Fairey: la riproposizione – qui in chiave psichedelica, come da titolo – del famigerato wrestler Andre The Giant. Quella dedicata al lottatore americano è una serie che segna la carriera di Obey sin dai suoi esordi, quando lo immortalava, sempre in versioni diverse e diversamente decostruite, per le strade delle principali città americane – i suoi sticker divennero ben presto virali.

I CLASH E CHOMSKY. Dal movimento nero al wrestling, passando per il punk dei Clash, ispiratori dell’opera che immortala il filosofo e linguista Noam Chomsky, anch’essa tra le diciotto perle della mostra di Foggia. “Chomsky”, questo il titolo, richiama la canzone della celebre band inglese dal titolo “The Magnificent Seven”, in cui il filosofo è citato in qualità di pensatore fuori dal sistema – l’opera riporta proprio un verso del brano dei Clash.

AVAMPOSTO METROPOLITANO. E se il famoso “Paint it black” riconduce Obey sui consueti binari della denuncia – il pezzo proposto in Viale Michelangelo è il n. 14 di una serie unica di 19 – le doratissime riproposizioni di copertine di vinili da lui realizzate danno un tocco di leggerezza all’esposizione, risaltando sullo sfondo “nero urban” voluto dal gallerista che, per l’occasione, ha resinato anche il pavimento della sua maison. Musica techno e proiezione di un docu-film in lingua originale, infine, completano l’allestimento, trasformando la galleria di Viale Michelangelo in un piccolo avamposto metropolitano.

di Alessandro Galano


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