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L’Arcipelago Gulag della storia italiana, vista dal Sud: per Pino Aprile fu genocidio

Domani, venerdì 17 giugno, ore 19 in Piazza Giordano: “Carnefici”

Orgoglio, riscatto. Meridione e meridionalismo. Rivisitazione storica allo scopo di accertare dei dati che in realtà sono vite umane. Anzi, peggio ancora, nella versione dell’autore e giornalista di Gioia del Colle, sono vere e proprie morti. Tante, tantissime, tanto da insinuare una parola ingombrante: genocidio. Pino Aprile torna sull’argomento “terroni”, come titolava il suo primo lavoro di taglio storico e (anti)risorgimentale, forte di 250mila copie vendute e traduzioni in tutto il mondo. E domani sera, venerdì 17 giugno, alle ore 19, torna nella città di Foggia, in Piazza U. Giordano, ospite di spicco della rassegna “Libri e dialoghi” organizzata da Ubik e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Foggia, per presentare il suo nuovo libro, “Carnefici” (Piemme, 2016). A conversare con Pino Aprile, il giornalista e scrittore Raffaele Vescera e il direttore del quotidiano l’Attacco, Piero Paciello. L’indomani poi, sabato 18 alle ore 21, l’autore sarà a Biccari, in Piazza Municipio con il sindaco Gianfilippo Mignogna e Giuseppe Quartucci, mentre domenica mattina, alle ore 11, presenta il suo libro anche a Lucera, a Palazzo D'Auria con Giuseppe Trincucci.

“ECCO LE PROVE DELLA STRAGE DEGLI ITALIANI DEL SUD”. Cinque anni di ricerca sulle fonti per approdare ad una conclusione difficile da mandare giù, soprattutto dal punto di vista storico-accademico. Un libro che si pone a coronamento di una serie di precedenti pubblicazioni che, se non altro, hanno posto le basi di un riscatto meridionale e meridionalistico che ha trovato in questo autore e giornalista la propria stella polare. “Se mancavano ancora prove – si legge nella quarta di copertina di “Carnefici” – ora le ha trovate tutte, al termine di un’incalzante e drammatica ricerca durata cinque anni. E sono le prove di un genocidio. Perché è questo l’ordine di grandezza che emerge dall’incrocio dei risultati dei censimenti disposti dai Savoia (nel 1861 e nel 1871) e dei dati delle anagrafi borboniche: un genocidio. Centinaia di migliaia di persone scomparse è la cifra della strage di italiani del Sud compiuta per unificare l’Italia. Si scopre, così, di come venivano rasi al suolo paesi interi, saccheggiate le case, bruciati vivi i superstiti. Si apprende come avvenivano i rastrellamenti degli abitanti di interi villaggi, e li si sottoponeva a marce forzate di decine di chilometri, e a torture. Ci si imbatte in fucilazioni a tappeto di centinaia di persone”.

IL “GULAG ITALIA”. Una rivisitazione del periodo trionfale dell’Italia che chiama come termine di paragone nientemeno che l’Arcipelago Gulag dello scrittore (ed eroe) russo Aleksandr Solženicyn, nella sua epocale disamina impegnato a denunciare le violenze subìte dai cosiddetti “nemici del popolo”, processati e incarcerati dal mastoide burocratico-violento messo in atto da Stalin e dai suoi seguaci nella Russia post-rivoluzionaria. Pino Aprile parla proprio di una organizzazione precisa con deportazioni, campi di concentramento, epidemie. “Per molto meno – si legge ancora, nel suo libro – sono stati processati e condannati ufficiali e gerarchi nazisti. Ma in Italia, invece, agli autori di quei crimini di guerra sono andate medaglie, promozioni e, talvolta, piazze e strade dedicate in quegli stessi paesi che insanguinarono. Monumenti ai carnefici”.

L’AUTORE. Giornalista e scrittore, pugliese residente ai Castelli Romani, Pino Aprile è stato vicedirettore di Oggi e direttore di Gente. Per la Tv ha lavorato con Sergio Zavoli all’inchiesta a puntate “Viaggio nel Sud” e al settimanale del Tg1, Tv7. È autore di saggi accolti con successo e tradotti in diversi paesi. Terroni, uscito nel 2010 e diventato un vero e proprio caso editoriale, e i successivi Giù al Sud, Mai più terroni, Il Sud puzza e Terroni ’ndernescional hanno fatto di Aprile il giornalista “meridionalista” più seguito in Italia e gli sono valsi molti premi, tra cui il Premio Carlo Levi nel 2010, il Rhegium Julii nello stesso anno e il Premio Caccuri nel 2012.

di Redazione 


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