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Dal PNRR oltre 50 milioni di euro per il “ghetto” di Borgo Mezzanone, le proposte di FLAI e CGIL

Dopo l’annuncio dei finanziamenti del PNRR la CGIL e la FLAI hanno tenuto una conferenza stampa a Borgo Mezzanone per illustrare le loro proposte. “Gli oltre 200 milioni - scrivono i sindacati - stanziati dal Ministero del Lavoro a valere sulla “Missione 5 Integrazione e Coesione” del PNRR, per superare gli insediamenti abusivi degli operai agricoli, ben 100 milioni interessano la Puglia e di questi oltre la metà riguardano la pista di Borgo Mezzanone. Come si legge nel comunicato del Ministero l’intervento è parte di una strategia complessiva di lotta al caporalato e allo sfruttamento dei lavoratori. Un intervento che è in esecuzione del Piano strategico contro il caporalato in agricoltura varato nel 2020. Sempre nella nota ministeriale si legge come con successivi provvedimenti, in accordo con le Amministrazioni regionali e locali, saranno definite le procedure per l’assegnazione delle risorse e la presentazione dei progetti.

LA VISIONE STRATEGICA. “CGIL e FLAI - continua la nota - vogliono ribadire la necessità che questo intervento sia dentro quella visione strategica che mette assieme il richiamato piano triennale, la Legge 199 simbolicamente intitolata a Paola Clemente, quanto previsto nella Rete del lavoro agricolo di qualità, le progettualità già avviate sul territorio dalla Regione assieme alle amministrazioni locali, alla rete di associazioni, alla rappresentanza del mondo del lavoro. Così come vanno incrociate e integrate le misure di intervento, perché complesso è il piano di aggressione al potere radicato e storicizzato del caporalato in queste terre. Pensiamo alle risorse stanziate dalla Regione proprio per superare i ghetti così come per predisporre trasporti dedicati soprattutto nei periodi di massima presenza di manodopera legata alla ciclicità dei raccolti. Se non si aggrediscono assieme le fragilità che conferiscono spazio di azione al caporalato, se si pensa di risolvere solo con la questione accoglienza il tema e non intervenendo ad esempio anche sull’intermediazione tramite la rete pubblica di centri per l’impiego, non avremo ottenuto i risultati sperati”.

CANCELLARE I GHETTI. “Quello che va in ogni caso detto - proseguono FLAI e CGIL - è che questa mole di risorse deve servire affinché i ghetti siano cancellati dalla mappa di questa regione, non per abbellirli, magari sostituendo alle baracche dei moduli abitativi. Non può essere questa la logica dell’integrazione e dell’inclusione. Così come a livello nazionale si dovrà una volta per tutte intervenire sulla legge Bossi-Fini: qualsiasi intervento che non considera i fabbisogni di manodopera e la presenza di lavoratori senza permesso anche se presenti da anni sul nostro territorio, ci sarà sempre qualcuno che magari in un altro luogo farà sorgere un insediamento abusivo e fatiscente. Occorre dare risposte anche di cittadinanza per sconfiggere la piaga dello sfruttamento.

LE PROPOSTE. Quanto alle azioni integrate, nel Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022 elaborato dal Ministero del Lavoro, al quale hanno contribuito in modo fondamentale le organizzazioni sindacali, attraverso la mobilitazione ma assieme con proposte, idee e soluzioni, sono definite le priorità per la prevenzione e il contrasto allo sfruttamento:
- Attività di vigilanza e ispezione
Raccordo tra i vari servizi ispettivi e di controllo e potenziamento del personale, operando secondo logiche di intelligence rispetto stagioni colturali e maggiore presenze di manodopera
- Qualità della filiera produttiva
Una giusta retribuzione per gli operatori della filiera produttiva agroalimentare, spesso schiacciati tra intermediari, chi trasforma, chi commercializza, oltre a subire il dumping di chi non rispetta le leggi e i contratti
- Intermediazione e servizi per il lavoro
Il potenziamento in termini di risorse strumentali e di personale dei servizi per l’impiego, capace di far incontrare offerta e domanda di lavoro agricolo in modo efficace e tempestivo
- Potenziamento della Rete del lavoro agricolo di qualità
La Rete e le sue sezioni avrebbero dovuto svolgere un ruolo chiave nel costruire azioni di prevenzioni sui territori. Ma la partecipazione delle imprese è ancora scarsa. Le imprese di fatto boicottano ogni strumento di contrasto allo sfruttamento.
- Trasporti
La questione del trasporto per e dai luoghi di lavoro è una delle leve fondamentali per la lotta allo sfruttamento, dove in assenza di un servizio pubblico o comunque organizzato dal pubblico lucrano e speculano i caporali. Ci sono risorse stanziate dalla Regione per organizzare corse speciali e costruire su misura nella stagione delle grandi raccolte, che necessitano della collaborazione delle imprese, della conoscenza della forza lavoro che si sposta. Anche in questo caso laddove sono state chiamate le imprese a collaborare le risposte sono state pallide o del tutto inesistenti.
- Alloggi e foresterie temporanee
La nascita e lo sviluppo di insediamenti informali, in alcuni casi veri e propri ghetti, creano un terreno fertile per l’infiltrazione di gruppi criminali e di caporali, che mediano sulla sistemazione alloggiativa e impongono il pagamento di un canone di affitto. Spesso i lavoratori stessi rifiutano la sistemazione in centri organizzati sia per la distanza dai luoghi di lavoro che per il ricatto che subiscono: o alimentano l’economia criminale dei ghetti o non hanno accesso al lavoro mediato dai soliti caporali. Le soluzioni prospettate sono diverse: dal recupero del patrimonio immobiliare pubblico alla riqualificazione di borghi rurali, ma che rischiano di creare comunque delle forme di ghettizzazione. Noi crediamo che vi deve essere vera integrazione e inclusione, soprattutto per chi ha scelto in modo stanziale di vivere in questi territori, vanno costruire occasioni di accesso ad alloggi attraverso il sostegno al fitto in primis, immaginando comunque un sistema integrato che tenga conto della libera scelta dei lavoratori e delle esigenze legate a fenomeni di stagionalità.

UN COLPO AL CAPORALATO. “La Puglia e l’Italia - si legge nel documento - hanno una straordinaria occasione legata alle ingenti risorse a disposizione per assestare un colpo forse definitivo alla piaga del caporalato. Certo finché ci saranno padroni senza scrupoli sopravvivrà il lavoro nero e lo sfruttamento, ragione per cui allo Stato chiediamo di essere inflessibile con chi viola le regole danneggiando anche l’economia sana che c’è e prova a competere rispettando le leggi. Nessuno deve operare avvertendo quel senso di impunità che riscontriamo oggi, a fronte di un numero ridicolo di ispezioni sul totale delle imprese, e di percentuali di irregolarità riscontrate altissime. Fino alle forme più degeneri di vera e propria riduzione in schiavitù di uomini e donne che con il loro lavoro contribuiscono a un settore fondamentale nell’economia regionale”.

LA BANCA DATI CENTRALIZZATA. “Per questa ragione - secondo i sindacati - serve un intervento anche sul Sistema Informativo che metta in rete i dati raccolti dalle istituzioni nazionali e territoriali, responsabili dei vari aspetti dello sfruttamento ma anche della mole di contributi cui accedono le imprese agricole. Serve finalmente la famosa banca dati centralizzata che monitori il mercato del lavoro e assieme le caratteristiche ettaro colturali delle imprese che denunciano manodopera o non la denunciano affatto”.

L’IMPEGNO. “La Cgil e la Flai - conclude la nota - continueranno nel frattempo nel loro lavoro di sindacato di strada, portando la conoscenza di diritti e doveri ai lavoratori stranieri e spingendo – cosa che accade sempre più spesso - a denunciare imprenditori che ricorrono a caporali e non rispettano i contratti. Le imprese che operano in violazione di queste regole ricordiamolo che oltre ad avvilire e derubare chi lavora, arrecano un danno alla collettività in termini di tasse evase”.

di Redazione 


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