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Se la morte va in standby: è il Prodotto, spettacolo d’immersione in stile Teatro dei Limoni

Dal 22 dicembre, in Via Giardino: ultime date 28 e 29

È la seduta di presentazione del Prodotto, la gente siede attorno a tre professionisti in camice bianco, l'ambiente vuole essere asettico, informale al punto da rasserenare gli astanti. In ballo, d'altronde, c'è la vita dopo la morte. O meglio, la morte che non muore, non del tutto.

SPETTATORI “INTERESSATI” AL PRODOTTO. Perché è chiaro che, al di là della solennità dell’argomento, si sta proponendo qualcosa allo scopo di vendere, come nella più classica dimostrazione all’americana: i venticinque presenti, direttamente in scena, sul palco, sono gli spettatori che hanno pagato il biglietto di uno spettacolo diverso dal solito, di teatro e di interazione. Ma, al contempo, sono anche i destinatari del Prodotto, gli “interessati”, secondo la fiction messa in atto dal Teatro dei Limoni, ultima autoproduzione in ordine di tempo che, dal 22 dicembre e fino al 29 (ultima replica), va in scena nello spazio teatrale di Via Giardino 19: quattro fasce orarie (dalle 19 alle 22) su prenotazione e per un massimo di venticinque spettatori alla volta.

UN INTERROGATIVO SEMPLICE MA PROFONDO. Il pretesto dell’opera, entrando nello specifico, è un cliché caro a tanta fantascienza: la tecnologia che si sostituisce alla morte, la possibilità di risolvere il dolore attraverso, appunto, un prodotto: Il Prodotto. La resa, però, è brillante, e si sviluppa in un crescendo costante che coinvolge lo spettatore dal primo all’ultimo minuto, intercettando la fragilità di ciascuno attraverso un interrogativo semplice ma profondissimo: cosa c’è di sbagliato nel voler prolungare la vita di qualcuno che si ama oltre il punto di rottura che regola e conclude ogni esistenza? Morire in parte, non del tutto o in ogni caso in modo non definitivo, prolungando i ricordi, continuando i rapporti, allungando le interazioni con chi ci avrebbe lasciato definitivamente e questo attraverso una tecnologia d’avanguardia che si propone di superare la morte, metterla in standby, sfidando Dio o chi per lui.

L’AMLETO, I SEPOLCRI. La metafisica dell'animo umano è scoperchiata, messa a nudo durante questa seduta di presentazione che, di fatto, è lo spettacolo stesso: teatro d’immersione, verrebbe da dire, più che d’interazione col pubblico, visto che ad un certo punto quest’ultimo è letteralmente straniato dall’arrivo di qualcuno che mette tutto in discussione, facendo andare “storta”, per così dire, l’informale e asettica presentazione del Prodotto. Sulla scena, nel punto culminante dello sviluppo, tra incastri scenici al millimetro e reazioni fortemente emotive, il teatro torna ad essere teatro, evocando l’Amleto e richiamandosi ai Sepolcri del Foscolo: “Non vive ei forse anche sotterra, quando gli sarà muta l'armonia del giorno, se può destarla con soavi cure nella mente de' suoi?”.

PRENDERE UNA DECISIONE. Versi che ricorrono dall’inizio alla fine e che interrogano definitivamente lo spettatore, l’interessato al Prodotto, nonostante il ribaltamento che ha luogo sulla scena e che chiama ciascuno a prendere una decisione: “All’uscita, cari signori – dice uno dei conferenzieri poco prima di sciogliere la seduta – troverete i bigliettini con i nomi dei vostri cari e dietro, i nostri contatti, qualora decidiate di sperimentare il Prodotto”. L’immersione è tanta che uscendo dalla seduta-spettacolo vien da chiedersi se non ci sia davvero un numero di telefono a cui chiedere spiegazioni, anche solo per saperne qualcosa in più. Sempre che Dio, o chi per lui, sia d’accordo.

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di Redazione 


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