Tra rinascita, liberazione e ritmi afro, la musica di Bahati: il primo EP dell’artista lucerina
Si intitola “Fenix” ed è online da qualche settimana
“Fenix” è l’EP di debutto di Bahati, nome d’arte di Margherita Giulia De Padova, artista lucerina al suo primo accesso sul mercato discografico – il lavoro è online da qualche settimana. Composto da cinque brani, l’EP racconta un percorso di rinascita e liberazione, un cammino intimo che si trasforma in esperienza collettiva. Ad accompagnare la sua voce, le basi di Blasf (foto di Giorgia Ferosi).
SONORITA’ AFRO. Un viaggio sonoro, dunque, che intreccia echi tribali e ritmi moderni in un dialogo profondo tra tradizione e contemporaneità. Dall’ascolto, viene fuori tutto l’amore che la cantante Bahati nutre verso le sonorità afro, confermato dall’utilizzo di jambee che si fondono con ritmi ballabili e atmosfere ancestrali – il pezzo “Anima Africa”, su tutti, ne è un esempio. Testi non scontati – come la toccante “Palestina”, un reggae incalzante che denuncia gli orrori della guerra – incontrano sfumature elettroniche mai invasive – e “Fenix”, più pop, lo conferma senz’altro.
VIAGGIO INTERIORE. “Ogni pezzo – si legge nel lancio dell’EP – è una tappa di un viaggio interiore, in cui Bahati trasforma vissuti personali in musica, condividendo storie di ricerca, resilienza e trasformazione. Fenix non è solo un EP: è un rito di passaggio, un invito a danzare, riflettere e lasciarsi attraversare dal potere della musica come strumento di guarigione e rinascita”.
FORTUNA. Insegnante di yoga e respiro, docente di sostegno, Bahati intreccia musica e cura per l’altro. Nel suo mondo sonoro vengono fuori tutte le esperienze di viaggio intraprese, dall’India all’Africa: vibrazioni che si avvertono in brani come “Il vento canta”, orientaleggiante, introspettivo, ben sostenuto da una sezione percussiva che richiama suggestioni lontane. Bahati, fa sapere l’artista, viene proprio dall’Africa: “in swahili significa fortuna — un nome che racchiude il senso profondo del suo cammino: riconoscere la bellezza anche nelle trasformazioni più difficili”.
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