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Omicidio D'Angelo, partite le indagini: quell'aggressione mafiosa nella rivendita auto condivisa col nipote

Roberto D'Angelo aveva un negozio di vendita di ricambi e auto usate, sulla strada statale 16 quasi all'altezza dell'Incoronata, nella stessa sede dove svolge la medesima attività il nipote 39enne pregiudicato, Vincenzo D'Angelo. Proprio all'interno dell'autoparco, circa tre anni fa, quest'ultimo fu vittima di una violenta aggressione in stile mafioso, nel corso della quale rimase contuso anche lo zio Roberto, l'uomo ucciso in viale Candelaro nella serata del 2 gennaio.

L'OMICIDIO. Sono questi i primi elementi su cui si basano gli uomini della squadra mobile di Foggia che hanno avviato le indagini per individuare il movente e gli autori dell'efferato omicidio. Roberto D'Angelo è stato ucciso intorno alle 21,30 mentre viaggiava da solo a bordo di una Fiat 500L di colore bianco. Su Viale Candelaro è stato affiancato da una moto i cui passeggeri hanno esploso alcuni colpi di pistola, colpendolo al capo e alla spalla. L'uomo è deceduto nel corso del trasporto in ospedale a bordo dell'ambulanza giunta sul posto.

L'AGGRESSIONE IN STILE MAFIOSO. Il 53enne, con piccoli precedenti penali, commerciava autoveicoli con la sua azienda Europicar sulla strada statale 16 in un autoparco dove suo nipote Vincenzo, titolare della Top Car srl, svolge la stessa attività. Il 3 settembre del 2016 i due si trovavano all'interno dell'azienda quando subirono una violenta aggressione da un gruppo di persone incappucciate. Secondo gli inquirenti, Rodolfo Bruno, ucciso nel novembre 2018 per una faida di mafia, Francesco Pesante, Antonio Salvatore, Alessandro Aprile, ritenuti affini alla Società foggiana, insieme a Luigi Di Gennaro e Cristian Malavolta si presentarono al cancello dell'autoparco rivendicando un presunto credito di 80mila euro. Roberto D'Angelo e suo nipote Vincenzo furono presi a calci e pugni dal gruppo ma riuscirono a rifugiarsi in casa. Ne scaturì una sparatoria che non ebbe ulteriori conseguenze. Due giorni dopo, Vincenzo D'Angelo subì una nuova intimidazione con colpi d'arma da fuoco indirizzati verso l'abitazione. Nell'occasione rimase ucciso il suo cane da guardia.

LE INDAGINI. Sono questi gli episodi su cui si concentrerà il lavoro del sostituto procuratore Matteo Stella e del procuratore della Dia, Giuseppe Maralfa. Sul luogo del delitto la polizia scientifica ha effettuato i rilievi tecnici da cui si ritiene potranno rintracciarsi elementi utili. Resta da comprendere se il coinvolgimento di Vincenzo D'Angelo nell'operazione Double Key che nel 2015 sgominò una banda dedita a rapine ai caveau delle banche e assalti ai furgoni possa avere una connessione sull'omicidio della scorsa sera.

di Redazione 


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