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“Schiavi del XXI secolo in Capitanata”: Libera ricorda i migranti morti tra il 4 e il 6 agosto 2018

A un anno dalla “strage dei pomodori”

"Amadou Balde (Guinea Bissau) 20 anni; Aladjie Ceesay (Gambia) 23 anni; Moussa Kande(Guinea Bissau) 27 anni; Ali Dembele (Mali), 30 anni; Lhassan Goultaine (Marocco) 39 anni, Anane Kwase (Ghana, 34 anni), Mousse Toure (Mali) 21 anni, Lahcen Haddouch (Marocco) 41 anni, Awuku Joseph (Ghana) 24 anni; Ebere Ujunwa (Nigeria) 21 anni, Bafoudi Camarra(Guinea), 22 anni, Alagie Ceesay (Gambia) 24 anni; Alasanna Darboe (Gambia) 28 anni; Eric Kwarteng (Ghana) 32 anni; Romanus Mbeke (Nigeria) 28 anni; Djoumana Djire (Mali) 36 anni”.

“FURGONI PIU’ SIMILI A ROTTAMI”. Comincia con i nomi e cognomi, e non potrebbe essere altrimenti, il lungo post pubblicato da “Vivi – Libera Memoria”, la pagina Facebook dedicata alle vittime della mafia a cura dell’associazione che fa capo a don Luigi Ciotti. Sono i migranti, i lavoratori stagionali africani che, esattamente tra il 4 e il 6 agosto dello scorso anno, nelle campagne di Capitanata hanno trovato la morte “a bordo di furgoni più simili a rottami”, ricalcando le parole utilizzate nel post in merito ai due gravi incidenti stradali, il primo nei pressi di Castelluccio dei Sauri e il secondo nei dintorni di Lesina.

“1011 MORTI PER MAFIA”. Un elenco che va tristemente ad ingrossare una lista ufficiale di morti ammazzati più o meno direttamente dalla mafia e che, conti di Libera alla mano, arriva a 1011 in tutto. “Chi erano, chi sono queste persone? – si legge nel post pubblicato – Di loro, oltre l'età e la provenienza, non sappiamo nulla. Sappiamo che erano lavoratori, o forse no. Erano braccia, o forse no. Erano schiavi. Ecco: erano schiavi del XXI secolo in terra di Capitanata, Puglia, Italia, Europa. Questo lo sappiamo. Le loro storie sono simili a quelle dei tanti invisibili che popolano la provincia di Foggia, le sue sterminate campagne, legate indissolubilmente e drammaticamente al più rappresentativo dei nostri prodotti: il pomodoro”.

“OLOCAUSTO DI VITE”. Entrando poi nel merito del cosiddetto “oro rosso”, nel sistema-filiera che lo riguarda e inchioda Stato ed economia di settore a responsabilità ormai acclarate, Libera parla di un“olocausto di vite in nome di un mercato che si è fatto negli anni sempre più violento, feroce e folle, elaborando strumenti perversi come sono le aste al doppio ribasso della Grande Distribuzione Organizzata e portando un chilo di pomodori a valere solo 5 centesimi o una bottiglia di passata a costare 39 centesimi sullo scaffale”.

LE RESPONSABILITA’ DEI CONSUMATORI. Ricordare i nomi di cui sopra, infine, significa ricordare le responsabilità anche dei cittadini, dei normali consumatori, “anche quando – si legge ancora – orientiamo i nostri consumi all'insegna del basso costo, delle super offerte e del risparmio a tutti i costi a discapito della trasparenza delle filiere e delle condizioni di lavoro di chi, sui campi, sostiene ad un prezzo enorme il nostro settore agricolo”.  

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di Redazione 


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