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Scioglimento del Comune, parla Palmisano: “Avevo ragione, a Foggia c’era un sistema mafioso-corruttivo”

Il giornalista fu attaccato (con minacce di querele) da Landella e soci

“Sono state confermate le supposizioni più nere: la conferma del Governo dice che avevamo ragione, le infiltrazioni c’erano. Si apre un capitolo nuovo adesso, va riscritta la pagina Foggia e bisogna scriverla con altre penne e altro inchiostro. Spero in una nuova generazione politica”.

“UN SISTEMA”. A dispetto di quanto possa pensare qualcuno, Leonardo Palmisano non è affatto contento di quanto accaduto nelle ultime ore al Comune di Foggia. Da osservatore dei fenomeni sociali e criminali e, soprattutto, in qualità di giornalista, già all’inizio del secondo, terrificante mandato Landella si era esposto sui presunti – allora, ancora presunti – legami tra criminalità e politica locale. Lo scioglimento per mafia di Palazzo di Città, avvenuto in queste ore, conferma quelle supposizioni che, a qualcuno, avevano fatto storcere il naso: “Quando scrissi quegli articoli – racconta Palmisano – registrai una sottovalutazione del fenomeno da parte dell’amministrazione. Si disse che stavo infangando la città, che erano poche mele marce… Io invece ipotizzavo un sistema e ho avuto ragione”.

UN NERVO SCOPERTO. “Quelle reazioni – continua il giornalista e scrittore barese – mi hanno fatto pensare che avevo toccato un nervo scoperto: c’era nervosismo, le risposte a quelle supposizioni erano contro di me, non contro l’attività del precedente Prefetto o dei vari procuratori (e va detto che anche loro rilasciavano dichiarazioni pesanti in quei giorni). Ad ogni modo, è stato in quel momento che ho iniziato a capire che dietro c’era un sistema complesso il quale, per costruirsi, nella sostanziale indifferenza della città che conta, ha avuto molto tempo: ecco, il tempo è una variabile determinante, su cui riflettere”. Per Palmisano, infatti, sarebbe stato un errore, anche dopo lo scioglimento politico della giunta Landella, andare subito al voto: “non avrebbe scalfito il sistema di potere criminale mafioso che si è incistato a Palazzo di Città e la Commissione di accesso l’ha confermato. Immagino che adesso si darà a Foggia il tempo di ribaltare quegli assetti, in cui le tangenti avevano un peso non secondario”.

CORRUZIONE: “REATO SPIA” DI INFILTRAZIONI. In quei giorni in cui Palmisano si espose – ricevendo anche minacce di querele dallo stesso Franco Landella – l’economia foggiana, secondo il giornalista, era letteralmente egemonizzata dalla criminalità. “Vivendo la città, parlando con amici foggiani – spiega – mi rendevo conto che eravamo di fronte a quella che ho chiamato la ‘camera a gas’. Una sorta di onnipresenza criminale nei settori pubblici e privati dell’economia che soffocava la nascita di nuova economia, che è ciò di cui ha bisogno una città con un grande potenziale sociale come Foggia”. Il riferimento è anche agli episodi di corruttela scoperti nell’ultimo periodo ma, se le indagini dovessero essere confermate, già praticati negli anni scorsi, in particolar modo dalla maggioranza del governo cittadino uscente. “La corruzione è un ‘reato spia’ – chiarisce Palmisano – che spesso è la spia di un’infiltrazione mafiosa e non sono io a dirlo, ma l’esperienza di altri scioglimenti di comuni per mafia”.

“LANDELLOPOLI” E MALAVITA. Tangenti, dunque, che potrebbero essere al centro del “sistema Foggia”, proprio come sembra trapelare dalla relazione finale della Commissione. “Landellopoli” – come fu definito su questo giornale il sistema di corruzione e concussione scoperto dagli inquirenti – e mala locale: un tutt’uno, insomma. “Sarà la magistratura a dire se le tangenti riguarderanno anche certe assunzioni di persone legate ai clan, così come gli affidamenti delle case popolari, senza contare il vincolo che alcune aziende avevano in relazione agli appalti pubblici. Si arriverà a scoprire – aggiunge il giornalista – che esisteva una relazione tra apparato pubblico, imprese e mafie di tipo mafioso-corruttivo”

.L’INIZIO DEL TERREMOTO. E adesso? “Adesso non è finita – ha aggiunto Leonardo Palmisano –, adesso attendiamo gli arresti: quali politici e quanti erano compromessi, quali forze erano all’interno del sistema criminale e quali sistemi criminali erano dentro la politica. E, inoltre, se fa parte di quel sistema anche un pezzo dell’apparato amministrativo e a quali livelli… Siamo solo all’inizio del terremoto. Questo ci sarà davvero quando la procura scuoterà l’albero per far cadere le mele marce”. Su Landella, infine, in riferimento agli scontri personali dei mesi scorsi, Palmisano si limita a dire questo: “Ho avuto ragione, lui no”.

di Alessandro Galano


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