Il 38enne Giovanni Caterino originario di Manfredonia
è stato arrestato ieri in quanto ritenuto coinvolto nel pluriomicidio avvenuto il 9 agosto dello scorso anno nelle campagne intorno a San Marco in Lamis quando furono uccisi, oltre al boss Romito e al suo autista e cognato Matteo De Palma, i fratelli Luciani. Secondo gli inquirenti, dopo aver pedinato per giorni le vittime, guidò i sicari sul luogo del delitto. Con lui è stata arrestata un'altra persona, Luigi Palena, classe '70, accusato di aver procurato due armi da utilizzare per un altro omicidio, ancora in fase organizzativa, che Caterino aveva in proposito di commettere nei confronti di un altro esponente del contrapposto clan "Romito". Due arresti che portano con sé risvolti e retroscena interessanti per la lotta alla mafia.
L'OMICIDIO DI AMSTERDAM. Nell'operazione illustrata ieri dal procuratore di Bari, Giovanni Volpe, gioca infatti un ruolo cruciale il collegamento con
un altro omicidio avvenuto lo scorso 10 ottobre 2017 ad Amsterdam. Quel giorno il 44enne Saverio Tucci, originario di Manfredonia, detto "Faccia d'angelo" e ritenuto affine al clan Li Bergolis dopo la condanna per droga nell'ambito dell'operazione Iscaro-Saburo – fu ucciso da numerosi colpi di arma da fuoco in una casa del Dongerstraat nel quartiere centrale di Rivierenbrut. A sparare fu Carlo Magno, un pregiudicato anche lui manfredoniano che – annota ora la Direzione distrettuale antimafia - da anni viveva facendo la spola tra la città olandese e Manfredonia.
L'INTERROGATORIO IN OLANDA. Due giorni dopo, il 12 ottobre, Carlo Magno si presentò alla polizia olandese da reo confesso, assistito dall'avvocato olandese Leon Van Kleef. Si era rivolto allo studio legale – secondo i particolari raccolti dal quotidiano olandese Het Parool - affermando di avere il corpo di Tucci all'interno di una valigia chiusa nel bagagliaio della sua Renault Clio. Attesa la polizia insieme al suo avvocato, Carlo Magno aveva immediatamente fatto rinvenire il cadavere conducendo i detective nella Henriette Roland Holststraat, il luogo in cui sostava l'auto, parte ovest di Amsterdam. Successivamente aveva consentito di far individuare il posto in cui aveva abbandonato l'arma e ricostruito la dinamica dell'omicidio.
TRASFERITO IN ITALIA E 'PENTITO'. È qui che entra in gioco l'intuizione degli investigatori. La sensazione che i rapporti tra Saverio Tucci (di cui già si ipotizzava un ruolo nel quadruplice omicidio) e Carlo Magno potessero condurre ad aprire un varco nelle indagini sulla strage di San Marco in Lamis indusse i magistrati della DDA a chiedere alle autorità olandesi grazie al contributo di Eurojust - l'agenzia dell'Unione Europea di collaborazione fra magisrature – di trasferire in Italia il caso giudiziario (il cui processo pertanto si celebrerà in Italia), consegnando Carlo Magno nelle mani della magistratura italiana con cui ha iniziato un percorso da collaboratore di giustizia.
LE RIVELAZIONI. Giunto in Italia, infatti, in vari interrogatori, Carlo Magno ha sempre riferito agli inquirenti che Saverio Tucci gli aveva svelato di aver fatto parte del gruppo che aveva ucciso Mario Luciano Romito. Una conferma delle ipotesi investigative che ha poi dato un senso alle intercettazioni captate in particolare quella in cui Giovanni Caterino, scampato nel frattempo a un tentativo di agguato nel febbraio scorso, affermava che tra gli obiettivi prioritari del clan Romito vi erano proprio lui e Saverio Tucci.
GLI SVILUPPI. I primi arresti degli autori del massacro di San Marco in Lamis aprono dunque nuovi fronti investigativi per la Direzione distrettuale antimafia che, peraltro, ha dichiarato di aver già individuato altri soggetti implicati. Le rivelazioni di Carlo Magno rompono, inoltre, il muro dell'omertà nei confronti della mafia garganica come confermato dal procuratore aggiunto della Dda di Bari, Francesco Giannella.