Al Teatro dei Limoni debutta “Capolinea” con Nicola Rignanese: “Un gioco al massacro”
L’antagonista di Vertical Man sul nuovo spettacolo
“Ma questi ci fanno o ci sono?” È ciò che dovrebbero chiedersi gli spettatori di “Capolinea”, la nuovissima produzione targata Teatro dei Limoni che debutta nel weekend 20, 21 e 22 ottobre nello spazio di Via Giardino, Foggia (con repliche il 26, 27, 28, 29 e 30 ottobre). A rivelarlo è uno dei due protagonisti, quel Nicola Rignanese – attore ormai arcinoto nonché “spalla storica” del comico Antonio Albanese – foggiano di origine che, insieme col collega Roberto Galano, pochi mesi fa ha portato la sua città al cinema con il film “Verticalman”.
“GIOCO AL MASSACRO”. E sono sempre loro, pertanto, i due attori in scena di questa originale riscrittura di “Sunset Limited”, una delle opere più rappresentative di Cormac McCarthy, scrittore americano di straordinaria levatura scomparso di recente. Palco condiviso, al pari dell’adattamento scenico e della regia, con un “ponte” tutt’altro che metaforico in grado di mettere in comunicazione la finzione scenica con le loro rispettive vite, tanto di uomini quanto di attori. “I protagonisti dello spettacolo – spiega in merito Rignanese – appartengono a due mondi diversi, uno vuole farla finita e l’altro no. Tuttavia, non ci siamo fermati a questo: abbiamo approfondito il loro rapporto, ci siamo appropriati di questi personaggi e li abbiamo confusi con le nostre vite reali, con le rispettive carriere, calandoli quasi in una situazione di clownerie. È un gioco teatrale – aggiunge l’attore – ma è un gioco al massacro che può anche scappare di mano, in cui il pubblico si chiede quanto sia vero ciò a cui sta assistendo”.
CHI VA E CHI RESTA. Lo spettacolo, che fa parte della parentesi “NEMO” della stagione del Teatro dei Limoni (comprendente quattro appuntamenti fuori abbonamento curati dallo stesso Nicola Rignanese), mette in scena un “professore” aspirante suicida e un ex galeotto, entrambi estranei l'uno per l'altro. Uno ha strappato l’altro alle rotaie della metropolitana sotto cui stava per lanciarsi. Ma questo è solo il principio: personaggi e attori si trasformano e si confondono tra realtà e finzione, fino a ricapitolare le loro rispettive storie: quella di chi è partito e quella di chi è rimasto – una sorta di topos territoriale, a ben guardare (con un occhio sempre a VerticalMan)
.FOGGIANO. “Io sono dovuto andare via – racconta a proposito Rignanese – perché volevo fare una scelta grossa. Non ho mai rinnegato Foggia, nonostante i suoi problemi: le mie origini sono queste, sono conosciuto come foggiano persino all’estero, ed è una cosa che mi porto nei personaggi, fa parte della costruzione del mio linguaggio attoriale, della mia espressività fisica. Se posso torno anche per lavoro, come in questo caso, anche se – puntualizza – non è un obbligo andare via: il Teatro dei Limoni lo dimostra, spesso la verità è dietro l’angolo”.
ANDARE O RESTARE. “Quanto al personaggio che interpreto in questo spettacolo – continua l’attore – ha più l’apparenza del carnefice, tende a fare un gioco più pesante, anche se tutto sembra un tira e molla estremo. Vuole salvare l’altro, ma al contempo lo spinge verso l’abisso, con il classico rischio che sia poi l’abisso a guardare lui”. I rispettivi desideri, quello di andare e quello di tornare, infatti, nello spettacolo si identificano con i personagg, unendo e ribaltando speranza e disillusione, fiducia nel futuro e resa incondizionata. È il confronto estremo tra i due, ad un “Capolinea” senza spazio né tempo: ha ragione chi va, oppure chi resta? Quale scelta denota davvero coraggio e quale no?.
RISVOLTO AUTOBIOGRAFICO. Interrogativi presenti anche nell’Uomo Verticale, il film di Roberto Moretto che sta ottenendo non pochi riconoscimenti in tutta Italia e che ha, tra gli sceneggiatori, lo stesso Nicola Rignanese (che è anche l’antagonista del film). “È una storia che ha un tratto autobiografico – rivela l’attore – perché la vita di mio padre ha avuto molto a che fare con il gioco, lui si occupava di questo e poi, a causa di alcune persone malvage, è stato costretto a dover lasciare tutto. Da qui, è venuto fuori questo film in cui – aggiunge – non ci siamo fatti mancare niente: è una commedia nera sulla mafia ma è folle, audace, rischiosa, e dimostra che anche con la leggerezza si può dire tanto, senza peccare di presunzione, facendo comunque passare pensieri alti di riscatto”.
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