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Il Teatro dei Limoni lancia “una nuova generazione di attori”: la scena come un’aula di tribunale

“Il caso Nolan”, libero adattamento del testo di Stefano Massini

“Questo processo tratta anche delle sfumature, uscire e andarsene fino a prova contraria sono sinonimi, ma dire che mia moglie è uscita di casa non è esattamente identico a dire che se n’è andata di casa”. Obiezione respinta, dunque. Perché “Il caso Nolan” riguarda proprio quello: le parole, la scelta delle parole, l’uso delle parole.

COLPEVOLE/INNOCENTE. È andato in scena sabato 20 novembre nello spazio teatrale di Via Giardino il libero adattamento di “Stato contro Nolan – un posto tranquillo”, mirabilissimo testo firmato Stefano Massini e lavorato dal Teatro dei Limoni di Foggia, esito di uno studio laboratoriale divenuto spettacolo a tutti gli effetti. La scena come un’aula di tribunale all’americana, i procuratori dell’accusa da un lato, gli avvocati difensori dell’altro, il giudice in mezzo, l’imputato e i testimoni al centro, a succedersi davanti alla giuria popolare che poi è il pubblico in platea – con tanto di bigliettino colpevole/innocente e urna aperta al termine dell’udienza-spettacolo.

HA DIFESO LA SUA PROPRIETA’. Si decide della colpevolezza di Herbert Nolan, proprietario del Leister Telegraph nonché maggior azionista della più importante fabbrica di fucili della contea. Siamo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 e in una cittadina americana in cui non succede mai niente qualcosa finalmente succede: quanto basta per avviare una campagna stampa aggressiva, parziale, sgarbata, sull’unico giornale della zona. Quel Leister Telegraph che definisce “ex detenuto” un povero disgraziato che chiede acqua ad una giovane contadina anabattista, lo stesso quotidiano che appunta una medaglia al vecchio che imbraccia il fucile e spara. Quello che tutti leggono e a cui tutti credono; affidando le proprie paure a quei venticinque centesimi di spesa giornaliera e ritrovandosi poi, quasi senza rendersene conto, ad acquistare un bel fucile dallo stesso proprietario del giornale. Proprio come il vecchio Robichaux “che ha difeso la sua proprietà”.

IL METRO DELLA MALAFEDE. Sfumature, dunque. Come ha ben detto il giudice e come avverte all’inizio dell’udienza, rivolgendosi direttamente alla giuria a lui davanti: questa è una causa commerciale, nient’altro che un processo a un ricco industriale che è anche titolare di un giornale. Non si giudica il sangue, ma le parole. La libertà di stampa, di pensiero, di intenzione. Herbert Nolan è una canaglia? Forse. Ma chi si arroga il diritto di vietare anche ad una canaglia di scrivere quello che vuole su un giornale? Chi decide il metro della paura, della manipolazione, della malafede?

UNA “PRIMA” ASSOLUTA. Il pubblico, naturalmente. Lo stesso che ha salutato l’incedere nel professionismo di “una nuova generazione di attori”, come li ha presentati il direttore artistico della compagnia Roberto Galano – curatore della regia dello spettacolo. Una “prima” assoluta per tanti giovani interpreti – alcuni giovanissimi – alle prese con un testo tutt’altro che semplice, dai tempi scenici elevati e su cui ancora lavorare, trasformando l’emozione dell’esordio in pura energia scenica: quella che è mancata in tanti mesi di buio in sala.

di Redazione 


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