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Un catalogo per Zip, il “Banksy foggiano”: tra street art e legalità

Intervista a Luciana Fredella, curatrice del lavoro

“Connessioni intellettuali nella street art di Zip”: è il titolo del catalogo che raccoglie i “pezzi” dello street artist foggiano, una delle voci artistiche più interessanti degli ultimi anni, attivo con gli stencil e, proprio come il famosissimo collega Banksy, anche lui in anonimato. L’arte di Zip esprime l’amore e la passione per la sua città, Foggia.

IL FILE-ROUGE. Alla conferenza di presentazione di venerdì 1 ottobre, hanno preso parte anche le associazioni ADMO (Associazione Donatori di Midollo Osseo), Libera contro le Mafie e CittadinanzAttiva. Per l’occasione, Foggia Città Aperta ha intervistato la curatrice del catalogo di Zip, Luciana Fredella, provando a identificare il file-rouge della sua opera, fatta di impegno e tenacia in un contesto socialmente difficile com’è quello di Foggia.

L’INTERVISTA. La street art esiste anche a Foggia, dunque, e sono molti gli artisti che la esercitano. Ma perché proprio Zip? Come mai la scelta di dedicargli un catalogo?
A differenza di molti street artist che lavorano su commissione, Zip esprime le sue idee su muri, pareti, o spazi “disponibili” senza l’autorizzazione dei proprietari, quindi maggiormente soggetti a essere “puliti” perché ritenuti “imbrattati” o peggio vandalizzati. Ho scelto di dedicare un catalogo alle sue opere innanzitutto per far conoscere quelle esistenti, lasciando memoria di quelle non più godibili perché distrutte, ma soprattutto per evitare che quelle ancora fruibili possano essere coperte. Una pubblicazione ha lo scopo di divulgare la conoscenza e sono certa che conoscere i murales di Zip serva a preservarli e a guardare con un occhio più attento la città.
  
Zip, legalità, solidarietà e Foggia: come si legano questi punti tra loro?
C’è un file-rouge che lega la street art di Zip alle associazioni che hanno organizzato il convegno ed è l’amore. Durante l’incontro non si parlerà di amore romantico, che ha il suo peso nei rapporti tra le persone, ma di un amore più grande, quello incondizionato verso l’altro, verso la città e verso l’ambiente. Ecco che entrano in gioco l’ADMO che grazie alla tipizzazione del donatore, può salvare la vita coloro che necessitano di un trapianto; CittadinanzAttiva che opera da anni per la tutela dei diritti del malato e di tutti i cittadini in difficoltà; Libera che grazie ai valori della legalità conduce da sempre una difficilissima “guerra” contro le organizzazioni criminali per tutelare e difendere quanto di sano c’è nella società. Zip ha interpretato questa forma totale di amore e ha usato l’arte per esprimerlo. Non a caso la conferenza ha come titolo ‘La cura è l’amore’, che è la sintesi di questo legame oltre che il titolo di un suo murale. Un piccolo accorgimento: questo evento precede il Match It Now, l’importantissima iniziativa dell’ADMO Foggia che il 2 ottobre, sul viale pedonale, vedrà la presenza dell’auto-emoteca per la tipizzazione del donatore. Durante la serata di presentazione del catalogo di Zip, grazie a una sua opera realizzata nel gennaio del 2020 sulla parete del D’Avanzo, verrà spiegata l’importanza dell’archivio dei donatori.
  
L'opera di Zip è strettamente legata alle tematiche della sua città. Qual è quella che più lo rappresenta, in tal senso?
Io credo che Zip non possa essere rappresentato da una sola opera, ma dall’insieme della sua arte. Lui utilizza l’innocenza dei bambini per denunciare i comportamenti degli adulti; crea immagini o figure per comunicare dei messaggi a volte molto forti e di grande intelligenza; usa muri spesso in periferia per valorizzare e indurre a “guardare” la città. Credo che non si possa ridurre a una sola opera la genialità di questo artista.
  
Zip si ispira molto a Banksy e a tutti quegli street artist che hanno scelto la formula della denuncia e della dissacrazione come dispositivo della loro arte. Ma è tutto qui? O c'è anche dell'altro?
A mio parere denunciare, dissacrare, provocare sono “i sinonimi” della street art. La percezione di un’opera da parte di un individuo non sarà mai uguale a quella di un altro, soprattutto non sarà mai quella che l’artista ha voluto darle. Quello che spinge un artista verso questo tipo di arte è probabilmente legato all’ambiente. Quello che io ho notato è che gli street artist, un po’ come gli scrittori, osservano molto le realtà urbane, le periferie, le anomale bellezze e le rappresentano. A volte forniscono gli strumenti per specchiarsi o per riflettere o per “colorare” un grigiume diffuso, un appiattimento emotivo, quindi credo che questo sia quel ‘dell’altro’ insito in questa forma così popolare di arte.
  
Si parla spesso di togliere i giovani e giovanissimi dalla strada, soprattutto nei quartieri più a rischio e a Foggia ce ne sono di certo. In questo caso, però, si può pensare di fare il contrario, portando invece i ragazzi in strada, a incontrare l'arte: può la street art svolgere un ruolo di questo tipo? Incidere anche in ambito sociale?
Assolutamente sì. Disegnare sui muri è la prima forma di espressione grafica dei bambini. Se si lasciasse loro la libertà di farlo e di continuare a farlo durante la crescita, magari concedendo degli spazi, probabilmente avremmo più palazzi ricchi di colori e immagini, più artisti e meno criminalità baby e/o adolescenziale. L’arte è la più bella forma di aggregazione e integrazione. Un esempio lampante è ciò che succede a Stornara durante le edizioni di Stramurales: artisti provenienti da tutto il mondo vengono accolti, coccolati e supportati durante la loro permanenza. A loro volta gli street artist coinvolgono coloro, bambini soprattutto, che si ‘offrono per dare una mano’, così non è raro vedere in giro ragazzini magari con le mani macchiate di colore o con le maglie strisciate di spray. Proprio durante l’edizione 2021 Alaniz Nin ha realizzato un video (disponibile sui profili social di Stramurales) esemplare di integrazione.

di Redazione 


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