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Vertenza G&W, le prime "vittime sacrificali": dal 2 maggio a casa i lavoratori in somministrazione

A poche ore dal tavolo ministeriale che ha posto delle istanze precise all'azienda e ha aperto alla possibilità di nuove trattative, arrivano le prime "vittime sacrificali" nella vertenza che ha investito lo stabilimento G&W di Foggia. Dopo la decisione unilaterale e contestata dai sindacati di dismettere il sito industriale che produce quadri elettrici e avviare le procedure di licenziamento collettivo, i 13 lavoratori in somministrazione dall’agenzia OpenJob Metis Spa hanno avuto comunicazione che il loro contratto non verrà rinnovato. E dal 2 maggio resteranno a casa.

LA PRODUZIONE. “Mentre sono aperti i tavoli di confronto in Regione Puglia e ora anche al Ministero dello Sviluppo sul futuro dello stabilimento – commenta Giovanni Tarantella, segretario del Nidil Cgil di Foggia – le scelte della multinazionale americana investono in modo drammatico lavoratori che erano parte integrante dell’organizzazione produttiva del sito. Lavoratori che vivevano nell’attesa di una stabilizzazione si ritrovano nel volgere di due mesi senza più un lavoro e un reddito”. L’ennesimo schiaffo a una provincia “che presente uno scenario occupazionale a tinte fosche, dove alla scarsità di occasioni di impiego le poche possibilità sono precarie. Quando non si ricorre direttamente a lavoro nero e grigio, puntando sul ricatto di un reddito che costringe a lavorare in qualunque condizione. E mentre reclamiamo norme che puliscano il mercato dalle tante forme atipiche di lavoro, che sono alla base dell’impoverimento generalizzato, il Governo risponde adottando provvedimenti come quelli sui contratti a termine che non fanno altro che aumentare la precarietà”.

LA VENDITA. La promessa del Nidil Cgil è “che nella vertenza G&W continueremo a stare ai tavoli di confronto, al fianco delle sigle metalmeccaniche e dei lavoratori del sito che hanno sempre voluto unificare la vertenza, senza mai distinguere tra diretti e somministrati. Lo faremo per rappresentare gli interessi di chi dal 2 maggio non avrà più reddito e perché non si disperdano professionalità formate e acquisite, soprattutto in previsione – come speriamo – di una vendita del sito produttivo che garantisca continuità produttiva e quindi occupazionale”

di Redazione 


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