Arrivederci Zapoj, ciao: con te se ne parte la primavera
Ultima serata a colpi di panzerotti. Da ottobre, altro nome, altra gestione
“Avete alzato il livello culturale, musicale e artistico di questa città”. “La migliore musica, il miglior cibo, la migliore atmosfera”. “A lutto, mancherete che non si capisce”. “Un brutto colpo”. “Peccato, siete unici”. Sono solo alcuni degli oltre duecento commenti d’affetto apparsi sulla bacheca della pagina Facebook dello Zapoj Risto-pub di Foggia, quando, lunedì 28 settembre, intorno alle 21, ha annunciato la propria chiusura. Oggi, mercoledì 30 settembre, va in scena a suon di panzerotti – come da annuncio – l’ultima serata in stile “Zap”.
PUNTO DI RIFERIMENTO ARTISTICO. Una manifestazione di affetto che travalica il comune rapporto che solitamente si instaura tra cliente e gestore, ospiti e staff di un locale: lo Zapoj di Via Grecia per oltre sette anni è stato, come ha scritto qualcuno, “un punto di riferimento della città”. D’altronde, soltanto dal punto di vista artistico non si contano i live set andati in scena durante questi anni: il risto-pub foggiano ha viaggiato con una media altissima, di quasi tre concerti al mese, portando in città artisti e band anche internazionali, ma non disdegnando di aprirsi alle voci più meritevoli del territorio. Tanto jazz, anzitutto, ma anche rock, funk, gypsy, reggae, blues e sonorità miste, in una continua ricerca musicale all’insegna del gusto, mai del frastuono o dei dettami commerciali.
UN MODO DI ESSERE “DIVERSAMENTE” LOCALE. E quando non si suonava poi, si faceva teatro con gli attori della compagnia del Teatro dei Limoni: cinque anni di “teatro alla carta” che hanno animato i giovedì foggiani tra risate e irruzioni imprevedibili, prima che la stessa modalità di intrattenimento venisse “sposata” da altre attività della città, com’è giusto che accada quando qualcosa funziona e diverte il pubblico. Senza contare le serate letterarie e a tema, le letture con musica e tanto altro: un modo di essere “diversamente” locale che a Foggia non si vedeva dai tempi del primo Bel-Ami, quello di Palazzo De Luca – e i nati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 potranno confermarlo senz’altro. E se poi c’era chi voleva solo mangiare e bere, tanto meglio: rotazione di birre artigianali rifornite dal “top player” Edoardo Bardin (Amarillo 34) e piatti tutt’altro che “da pub” rappresentavano una garanzia che, in città, non aveva eguali.
QUEL SENTIRSI TUTTI CONGIUNTI. Ma lo Zapoj non verrà ricordato soltanto per la qualità degli eventi e della sua offerta ai tavoli, senza dimenticare la professionalità e gentilezza del suo staff. Né per quel suo nome russo, “запой”, sinonimo di una sbronza disperata di cui si sogna una durata infinita. Piuttosto, come ha sottolineato qualcuno, per la sua “atmosfera”, “gli spazi”, “le facce amiche”. Quel sentirsi “tutti congiunti” – come nel post di addio pubblicato – che era la vera magia di questo locale che, da ottobre 2020, cambierà proprietà, nome e, si spera il meno possibile, impostazione. La titolare, Raffaella Campagna, dopo aver visto nascere e crescere la sua creatura, non porterà via con sé soltanto l’insegna Zapoj, ma anche quella primavera che, per sette anni, ha illuminato un angolo grigio della periferia di Foggia.
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