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Dal bandito Mazzacani al “sistema Foggia”, tra criminalità, politica e massoneria: intervista a Leonardo Palmisano

L’intellettuale pugliese ospite della rassegna Leggo Quindi Sono

“Parlare dei sistemi mafiosi, criminali e corruttivi della Puglia attraverso un personaggio che non è dentro lo Stato, non è uno ‘sbirro’, ma non è neanche un mafioso”. È il ritratto del bandito Mazzacani, protagonista del romanzo “Tutto torna” (Fandango, 2018), venerdì 25 gennaio al centro del primo incontro di Leggo Quindi Sono, premio “Le giovani parole” (LEGGI). Ma in questa intervista, l’autore, giornalista, nonché esperto di criminalità organizzata, Leonardo Palmisano, non parla solo di fiction, approfondendo anzi alcune questioni ancora drammaticamente aperte che riguardano la città di Foggia e la sua provincia, alla vigilia di una campagna elettorale che, a suo dire, non sarà esente da compromissioni con una parte della malavita locale.

CONNIVENZA CHE E’ NELLA STORIA DI QUESTA CITTA’. “Su Foggia bisognerebbe cominciare a fare due più due – ha detto ai microfoni di Foggia Città Aperta, Leonardo Palmisano – se l’economia della Capitanata è strozzata da una criminalità che mette bombe, che produce stragi, che importa droga, che impone il caporalato, è del tutto evidente che c’è la connivenza di un pezzo della politica e di un pezzo di quel sistema che sta tra la politica e la mafia e che io definisco con grande certezza massonico. È nella storia di questa città”. Dalla fiction raccontata nel suo libro, dunque, alle bombe più che reali esplose in meno di un mese nel capoluogo dauno, andando in profondità di un sistema criminale locale in cui, riprendendo ancora una volta le parole dell’intellettuale pugliese, “manca, al momento, un’unica testa con un’unica cupola”, a causa anche di un sistema “egemonizzato dalla mafia del Gargano”.

“FAR CREDERE CHE I CAPORALI SIANO I NERI ALLA GUIDA DEI FURGONI”. Questioni ancora irrisolte quelle toccate da Leonardo Palmisano in questa intervista, temi dei quali abitualmente parla nei suoi articoli d’inchiesta e, soprattutto, in alcuni dei suoi libri più noti, di taglio giornalistico e sociologico. E all’autore di “Mafia Caporale” e “Ghetto Italia”, due pubblicazioni edite da Fandango che hanno scandagliato a livello nazionale la piaga del caporalato, non si può evitare di chiedere un punto su quanto è stato fatto per risolvere un problema che attanaglia le campagne pugliesi e di Capitanata da oltre un decennio. Un quadro, quello attuale, che, anche politicamente parlando, non soddisfa affatto Leonardo Palmisano: “Ho come la sensazione – ha detto in merito nel corso dell’intervista – che l’attuale ministro dell’interno voglia far credere agli italiani che i caporali sono i neri che trasportano i furgoncini”.

di Alessandro Galano


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