Addio ai “tre angeli custodi dello Zaccheria”: da tutta Italia, la lezione degli ultras
Al di là di ogni rivalità, una passione che unisce
“La gente è venuta da tutta l’Italia a rispettare questi tre ragazzi solo perché erano ultras, perché gli ultras sono questi, sono quelli che fanno le cose in silenzio: la passione per la maglia, per la nostra città, non la potrà mai capire nessuno”.
GLI ANGELI CUSTODI. Sono le parole di un capo ultrà della Nord, giunte al termine della funzione di giovedì 17 ottobre, quella che ha celebrato “i tre angeli custodi dello Zaccheria”, stando alla commossa definizione di un altro tifoso intervenuto. L’ultimissimo saluto a Samuel, Michele e Gaetano l’hanno dato i tifosi, com’era giusto, prima al microfono, rivolgendosi a tutto il pubblico presente allo stadio, quasi spiegando cosa voglia dire macinare chilometri per una maglia – “l’aggregazione, il rispetto”. Poi intonando i loro nomi in curva, laddove amavano andare ogni domenica. “Sono morti da ultras – è stato detto – e noi li ricorderemo sempre. E alle famiglie diciamo: non vi abbandoneremo mai”.
CHI MILITA NON MUORE MAI. Mentalità. È così che si dice in questi casi, una parola che per chi frequenta le curve non ha bisogno di spiegazioni. Quella stessa mentalità che, dalla tragica notte di domenica 13 ottobre fino al giorno del funerale, ha visto centinaia di gruppi organizzati manifestare la propria solidarietà da ogni antro d’Italia. Da Bolzano a Palermo, da Monza a Catania, passando per Bologna, Roma, Terni, Napoli, Avellino, Pescara, Salerno, Bari, Lecce, Messina, Benevento. Persino dal Belgio, da La Louvière. Senza dimenticare i piccoli centri, perché qui la categoria non conta – non ha mai contata, in realtà – e il movimento ultras, al di là di ogni rivalità, è unito. “Chi milita non muore mai”, hanno scritto da Paola, provincia di Cosenza, campionato d’Eccellenza: una sintesi perfetta.
LE PEZZE. Striscioni. Pezze, così le chiamano in curva. Stese da parte a parte, come quella esposta in gradinata, a Foggia, lunga e commovente: “La morte lascia un dolore che nessuno può curare ma l’amore per il vostro ideale ha lasciato ricordi che nessuno può cancellare”. Allo stadio c’erano tifosi venuti da altre città, come confermano le sciarpette lasciate sulle tre bare bianche disposte a centrocampo – Matera, Inter, Candela, Brindisi... Tra le immagini più toccanti poi, c’è quella di due tifosi con indosso maglie giallorosse, padre e figlio, in campo, sul manto erboso, ad applaudire con le lacrime agli occhi i tre ragazzi: non si conoscevano, ma basta una passione comune per creare un legame fraterno.
OLTRE LA RIVALITA’. Concetto ribadito da tutta Italia, vergato a mano e inviato via social alla tifoseria rossonera. “Muore giovane chi è caro agli dei”, hanno scritto da Catanzaro, citando i grandi della letteratura. “Palermo soffre e piange”, invece, dalla Sicilia. Ma a rivelare lo spirito ultras sono soprattutto le manifestazioni giunte dalle cosiddette piazze rivali. “Le lacrime non hanno colore, vicini a Foggia e al loro dolore” hanno steso da Caserta; “Rispetto per il dolore della Foggia Ultras”, da Pescara; “Addio piccoli ultrà”, da Reggio Calabria; “Oltre la rivalità”, da Taranto.
ALZATEVI IN PIEDI. Tra le tante frasi lette, fotografate, esposte, infine, ce n’è una ricorrente ch’è rimbalzata da più piazze: “D’amore non si muore”. Mentalità, ancora una volta. La stessa che ha portato uno dei due tifosi del gruppo Ultras 1980 a impugnare il microfono e chiedere ai calciatori del Foggia Calcio di alzarsi in piedi, al termine della funzione allo stadio. “A voi che calcate il campo dello Zaccheria, vi diciamo che questi ragazzi avevano un sogno nel cassetto: vincere il campionato... Regalateci questo sogno”. Un messaggio che vale per tutti, per chi resta e per chi non c’è più.
I contenuti dei commenti rappresentano il punto di vista dell'autore, che se ne assume tutte le responsabilità. La redazione si riserva il diritto di conservare i dati identificativi, la data, l'ora e indirizzo IP al fine di consegnarli, dietro richiesta, alle autorità competenti. La Corte di Cassazione, Sezione V, con sentenza n. 44126 del 29.11.2011, nega la possibilità di estendere alle pubblicazioni on-line la disciplina penale prevista per le pubblicazioni cartacee. Nello specifico le testate giornalistiche online (e i rispettivi direttori) non sono responsabili per i commenti diffamatori pubblicati dai lettori poichè è "impossibile impedire preventivamente la pubblicazione di commenti diffamatori". Ciò premesso, la redazione comunque si riserva il diritto di rimuovere, senza preavviso, commenti diffamatori e/o calunniosi, volgari e/o lesivi, che contengano messaggi promozionali politici e/o pubblicitari, che utilizzino un linguaggio scurrile.Riproduzione Riservata.