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Camilla, una storia “foggiana”

Camilla Di Pumpo è stata uccisa da un “grezzo” che voleva fare il "buono". E dai suoi complici. Non quattro, come sembrerebbe da alcuni video che circolano. Ma tanti, complici. Anni e anni di complici.

UN PIANO. È ciò che è accaduto la sera del 26 gennaio del 2022 in via Matteotti, cuore di Foggia. Pane al pane, come si dice, vino al vino. Non un comune incidente da gocciolare nell’eco delle statistiche di sangue su strada. Non solo quello. Al di là degli accertamenti degli inquirenti e senza fare processi all’impronta, pur avendone gran voglia, balena l’impressione che forse non sia stata una casistica infelice ad interrompere una vita a venticinque anni. Ma un atto, piuttosto. Un atto frutto di anni e anni di premeditazione. Un piano preciso, elaborato a tavolino, persino alla luce del sole.

NON E’ FICTION. A uccidere Camilla è stato il subwoofer nella macchina "preparata" con i bassi a palla, la musica neomelodica che sveglia i quartieri alle tre di notte. È stata la famigliola sullo scooterone, a torso nudo, padre madre e figlio in mezzo, in tre, nella controra in canottiera. Sono stati gli adolescenti in tuta da duecento euro e girocollo d’oro che fanno esplodere petardi in un cassonetto di via Dante, talmente disattrezzati da non capire la differenza tra un attore di fiction e un mafioso vero, tra Marco D’Amore e Ciruzzo Di Marzio. Sono stati gli spari a salve dal balcone, le impennate senza casco tra la folla in piazzetta, gli schiaffi in centro alla Vigilia di Natale.

“APPADRONARSI”. È stato quel gusto sbafato di sentirsi padroni – di “appadronarsi”, ricavando un neologismo dal dialetto – del mondo, della città, di una strada, a tal punto da portare un’autovettura di grossa cilindrata a un giro folle nella principale arteria cittadina, a vent’anni, al volante senza averne legittimità. Ignari degli incroci, delle auto, degli altri esseri umani. Al pari e non meno grave di chi piazza lo stendino fuori alla porta di casa, in un’area parcheggio ritenuta propria secondo una marcia costumanza, in agguato contro l’ingenuo che avrà l’ardire di occuparlo. Che nessuno salti dalla sedia, la matrice è la stessa. Cambia il dividendo: di qua cinquecento euro di pneumatici, di là l’abisso di una vita che se ne va.

FACCINA CHE RIDE. Ma siamo stati anche noi – il piano è premeditato, s’è detto, e comprende più complici e variegati gradini di coinvolgimento. Siamo noi che conosciamo “qualcuno” e saltiamo la fila perché l’anticamera è meglio se la fa qualcun altro. Noi che facciamo scivolare di straforo la cartaccia perché “con quello che pago, vuoi vedere che mi fanno storie?” Noi che ci devono pagare e devono farlo subito, santiddio, perché “conoscere, conosco anche io le persone”. O più semplicemente noi che ci incazziamo leggendo, oggi, ma poi domani filmiamo e condividiamo: “guarda qua, siamo a Foggia”. Faccina che sorride, faccina con la mano sugli occhi, faccina che si sbellica. Faccia che non denuncia, non si indigna, tira avanti – “e che vuoi fare?”.

UN AGGETTIVO. A uccidere Camilla è stato anche il tizio che ha rubato il suo cellulare, non v’è dubbio, ciliegina su una torta amarissima. Insieme all’amico che l’indomani ha finto di averlo ritrovato, consegnandolo (e consegnandosi) in Questura: miserabile pasticcio tra ignoranti che si risvegliano di colpo nel secolo XXI. Senza dimenticare il padre del ventenne e il suo goffo tentativo di assumersi la di lui colpa – presunto amore paterno che è solo amore in ritardo, poiché bisognava impegnarne di più prima, quando entrambi erano ancora vivi, Camilla e il figlio. Perché è innegabile: anche colui che è sopravvissuto a quel 26 gennaio ha perso un pezzo di vita che solo il perdono di chi ha amato chi non c’è più potrà colmare. Ciò che non si perdona è il resto: l’atteggiamento, il fare diffuso di una città sempre più ignara di essere diventata un brutto, colpevole aggettivo.

di Alessandro Galano


 COMMENTI
  • Marcucc

    02/02/2022 ore 00:26:15

    Mi piacerebbe che questo articolo fosse affisso pubblicamente come manifesto della vergogna di ciò che Foggia è diventata...ovviamente molti non lo leggerebbero nemmeno, troppo impegnati a smanettare col cellulare.., ma forse qualcuno come me, che ancora ama questo schifo di città, si fermerebbe a riflettere...Sono emigrato 10 anni fa non per scelta, ma per destino...Sarò sempre fiero delle mie origini e mi piacerebbe tramandare a mio figlio, nato a Milano, le tradizioni e ciò che di bello Foggia mi ha donato negli anni...di questo passo però, sarà difficile salvare anche solo i bei ricordi....Educate i vostri figli non come siete stati cresciuti, ma come vorreste vederli crescere....Vi siete mai chiesti perchè amiamo follemente il Foggia Calcio?...Perchè è l'unica cosa di cui noi foggiani possiamo andar fieri, perché , che ci piaccia o no, per il resto sim e sarim semb serie C....
  • Monte

    02/02/2022 ore 08:04:21

    Tutto, drammaticamente, vero e condivisibile. Siamo correi in questa malasocietà. Complimenti per l'articolo.
  • Pino

    02/02/2022 ore 16:11:06

    Aggiungiamoci i furti d'auto che ci fanno andare in giro, per non subirli o avere il minimo danno in caso di sottrazione, con un parco auto miserevole senza airbag funzionanti, perché dopo 8 anni non servono più, oppure frenata d emergenza etc. etc..
  • d'Amato Giovanna

    02/02/2022 ore 17:23:53

    Bisogna alzare la voce e parlare e denunciare. Siamo tutti bravi sulla tastiera del cellulare e del PC, ma poi nella realtà ci nascondiamo ancora più indietro della mascherina che indossiamo. Facciamo uscire fuori questo coraggio addormentato e rendiamo giustizia a chi voleva scommettere su questa città così tanto martoriata. Io l'ho lasciata 30 anni fa, ma porto sempre nel cuore le mie origini di cui sono fiera. Foggia deve tornare ad essere quell'isola felice dei miei ricordi di bambina. Rialziamo Foggia e ridiamole i suoi antichi lustri.
  • Ferdinando

    02/02/2022 ore 20:02:52

    Mi hanno proposto di lavorare a casa nella mia città, Foggia, leggendo questo articolo mi chiedo perché devo tornare a lavorare a Foggia?
  • Antonio

    02/02/2022 ore 23:11:05

    Stupendo articolo nella sua drammaticità!
  • Giovanni

    03/02/2022 ore 16:46:54

    Non sono d'accordo. È il classico articolo alla Saviano che criminalizza una città badando bene a restarne fuori. È l'articolo di chi fa parte della Foggia bene o vuol farne parte, e criminalizza quel popolo che invece non ne farà parte mai, condannato da una società, da una economia sempre più elitaria. Facile dire che è colpevole chi mette lo stendino fuori la porta per avere un po' di sole in casa. Facile dirlo quando si possiedono begli appartamenti con terrazzo e posto auto e quando si chiamano muratori a nero per farsi fare i lavori a casa. Facile dire che sono colpevoli quelli che ascoltano neomelodica napoletana a palla quando si hanno j figli aggarbati che vanno a sballarsi il sabato sera nei locali più in. Facile colpevolizzare il popolo quando i nostri cani defecano in strada e non si raccolgono gli escrementi. In via Matteotti si sono scontrati due segmenti di questa società post-capitalista malata ed il segmento per bene ora vuole jnfierire contro l'altra parte. Chiedetevi invece perché a Foggia esistono ancora i bassi di un solo vano e una sola porta, perché a Foggia ci sono tanti bei giovani che fanno i parcheggiatori, i venditori di frutta agli angoli delle strade, di fichi d'india ad agosto e di calze da morto a novembre. Chiedetevelo. E non vi sentite in po' colpevoli anche voi della Foggia bene che per il vostro popolo non avete alzato un dito?
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