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Ammalarsi di Covid in co-abitazione: storia di Ivete e della rete solidale di Abitare le Relazioni

La testimonianza dell’infermiera impiegata al R.S.S.A. Palena

"Sono stata molto male, la febbre aumentava, i dolori erano forti e c’erano giorni in cui facevo fatica a respirare. Malgrado ciò, sono rimasta a casa perché non volevo affrontare il percorso ospedaliero: conosco l’iter e temo molto la solitudine che comporta… Per fortuna, durante la malattia non è mai mancato l'affetto delle persone che lavorano al progetto: mi telefonavano ogni giorno, non mi facevano mancare niente e il loro sostengo è stato grande".

INFERMIERA AL PALENA. Parla Ivete, infermiera di origini angolane impiegata al centro per anziani Fondazione Palena di Foggia, interessato durante il mese di novembre da un focolaio di Covid piuttosto grave (LEGGI) che ha portato alla morte di diversi ospiti della R.S.S.A. e ha messo fuori gioco non pochi operatori. Nel caso in questione, il contagio da Coronavirus è avvenuto intorno al 25 ottobre: una prova che Ivete, tra le tante dure che ha dovuto affrontare nella sua vita, difficilmente dimenticherà. “Dopo la prima fase in cui gli stadi di febbre erano controllabili – ha raccontato in merito – c’è stato un lungo periodo di peggioramento, oltre dieci giorni in cui, oltre ai dolori alle ossa, alla febbre alta e ai forti dolori al petto, facevo anche fatica a nutrirmi”.

LA RETE DI SOLIDARIETA’ DI ITALIANI E STRANIERI. Quarantaquattrenne, in Italia dal 2011, Ivete ha vissuto sempre nel capoluogo dauno, città in cui nel 2014 si è laureata in scienze infermieristiche. Da qualche giorno è guarita, con tanto di tampone negativo, dopo oltre un mese di isolamento domestico che ha trascorso in una delle strutture del progetto Abitare le Relazioni, sostenuto da Fondazione con il Sud e di cui è parte da oltre un anno. In quei giorni, per evitare il contagio, due delle sue coinquiline con le quali condivide gli spazi in co-housing – la co-abitazione prevista dal progetto – sono state ospitate dalle famiglie per cui lavorano come assistenti domiciliari, attivando una rete di solidarietà composta da italiani e stranieri. Una terza, invece, in via precauzionale è stata trasferita in un altro alloggio interessato del medesimo progetto, grazie all’impegno immediato dei professionisti e volontari che si sono attivati allo scopo di risolvere la situazione.

“SOSTEGNO PSICOLOGICO”. “All’inizio ero molto arrabbiata con me stessa – ha raccontato ancora Ivete – perché mi colpevolizzavo, mi chiedevo in cosa avessi sbagliato… Successivamente però, grazie alla vicinanza della squadra di Abitare le Relazioni ho trovato la forza di reagire e di lottare contro la malattia: mi sono stati tutti tanto vicini e il loro supporto non è stato solo pratico, ma soprattutto psicologico”. Da alcuni giorni, non senza qualche strascico fisico, Ivete ha ritrovato le sue colleghe ed è tornata a prendersi cura degli anziani che, più di tutti, stanno soffrendo le conseguenze di questo virus, portando anche la sua esperienza personale al servizio delle persone che soffrono.

di Alessandro Galano


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