Stampa questa pagina

Dopo l’attentato, la riapertura: “La bomba ti entra nell’anima, ma non chiudiamo”

Domattina, dopo una settimana, il negozio “Inglese” alzerà di nuovo la serranda

"Volevamo chiudere, c’abbiamo pensato, è vero, ma la grande solidarietà della gente, clienti e amici, e la vicinanza della città ci ha fatto cambiare idea”. Parla Dora Inglese, titolare dell’attività commerciale colpita, nella notte del 19 novembre scorso, da un attentato estorsivo, l’ennesimo subito da un imprenditore foggiano (LEGGI). Una bomba, esplosa a pochi centimetri dalla saracinesca dello storico negozio di corso Giannone, aveva risvegliato ancora una volta la città di Foggia. Ma domattina, esattamente una settimana dopo, Inglese riapre.

“MAI RICEVUTO MINACCE NEGLI ULTIMI VENT’ANNI”. “Non abbiamo ancora quantificato una stima precisa dei danni – ha dichiarato la signora Dora a Foggia Città Aperta – ma abbiamo dovuto buttare via molta merce di alto valore, soprattutto quella in vetrina, ma non solo”. A lasciare di sasso la famiglia Inglese – come per altri commercianti colpiti in questi ultimi mesi – è stata la natura assolutamente inopinata dell’atto: “In trentotto anni di attività, l’unica volta che abbiamo ricevuto una richiesta estorsiva è stato 20 anni fa e in quell’occasione denunciammo immediatamente la cosa. Ma da allora non abbiamo mai, mai ricevuto alcuna intimidazione”.

“LA QUESTURA SA CHI SONO QUELLI CHE PAGANO”. Minacce nessuna, sottolinea Dora Inglese, ma problemi sì: “All’altro punto vendita hanno sfondato la vetrina ben tre volte, utilizzando i tombini, e qualche settimana fa anche con un martello, ma sono cose che non hanno paragone rispetto a quello che ci è capitato la settimana scorsa: la bomba ti entra nell’anima”. Un evento che finisce per cambiarti la vita, come ammette la titolare del negozio, per quanto uno possa dirsi “dalla parte dello Stato”. E infatti, l’indomani stesso dall’attentato, Dora Inglese ha voluto incontrare il questore di Foggia Piernicola Silvis: “Sono stata ricevuta subito, volevo un chiarimento in merito alla sua dichiarazione di voler denunciare per associazione mafiosa i negozianti omertosi (LEGGI )e l’ho avuta: la sua infatti – spiega la titolare del negozio – era una provocazione, perché la questura sa bene quali sono i commercianti che non pagano, che non sono stati neanche minacciati, così come conosce quelli che pagano”.

“PRIMA TI CHIEDONO IL PIZZO, POI IL CAFFE’, POI SI VESTONO DA LORO…”. In alcuni casi, in pratica, alcuni negozianti di Foggia diventerebbero delle specie di “bankomat” per i delinquenti, ritenendo anzi giusto e legittimo il loro comportamento, così come la presunta “protezione” ricevuta in cambio dai criminali. “Un comportamento – ha spiegato Silvis all’imprenditrice – che rasenta la collusione: prima ti chiedono il pizzo, poi il caffè al bar, poi si vestono da loro… Come possono mai denunciarli?”. Un colloquio, quello avuto con il questore, che ha sollevato l’animo della famiglia Inglese: “Mi ha rincuorato molto parlare con lui, mi ha detto che questa è una città che vive sull’illegalità ma se tutti si ribellassero, nessuno chiederebbe più il pizzo: tutti quelli che hanno denunciato – ha sottolineato Dora Inglese, citando le parole del questore – non hanno subito ripercussioni perché anche loro, i criminali, hanno paura di andare in galera”.

SOLIDARIETA’ FOGGIANA: DAL SINDACO “ALL’AVVOCATO MISTERIOSO”. Tornando alla solidarietà dei foggiani, la signora Dora ringrazia anche il sindaco Franco Landella: “Il suo gesto ci ha incoraggiato, ha acquistato una sciarpa (LEGGI), sono cose che ti tirano su il morale. Anche il proprietario di ‘Leonardo in Centro’ – ha aggiunto, menzionando il ristorante anch’esso colpito da diversi atti intimidatori – ha fatto un bel gesto: è venuto di persona in negozio e ci ha portato il pranzo”. Infine, un ringraziamento speciale va anche ad un ragazzo sconosciuto: “Si è presentato poco dopo l’esplosione, con i guanti da fabbro e, senza dire nulla, si è messo al lavoro con noi, a togliere i vetri, per diverse ore – ha raccontato la signora Dora – fino alle sei del mattino, quando è dovuto andar via. A quel punto, gli abbiamo chiesto chi fosse e lui ci ha detto: ‘sono un avvocato e alle otto e trenta ho un’udienza”. Foggia è anche questa.

di Alessandro Galano


 COMMENTI
  • michele

    25/11/2015 ore 19:32:10

    ma un Questore che dice che foggia è una città che si regge sulla illegalità; il capo di una questura che dice questa cosa, cosa fa per cambiare la città? E' una sconfitta che lo costringe a dichiarare di voler denunziare le persone offese del reato di estorsione. Ma non capisco proprio.....! Eppure sono anche laureato dovrei capire....!
  •  reload